Recensione Pathfinder: Kingmaker

Pathfinder: Kingmaker è il primo videogioco per PC interamente dedicato all’omonimo GDR cartaceo. Questo titolo ci ha intrigato molto alla scorsa Gamescom, dove abbiamo avuto l’occasione di provarlo, e adesso che è finalmente disponibile possiamo affermare che non ha deluso le nostre aspettative. Owlcat Games ha trasposto fedelmente sia l’ambientazione che il regolamento di Pathfinder, persino sotto l’aspetto gestionale. Infatti, com’è possibile intuire dal nome dell’opera, oltre ad esplorare luoghi pieni di misteri e pericoli, dobbiamo fondare e far crescere il nostro regno. Sicuramente questo è uno dei prodotti del genere che riesce a riprodurre meglio l’esperienza del gioco di ruolo, grazie alla grande libertà concessa al giocatore nelle scelte e al gameplay vero e proprio. Tuttavia, in certi casi, ci è sembrato che il titolo seguisse un po’ troppo alla lettera la fonte originale. Inoltre, per chi non è avvezzo a Pathfinder può risultare difficile comprendere tutte le meccaniche.

La storia ha inizio a Restov, nella dimora degli Aldori. Qui ci viene assegnato il compito di partire, insieme ad altri avventurieri e mercenari, alla conquista delle Stolen Lands, un luogo selvaggio e inesplorato. Chiunque riuscirà a sconfiggere lo Stag Lord, il capo dei banditi che abitano quelle terre, verrà nominato barone e ne diverrà a tutti gli effetti il sovrano. La trama è interessante e ricca di colpi di scena e, a seconda delle nostre scelte, potrà variare in modo sostanziale, e ciò non si limita solo alle decisioni che prendiamo esplicitamente. Per esempio, se dobbiamo scovare una banda di fuorilegge, ma perdiamo tempo a fare quest opzionali, questi scapperanno facendo perdere le loro tracce, e dovremo trovare un metodo alternativo per individuarli. Anche i personaggi generalmente sono scritti bene, e hanno tutti una propria storia, ideali e obbiettivi. In alcuni casi, se le nostre azioni saranno nettamente in contrasto all’etica di un nostro compagno, questo potrebbe persino abbandonare il gruppo. L’allineamento svolge un ruolo fondamentale in Pathfinder: Kingmaker poiché, a seconda del tipo di protagonista che controlliamo, avremo a disposizione scelte di dialogo aggiuntive, spesso con maggiori probabilità di successo rispetto a quelle standard.

[su_quote]

Possiamo scegliere tra centinaia di abilità e Tratti da far apprendere al nostro eroe.

[/su_quote]

All’inizio di Pathfinder: Kingmaker abbiamo la possibilità di creare il nostro personaggio oppure sceglierne uno tra quelli già pronti. A livello estetico la personalizzazione è buona, ma un po’ limitata. Però, dopotutto, considerata la visuale è isometrica, e che solitamente osserviamo i nostri avventurieri da lontano, tali dettagli sono effettivamente trascurabili. Possiamo selezionare l’allineamento del protagonista, ma non definirne le esperienze passate come avviene in alcuni titoli di questo genere. Tuttavia, è nella gestione delle abilità che il gioco brilla: ci sono tutte le classi presenti in Pathfinder, e ognuna di queste contiene un buon numero di archetipi. Inoltre possiamo scegliere tra centinaia di abilità e Tratti (Traits) da far apprendere al nostro eroe. Un veterano del gioco di ruolo cartaceo si troverà subito a casa, mentre per un novizio raccapezzarsi tra tutte le terminologie e abbreviazioni sarà davvero ostico, ma non impossibile. In una sezione del giornale di gioco sono comunque spiegati a fondo buona parte dei punti fondamentali del gameplay, ma alcuni aspetti vengono trattati in modo piuttosto superficiale. Il protagonista non è l’unico personaggio che possiamo creare da zero, poiché durante l’avventura avremo l’opzione di assoldare dei guerrieri, liberamente personalizzabili, presso la società dei cercatori.

