Quante volte vi è capitato, magari da piccoli, di litigare per un giocattolo? Quando in mezzo ci sono i milioni di fantadollari di Zio Paperone, i due litiganti diventano grosse compagnie come Oculus VR e ZeniMax. Se seguite il settore da un po’, vi ricorderete sicuramente del battibecco fra i due colossi americani. Nel caso in cui vi sia sfuggito o siate dei nuovi seguaci della realtà virtuale di Palmer Luckey, ecco qui un breve riassunto. In poche parole, John Carmack, co-founder di ID Software (team interno a ZeniMax), ora CTO presso Oculus VR, pare abbia portato “illegalmente” tecnologie (righe di codice) all’azienda rivale. In realtà, ZeniMax è addirittura arrivata a incolpare il creatore del visore, di aver “rubato” il progetto di Oculus Rift. Se volete approfondire l’argomento, potete comunque dare un’occhiata a un nostro passato articolo cliccando qui.
Il caso torna a far parlare di sé per via della presentazione, da parte di Oculus, di un documento di 32 pagine che risponde alle accuse presentate dal loro, ormai, acerrimo nemico. Vengono però snocciolate altre informazioni relative a questa complicata relazione. Stiamo parlando del caso E3 2012, mi spiego meglio: Carmack creò per l’occasione una demo di Doom 3, specificatamente studiata per essere compatibile con quello che era uno dei primissimi prototipi del visore a realtà virtuale. Bene, viene rinfacciato il fatto di come l’accaduto abbia portato una pubblicità particolarmente proficua per il progetto di Oculus VR. Ed ecco la risposta, molta secca e che va dritta al nocciolo della questione, di Oculus. La compagnia ha infatti interpretato le accuse mosse da ZeniMax come un “trasparente tentativo di trarre vantaggio dalla vendita di Oculus VR a Facebook”. Opinione che ritengo abbastanza condivisibile. Come la strega di Hansel e Gretel mise all’ingrasso Hansel per poi mangiarselo, così ZeniMax si è mossa verso il confronto in tribunale quando Oculus Rift si è rivelato per la miniera d’oro che è.
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