Recensione Fist of the North Star: Lost Paradise

Il nostro sguardo si è posato su un’opera insolita e che sprigiona sentimenti di pura nostalgia. Fist of the North Star: Lost Paradise è un titolo che rappresenta un frammento di infanzia e cultura ormai perduta. Chi ricorda le celebri arti marziali che hanno reso grande Kenshiro, ancor prima del successo di Dragon Ball? I più fortunati hanno vissuto e toccato con mano la grande evoluzione sociale legata al fenomeno del leggendario combattente. Per chi non lo conoscesse nel gioco si narrano le gesta di Kenshiro, un giovane e talentuoso guerriero di arti marziali, protagonista di scontri epici nel manga e serie tv intitolate “Ken il guerriero”, ideate da Tetsuo Hara e Buronson. La figura di questo impavido guerriero è cresciuta con gli anni e la sua fama lo ha preceduto, lasciando al pubblico insegnamenti morali indimenticabili e scontri da far perdere la testa, molti dei quali terminavano con la sua frase ad affetto “Omae wa mou shindeiru”, ovvero “sei già morto”. La sua storia sembrava terminata, tuttavia gli sviluppatori di casa SEGA avevano altri progetti per lui e hanno deciso di scomodarlo per un altro ambizioso racconto, cosa ci ha lasciato il suo debutto su PlayStation 4? Godiamoci il trailer e poi scendiamo nel dettaglio.

La premessa del titolo è chiara fin da subito nella mente dei creatori: far rinascere il mitico Kenshiro e introdurlo in una avventura inedita. Sarebbe stata un’impresa folle abbandonare i sempreverdi canoni del passato e le scoppiettanti mosse che avevano fatto batter forte il cuore ai più piccini, per cui si parte da presupposti familiari a tutti gli appassionati. Proprio per questo l’atmosfera percepita nel gioco è perlopiù autocelebrativa. Non vi aspettate dunque il drastico cambiamento di schemi o una brusca perdita di riferimento: Fist of the North Star Lost Paradise è qui per continuare la storia del passato, non sovvertirla. Da qui possiamo carpire appieno l’intenzione del prodotto, che da subito ci catapulta in scontri escandescenti, resi tali dal Hokuto Shinken. Questa è una tecnica di arti marziali raffinata e micidiale, capace di flettere la psiche dell’avversario ed arrivare a distruggerlo dall’interno, letteralmente. Spesso le vittime del guerriero collasseranno per poi esplodere in seguito alla semplice pressione del lottatore nei loro punti sensibili. Un’arte scioccante e un pizzico macabra se vogliamo, ma affidata ad un eroe che la usa per il bene, difendendo a spada tratta i più deboli.

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Anche dopo tanti anni rivedere l’arte Hokuto Shinken fa venire i brividi: una turbine di potenza e volontà.

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Ora che abbiamo rispolverato insieme a voi le caratteristiche peculiari dell’eroe del gioco è ora di buttarsi a capofitto nella trama. Fist of the North Star: Lost Paradise già dal tutorial ci rende protagonisti di uno scontro all’ultimo sangue con un sadico personaggio di nome Shin, dal quale Ken scopre che la sua fidanzata Yuria si trova in una città misteriosa e leggendaria, situata in un torbido deserto: Eden. Il nostro errante protagonista si troverà tuttavia al centro di eventi imprevisti che minacciano la libertà della gente del posto, facendo risorgere in lui la sua indole guerriera che per decenni ha affascinato generazioni di appassionati e non. Le straordinarie abilità del maestro di Hokuto susciteranno sgomento sia nel sovrano della città di Eden, una bellissima donna di nome Xsana, sia tra le fila dei nemici più spietati della regione. In questo inaspettato crocevia di eventi, Ken, sebbene il suo destino sia legato all’amore per la ragazza che sta cercando, non si tirerà mai indietro di fronte ad una richiesta di aiuto o ad un faccia a faccia con gli orribili scempi che macchiano la città.

Orde di nemici ci metteranno al prova in scontro di massa, dove poter sfoggiare le nostre tecniche più micidiali.

Neanche a dirlo la colonna portante di Fist of the North Star: Lost Paradise è il graffiante sistema di combattimento, frutto di un incantevole insieme di tecniche tanto potenti, quanto affascinanti. Sebbene il genere etichettato sia l’avventura dinamica, l’esplorazione e la libertà di movimento passano in secondo piano rispetto agli adrenalinici scontri in cui ci imbatteremo. Il ritmo dell’intera trama, divisa in capitoli, non perde mai di tensione e ci mette alla prova in un susseguirsi di battaglie, atte a mantenere il picco di concentrazione alto, ma che difettano, talvolta, in una difficoltà non troppo equilibrata. La grande varietà di mosse finali da scagliare su orde di nemici diverte e stimola il giocatore nel progressivo aumento di livello, ma dopo diverse ore di gioco, si perde la magia inizialmente offerta dall’opera. Altra nota dolente è la varietà di nemici presentate nelle orde, essi alla lunga annoiano, sia per prevedibilità che per design grafico. Tuttavia il sistema di combattimento nel suo insieme funziona ed è irriverente, offrendo un’esperienza di puro godimento sensoriale. L’alternanza di combo base di mischia e tempistica, mantiene l’asticella della tensione tesa per molte ore di gioco, assicurando divertimento puro.