Una parte della scheda del personaggio

Pathfinder Kingmaker mantiene il D20 System del gioco originale, perciò il lancio dei dadi è un elemento fondamentale del titolo. Infatti da questo, unito ovviamente alle nostre statistiche, dipende il successo di buona parte delle azioni che possiamo eseguire. Il team di Owlcat Games è voluto rimanere fedele alla fonte anche in questo frangente, ma avremmo preferito che la sorte giocasse un ruolo meno importante in questa trasposizione. Le nostre strategie, per quanto ben congegnate, hanno sempre la possibilità di fallire, e sarà nostro compito cercare di rendere questa chance la più bassa possibile, ma spesso sono così tanti i fattori coinvolti anche in un solo attacco che tenere tutto sotto controllo sarà davvero difficile. Questa, comunque, è questione di gusti, e certi giocatori potrebbero apprezzare l’imprevedibilità di fondo. Superato questo scoglio, tutto sommato, il gameplay è molto divertente, ed è possibile approcciare ogni scontro in maniera differente. Qui non parleremo nello specifico di tutte le meccaniche, visto che non basterebbe un libro per farlo, ma queste sono sostanzialmente le stesse di Pathfinder. I combattimenti sono in tempo reale, ma possiamo mettere in pausa in qualsiasi momento per assegnare i comandi con maggiore precisione. Negli scorsi giorni molti utenti hanno criticato il gioco, dicendo che il livello di sfida è sbilanciato. Anche se effettivamente è vero che sono presenti degli spike di difficoltà, non siamo d’accordo con queste affermazioni, sia perché (nella modalità normale) con la giusta preparazione e conoscenza dell’avversario potremo affrontare anche scontri molto impegnativi a livello basso, sia perché ci sono varie modalità tra cui scegliere.

[su_quote]

Il titolo cerca di aiutare il più possibile i nuovi giocatori.

[/su_quote]

Uno dei pregi di Pathfinder Kingmaker che abbiamo apprezzato di più è proprio l’estrema libertà nella scelta della difficoltà. Innanzitutto abbiamo a disposizione 6 modalità, che spaziano dalla Story Mode, dedicata a chi vuole semplicemente godere della trama, alla Unfair Mode, dedicata a chi vuole “farsi del male”. Ma Owlcat Games non si è limitata a questo, e ci permette di modificare liberamente tantissimi aspetti del gioco. Per esempio, è possibile alterare a piacimento il moltiplicatore del danno subito dal party, decidere se il gruppo si muove più lentamente in base al peso trasportato, se gli status negativi vengono rimossi dopo essersi riposati e così via. Il titolo cerca di aiutare il più possibile i nuovi giocatori, evidenziando in verde le abilità solitamente più utili da apprendere all’aumento di livello, e segnalando in rosso quelle che invece potrebbero rivelarsi nocive. Per chi non se la sente di leggere la descrizione di decine e decine di skill è anche possibile impostare il level up automatico, ma ovviamente in tal modo si va a perdere una componente importante dell’esperienza del gioco di ruolo.

Il posizionamento dei personaggi è molto importante nelle battaglie

L’esplorazione è indubbiamente uno dei punti forti di Pathfinder Kingmaker. Fin da subito possiamo spostarci liberamente e scoprire il mondo di Golarion, dove il nostro unico limite è il tempo. Infatti la storia si svolge in un determinato arco di anni, e a volte avremo dei limiti temporali per completare delle missioni. Spesso i viaggi sulla mappa durano svariati giorni (in game), e per questo dovremo stare sempre attenti a non rimandare troppo a lungo gli impegni più importanti. Tuttavia, di solito, c’è sempre abbastanza tempo per prepararsi a dovere e completare anche varie quest secondarie. La maggior parte delle aree visitabili sono di dimensioni piuttosto ridotte, ma ce ne sono anche alcune relativamente enormi. Questi dungeon, che a volte richiedono interi giorni per essere esplorati, contengono moltissimi punti di interesse e missioni extra. Ogni tanto potremo trovare anche dei puzzle, semplici ma intriganti che, una volta risolti, ci permetteranno di ottenere oggetti rari. Una pecca del titolo, per quanto concerne l’esplorazione, è la velocità di movimento dei personaggi, che a volte è davvero troppo lenta. Infatti, pur attivando l’opzione di non rallentare il party quando il carico trasportato è pesante, vari fattori, come per esempio il meteo avverso o la stanchezza, ridurranno drasticamente la mobilità. Per questo, talvolta, soprattutto quando dobbiamo tornare all’uscita di un luogo già esplorato, dovremo aspettare per minuti che il gruppo raggiunga il punto indicato. Avremmo sicuramente preferito che fosse possibile lasciare istantaneamente la zona, o perlomeno accelerare la camminata.

