Oculus Rift, non ci stancheremo mai di dirlo, sarà il futuro del videogioco. Ma si dice che per costruire il futuro si debba sempre tenere vivo il passato, e questo nel mondo dei videogiochi si esprime con la tendenza dilagante a (ri)proporre al pubblico videoludico vecchie glorie, con collection, remake, remastering in HD, sequel e chi più ne ha più ne metta. Sebbene questa operazione sia per certi versi criticabile, e forse espressione di un crisi di creatività nell’industria, è sicuro che i videogiocatori non sono mai paghi di rigiocare ai titoli del passato, soprattutto quando questi si ripresentano in nuova veste.
Possiamo facilmente ipotizzare che, quando Oculus Rift sarà in tutte le case dei gamer, cominceranno a fiorire versioni di videogiochi del passato ottimizzati per il visore. Molti videogiochi sono comunque già fruibili tramite visore grazie appositi plugin (come ad esempio The Elder Scrolls V: Skyrim). In questo post, a metà tra auspicio e previsione, proviamo a vedere quali sarebbero assolutamente da giocare su Oculus Rift, e che meriterebbero quindi un supporto ufficiale alla periferica.
5) Pac-Man
Remake di Pac-Man in prima persona sono già stati realizzati, e d’altronde questo mostro sacro dei videogiochi ci è stato presentato in tutte le salse con sequel, remake, versioni per browser eccetera. Un articolo di fede è dunque che Pac-Man ci sarà, per Oculus Rift. In prima persona. Avete presente l’ansia che vi prende quando siete messi all’angolo da due fantasmini e sapete che il game over è imminente? Ecco, immaginate ora di non avere la visuale a volo d’uccello che vi mostra l’esatta posizione di Pac-Man, di ogni fantasma e dei pallini che restano da mangiare. Soli, in un labirinto buio, un pericolo ad ogni curva. Vi manca l’ultimo pallino ma… dove diavolo è?
4) Dear Esther
“A deserted island…a lost man…memories of a fatal crash…a book written by a dying explorer”. Questa la tagline del gioco, tutto incentrato sull’esplorazione di quest’isola deserta. Ricordato in Italia soprattutto per le polemiche relative allo stile scelto dal traduttore, Dear Esther è un viaggio verso l’ignoto. Se probabilmente non vedremo un remake per Oculus Rift di questo gioco, o di altri titoli che ne condividono l’essenza (come Proteus), vista la loro natura di indie a basso budget, è ipotizzabile che giochi simili verranno sviluppati ad hoc con il supporto per Oculus Rift, focalizzati sul concetto di viaggio, esplorazione e introspezione.
3) Mirror’s Edge
Probabilmente classificabile come primo vero platform in prima persona, Mirror’s Edge ci fa provare l’emozionante esperienza del parkour stando comodamente seduti sul divano e senza correre rischi fatali. Aggiungi Oculus Rift e ottieni un mix eccezionale di adrenalina. Forse anche un piccolo infarto. D’altro canto, un supporto ufficiale che riduca al minimo ogni difetto di compatibilità è assolutamente necessario per una conversione che rischia altrimenti di avere sul vostro stomaco gli stessi effetti di un volo di linea mentre attraversa un tornado. Ma il brivido di spiccare un liberatorio salto nel vuoto è qualcosa che vogliamo provare a tutti i costi.
2) BioShock
L’ipnotizzante città subacquea di Rapture immaginata da Ken Levine è una delle ambientazioni videoludiche di maggior impatto degli ultimi anni. Si potrebbe anzi considerare Rapture quasi un personaggio a tutti gli effetti, con la sua personalità emanata da ogni corridoio di vetro, da ogni rifinitura in ottone, da ogni linea architettonica ispirata all’art decò. Esplorarla davvero in prima persona con Oculus Rift sarebbe un’esperienza impagabile, considerando oltretutto che BioShock, con le sue meccaniche da sparatutto e le sue atmosfere horror si presta benissimo a funzionare come coinvolgente esperienza di realtà virtuale.
1) Rez
Omaggio all’astrattismo di Kandinsky e espressione videoludica dell’essenza stessa della realtà virtuale, Rez porta il giocatore a navigare in un mondo fatto di bit e stringhe di codice per combattere virus e malware. Quest’opera di Tetsuya Mizuguchi è considerata tra le più alte espressioni di autorialità videoludica ed è stata oggetto di studio da parte di teorici del videogioco. Rez si incentra completamente sul concetto di sinestesia, fondendo tatto, vista e udito in un unicuum che può essere paragonato a una vera e propria esperienza estatica. Possiamo solo immaginare quanto coinvolgente diventerebbe questo gioco se fosse reso ancora più immersivo grazie all’implementazione di Oculus Rift. Probabilmente una delle conseguenze positive sarebbe un drastico calo del consumo di droghe allucinogene…
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