Negli ultimi periodi si sta assistendo ad una rinascita mediatica della fantascienza. Il successo di critica riscosso da pellicole come Moon e più di recente Gravity, al pari del successo di pubblico riscosso dal reboot di Star Trek e del futuro prossimo capito della saga di Star Wars, entrambi a cura del visionario J.J.Abrams, sono il chiaro segnale di un trend destinato a svilupparsi nel futuro prossimo venturo. L’intrattenimento interattivo non è da meno, e con Oculus Rift da mero trend questa rinascita potrebbe trasformarsi in effettiva realtà.
Deve esserci un legame speciale tra Oculur Rift e l’esplorazione spaziale, un legame che va ben oltre la mera compenetrazione delle rispettive caratteristiche “spaziali”. Solo un paio di settimane fa vi abbiamo raccontato di Start Citizen, colossale progetto di Chris Roberts. Il papà di Wing Commander sta infatti preparando per la gioia di tutti i videogiocatori quella che molti aspettano come la simulazione definitiva di vita nello spazio. Roberts è certo di due cose: in primis, che Oculus Rift sarà la chiave del successo di Star Citizen e inoltre che il suo progetto detterà un nuovo standard di immersività.
Oggi, a distanza di pochi giorni a dire su questo visore è il grande David Braben, il programmatore che con il suo genio ha segnato l’inizio di una nuova era nel mondo di videogiochi. Il suo Elite, a un quarto di secolo di distanza, è ancora ricordato da quanti hanno potuto giocarlo per la prima volta nel 1984 come uno dei migliori giochi di esplorazione spaziale di sempre. E’ innegabile il ruolo che questo capolavoro ha svolto nell’evoluzione dell’intrattenimento interattivo sia da punto di vista tecnico della simulazione 3D, sia dal punto di vista dell’approccio al gameplay e, con aspettative altrettanto elevate, si attende suo prossimo progetto, Elite: Dangerous.
In una recente intervista rilasciata alla nota rivista di videogiochi EDGE, David Braben, seppur non con l’entusiasmo e la convinzione di Roberts, ha parlato del futuro delle periferiche di realtà virtuale. Secondo Braden il progresso dell’immersività deve essere controbilanciato da una spiccata attitudine all’aspetto social. “L’immersività che consentono le tecnologie VR è il futuro dei videogiochi ed è per questo che dobbiamo assicurarci del fatto che non si trasformi in isolamento, ma che invece contribuisca a creare quel senso di socialità e condivisione tipico dei giochi moderno. Io amo l’idea di poter coinvolgere le persone in un gioco, anche tramite l’headset!”
La riflessione di Braden ha la capacità di andare oltre l’entusiasmo di Roberts e cogliere, con profondo spirito di osservazione, il vero legame che esiste tra la simulazione spaziale e la realtà virtuale. Le promesse di libertà e condivisione fatte da titoli come Battle Star Galattica e gli elementi tecnici dettati da azioni come la guida di una navicella spaziale, possono essere combinate in modo del tutto equilibrato attraverso la tecnologia Oculus Rift.
Il papà di Elite però sa bene che il futuro, anche per le innovazioni dalle grandi potenzialità, non è sempre facile come ci si aspetterebbe. “Sono convinto che questa tecnologia progredirà sempre di più eliminando anche tutti quei rischi per la salute delle persone che lo hanno caratterizzato negli anni passati. Le persone sono molto più brave a notare i difetti piuttosto che gli indiscutibili pregi”
Ed è per questo che Oculus Rift è investito di una grandissima responsabilità sia sotto il profilo tecnologico, ma ancora di più sotto il profilo culturale. E dopo l’investitura ricevuta da due icone del mondo del videogiochi come Chris Roberts e David Braben non possiamo far altro che seguire attentamente l’evoluzione di questo presente e futuro successo che è Oculus Rift, in attesa di vedere se Braben seguirà Chris Roberts e deciderà di utilizzarlo per il suo Elite:Dangerous.
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