[su_quote]

Le nostre scelte influenzano realmente il mondo di gioco.

[/su_quote]

Come abbiamo accennato all’inizio della recensione, la gestione del regno è una componente importante di Pathfinder: Kingmaker, e anche sotto questo aspetto il team di sviluppo ha seguito l’opera originale. Il nostro baronato ha diverse statistiche, come economia, stabilità e lealtà, che potranno essere aumentate costruendo certi edifici e governando saggiamente. Questi valori saranno ulteriormente influenzati dall’allineamento del regno, da cui dipenderà anche il rapporto con gli altri stati. Ovviamente non potremo seguire personalmente tutti gli affari e i problemi della città, per questo potremo assegnare ai nostri compagni il ruolo di consiglieri in determinati ambiti. Più un personaggio è competente in una materia, maggiore sarà il bonus alle statistiche che questo fornirà: un chierico, ad esempio, sarà sicuramente il più adatto a gestire le faccende religiose. A volte potremo anche inviare alcuni di questi consiglieri negli altri stati per formare alleanze e accordi, ma in tal modo non potremo averli nel nostro party per varie settimane. Tutto sommato abbiamo apprezzato questa componente, soprattutto perché le nostre scelte influenzeranno realmente il mondo di gioco, permettendoci anche di sbloccare nuove aree e quest secondarie. Inoltre, proprio per la posizione centrale delle Stolen Lands, il nostro baronato sarà l’ago della bilancia di un importante conflitto, e per questo verremo coinvolti in complotti e intrighi. Per chi non fosse interessato alla fase gestionale, c’è sempre l’opzione di renderla automatizzata e quindi ignorarla completamente.

Durante l’esplorazione nella mappa del mondo potremo imbatterci in scontri casuali

La grafica di Pathfinder: Kingmaker è buona, ma niente di eccezionale. La parti esteticamente più pregevoli sono le illustrazioni, che possiamo vedere nel giornale e nella mappa del mondo. I ritratti dei personaggi sono molto belli ma pochi, ed è probabile che quello che sceglieremo per il protagonista non avrà le stesse fattezze che abbiamo impostato per il modello 3D. Per esempio, se creeremo un orco con barba, baffi e pelle blu, comunque dovremo accontentarci di usare l’immagine di uno verde e sbarbato. La soundtrack, composta dal famoso Inon Zur, è di ottima qualità, e aiuta a immergersi nel mondo di Golarion. Nelle molte ore passate sul titolo non abbiamo riscontrato gravi problemi tecnici, le uniche pecche sono state i caricamenti un po’ lenti e un bug del menu, risolto ricaricando la partita, che non ci permetteva di vedere la giusta descrizione delle abilità.

Per concludere, Pathfinder: Kingmaker è sicuramente un CRPG molto valido, che saprà soddisfare i fan del genere. Il regolamento e l’ambientazione del gioco di ruolo di cartaceo sono stati trasposti con estrema fedeltà da Owlcat Games, perciò, per gli appassionati di Pathfinder, questo è indubbiamente un titolo da non lasciarsi scappare. Invece, chi non è pratico con i GDR tradizionali all’inizio troverà un po’ difficile raccapezzarsi tra tutte le opzioni. In ogni caso, se siete interessati a questa tipologia di giochi, Pathfinder: Kingmaker è un’opera che vi consigliamo vivamente.

V MENSILE
V006 Mensile