Si è spento all’età di 85 anni Yamauchi Hiroshi, storico presidente della Nintendo che ha diretto l’azienda dal 1949 al 2002, trasformandola da produttrice di carte da gioco a leader mondiale dell’industria videoludica.
Grazie alla sua lungimiranza, il mondo dei videogiochi ha visto l’emergere di autori del calibro di Shigeru Myamoto e Gunpei Yokoi e sistemi di gioco che hanno fatto la storia come NES, SNES, GameBoy e altri ancora, tra cui il Virtual Boy, fallimentare console della Nintendo che però ha avuto il merito di essere uno dei precursori della realtà virtuale, e dunque di Oculus Rift.
Non possiamo non prendere atto di come la notizia sia passata praticamente inosservata al di fuori dei circuiti d’informazione specializzati. Questo è in realtà sintomo di un problema più ampio, che implica una generale mancanza di conoscenza dei volti e dei nomi che sono dietro ai mondi dei videogiochi – la mancanza, in sostanza, di uno star system, e di una consapevolezza di “who’s who” al momento limitatissima in questo ambiente, persino per gli appassionati. Che la morte di una persona così rilevante sotto tantissimi aspetti venga di fatto quasi ignorata dal mondo dell’informazione generalista lascia con un senso di sconforto, con l’amaro in bocca.
Ma la morte di una persona non dovrebbe mai essere fonte di polemiche, per cui ci limiteremo, in questa sede, a ricordare l’enorme contributo che Yamauchi Hiroshi ha dato – con la sua lungimiranza, la sua intuizione e la sua abilità da imprenditore – non solo al mondo dei videogiochi, ma alla cultura in generale, creando praticamente dal nulla una serie di stili, icone ed immagini che si sono impresse a fuoco nell’immaginario collettivo di diverse generazioni di videogiocatori e non.
Yamauchi Hiroshi ha praticamente fatto nascere i videogiochi giapponesi. E, per estensione, parafrasando Chris Kohler, ha dato al mondo una vita extra. Per questo va ringraziato, e ricordato.
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