All’E3 di quest’anno, fra tante conferme e nuovi esordi, c’è anche spazio per delle rinascite. Proprio in un mercato ormai saturo di generi unilaterali, Metro Exodus è proprio quella via di mezzo che non ci si aspettava. Il titolo, tratto come da tradizione dalle pagine del celebre Dmitry Glukhovsky, sale al cielo dell’E3 di quest’anno mostrandosi come un astro creativo fuori dagli schemi originali. A primo impatto ciò che stimola la nostra curiosità è lo sposalizio tra le vecchie ambientazioni claustrofobiche, marchio di fabbrica del prodotto, e le nuove grottesche aree a campo aperto. In quest’ultime, esplorazione e sopravvivenza sembrano essere le note predominanti che compongono la melodia tetra della Russia post-apocalittica. Una piccola deviazione di percorso avrà fatto bene ad uno dei più affascinanti sparatutto in prima persona? Diamo uno rapido sguardo al gameplay prima di rispondere a questa domanda!
La trama di Metro Exodus è sicuramente una delle più ingarbugliate del genere di appartenenza, a causa degli scenari enigmatici e di personaggi che di umano hanno davvero poco. La disfatta della civiltà e dell’era tecnologica hanno fatto crollare le speranze del mondo e poche fazioni di superstiti si contendono le briciole del passato. La vita dei protagonisti sarà perennemente appesa ad un filo: in ogni angolo pericoli e mostri usciti da i più terrificanti incubi non ci lasceranno tranquilli un attimo. La paura è la padrona dello scenario e per ottenere ciò che cerchiamo sarà indispensabile valutare tutti i rischi. Tutto ciò che è in superficie o è in mano a temibili creature o a fanatici, che condannano la tecnologia e considerano eretici tutti coloro che ne usufruiscono. Quei pochi che erano dalla parte del giusto stanno collassando insieme al mondo stesso, e tutto ciò che rimane è una landa ghiacciata senz’anima.
Ad attenderci fuori dalle poche zone sicure rimaste sono aree decadenti lasciate alla mercé dei pochi superstiti. L’ambientazione di Metro Exodus è un inferno distopico di ghiaccio ed acciaio, un paradiso per mostri erranti. In ciascun luogo il nostro tipo di approccio sarà fondamentale: sfruttare la notte o il giorno potrebbe rivelarsi una strategia vincente. Dalle scricchiolanti baraccopoli dei fanatici alle lugubri zone vacue dove si annidano i mutanti, è sempre importante tenere a mente che bisognerà ponderare le proprie azioni. Rimane tuttavia ben salda la meccanica legata all’uso della maschera anti-radiazioni, con annesso timer di durata: ormai storico ingrediente del franchise, aggiunge da sempre quel brio necessario a tenere sulle spine il giocatore nel sottosuolo, che si troverà verosimilmente a dover cercare oggetti utili per la sopravvivenza. Sarà infatti necessario analizzare minuziosamente l’ambiente circostante per non trovarsi mai a corto di risorse vitali, specialmente durante l’esplorazione.
La caratteristica sicuramente rivoluzionaria per Metro Exodus è il nuovo comparto grafico, che dona effetti scenografici mai visti prima d’ora. Non è stato lasciato nulla al caso: ogni elemento nell’aberrante mondo rappresentato è iperrealistico, quasi un segnale di un’opera che vuole lasciarsi alle spalle i canoni del passato. Al contrario dei capitoli precedenti, in questo traspare chiaramente il bisogno di spezzare il cordone ombelicale che legava l’immaginario dello scrittore con la realtà. Ormai bizzarre creature dominano la superficie e sono fermamente decise a marcare il loro territorio. Le bestie, ora dettagliatamente disegnate, sono incubi vivi che metteranno a dura prova il nostro istinto di sopravvivenza, braccandoci ogni volta che ne avranno l’occasione. Per difenderci avremo un ampio assortimento di armi, alcune di queste probabilmente costruibili, ognuna con caratteristiche diverse e un design che ricorda le bocche da fuoco del passato. L’effetto di sparo sarà ampiamente scenografico, uno stratagemma atto a ricordarci che ogni munizione è importante e che ciò che stiamo utilizzando sarà difficile da trovare in seguito.
Ma cos’è nel complesso Metro Exodus? Un domanda difficile, che però racchiude un punto di svolta per il genere videoludico d’appartenenza. L’opera nel suo insieme ha un margine di story telling importante, grazie a scenari che si perdono a vista d’occhio e una quantità di luoghi inesplorati colmi di segreti. La chiave di volta del nuovo titolo di 4A Games è sicuramente l’elemento scenografico preponderante, che potrebbe far rinascere dalle ceneri una delle saghe più apprezzate del filone post-apocalittico. Anche il drastico cambio di ambientazione e la ristrutturata intelligenza artificiale donano linfa nuova al prodotto, che si trova davanti ad una scommessa decisiva per il proprio futuro. Dopo quest’analisi ci sentiamo di rassicurarvi sul destino del gioco, che sembra avere molto ancora da dire e di non temere: poiché dietro il nuovo affascinante stile si cela lo stesso genio che ha regalato momenti unici agli appassionati del genere. Ora non ci resta che aspettare l’uscita del titolo per esplorare ciò che rimane di quella terra di nessuno, dove angusti spazi sotterranei ed in interminabili distese ghiacciate cristallizzate nel tempo sono il piatto principale. Noi ci saremo a lottare per la sopravvivenza, e voi?
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