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Fist of the North Star: Lost Paradise si può considerare lo Sturm und Drang delle avventure dinamiche, un’esplosione di adrenalina.

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Lo scenario e le ambientazioni di gioco, sebbene rispecchino fedelmente l’ideale post-apocalittico pensato per questa storia, risultano non del tutto curati e fanno perdere l’occhio in zone troppo scarne dal punto di vista grafico. Come quando si passa da un piatto troppo dolce ad uno troppo amaro e il nostro palato ne risente subito, così è questo titolo; un prodotto che sembra essere curato in modo diverso, come un cadavre exquis surrealista. Da una parte il protagonista è perfettamente riprodotto e rimodellato, curato con uno stile che riesce bene a glorificare le sue mosse e i suoi movimenti. Dall’altra parte, invece, troviamo scenari di battaglia e location che lasciano il tempo che trovano, va bene concentrare l’attenzione su Ken, ma ci aspettavamo un contesto meglio rifinito e strutturato. L’attenzione del giocatore sarà comunque sufficientemente catturata dalle sgargianti mosse proposte, capaci di catturare tutto lo schermo e proiettare l’attenzione sulla spettacolarità del Hokuto Shinken. Bisogna comunque dire che vi sarà modo di prendersi una pausa dal puro combattimento, concedendoci ore di divertimento appaganti nelle sale giochi della città di Eden. Niente paura quindi: la noia non è di casa in questo titolo, l’importante è lasciarsi trasportare dalla trama proposta, anche se questo vuol dire perdere in profondità.

La città di Eden rimane il punto focale delle attività del protagonista, una sorta di quartier generale dove far rifornimento e svagarsi.

Interessante la gestione abilità presente nel menù di gioco, che offre una vasta gamma di elementi aggiuntivi al combattimento e rende il sistema di livellamento ben studiato e parsimonioso. Una ponderata strategia di distribuzione di sfera abilità, unita all’equipaggiamento di alcuni particolari oggetti definiti Talismani, vi renderà la vita molto più facile negli scontri che affronterete. Questi oggetti sono acquistabili presso specifici negozi all’interno delle mura di Eden e dovranno essere equipaggiati per sfruttarne il massimo potenziale. Assicuratevi inoltre di essere ben forniti prima di intraprendere lunghe serie di scontri, spesso intuibili poiché per accedervi dovremo rispondere a finestre di dialogo, che fungono da intermezzo. Per non essere mai impreparati ricordatevi di acquistare cibo di ogni genere, poiché alcuni boss posso risultare sfiancanti e divenire vere e proprie guerre di logoramento. Infatti, quelli in Fist of the North Star: Lost Paradise sanno essere rivali tanto pericolosi, quanto unici. Ognuno di essi sarà indimenticabile per design e abilità, quindi dovrete muovervi con astuzia e non lasciarvi sorprendere dalle loro mosse, ma niente paura, con un minimo di attenzione le memorizzerete tutte.

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Sebbene la presenza di una grafica non qualitativamente eccelsa, il comparto stilistico di Ken e quello sonoro sono puro edonismo.

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Il comparto sonoro non segue le orme delle opere ufficiali della saga, ma ripropone le musiche in salsa totalmente diversa. Queste sono avvincenti e scandiscono bene i tempi tra un colpo e un altro, offrendo una chiave moderna che non dispiace. La presenza di un numero così elevato di finisher, come vi abbiamo accennato in precedenza, mette tanta carne al fuoco per il fattore stupore, ma non sazia la fantasia dell’utente, il quale, per finire in breve tempo lo scontro, darà inizio ad una lunga serie di sequenze dinamiche, senza passare per le combo classiche. Questo si va ad estremizzare quando, durante la modalità furia, attivabile con il riempimento di una barra a sette stelle, il giocatore avrà ancor più libero accesso a poter utilizzare senza sosta le stesse mosse legate al Hokuto Shinken. L’estremizzare il potere del protagonista ha sballato il sistema di combattimento, rendendo troppo facile accedere a mosse spettacoli, limitando l’uso di combo manuali.

Bisogna dunque dare atto a Fist of the North Star: Lost Paradise di essere un’opera esuberante, capace di galvanizzare il grande ritorno di Kenshiro. Il titolo riesce benissimo preservare la dignità dell’eroe, rivestendolo di uno strato di epicità, che si accosta molto al ritorno di Kratos in God of War. Questo gioco è in sostanza la veglia di un eroe senza tempo, che può ancora stupire e ha molto da insegnare alle future generazioni. Purtroppo l’opera non riesce a spiccare completamente il volo e perde punti a causa di uno scheletro grafico un po’ goffo e non all’altezza del mercato attuale. Rimane comunque un prodotto da assicurarsi e tenere ben stretto, non solo per tastare con mano le prodigiose abilità nate dal Hokuto Shinken, ma anche perché attualmente si tratta della migliore rivisitazione moderna di Kenshiro. Ci sentiamo comunque di incoraggiare il percorso futuro della trama, per non far spegnere l’ardore del protagonista, che per anni era rimasto tra la polvere e speriamo possa prendere il suo posto, che dalle stelle, porta all’Olimpo videoludico.

 

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