Anteprima Sekiro: Shadows Die Twice

FromSoftware, indiscutibilmente, è divenuta una delle case di sviluppo più importanti e produttive dell’industry, capace di sfornare, grazie alle proprie grandi capacità artistiche e tecniche, prodotti in grado di segnare per sempre il panorama videoludico. Dal lontano 2009, anno in cui venne pubblicato Deamon’s Souls, il capostipite della nuova, vincente formula partorita dalla geniale mente di Hidetaka Miyazaki, tutto è cambiato: la software house giapponese si è espansa a dismisura, il successo dilagante è finalmente giunto, così come l’attenzione mediatica nei confronti del lavoro dello studio giapponese è diventata sempre più pressante e insistente, amplificata ovviamente dalla curiosità di scoprire quale strada potesse prendere il team dopo la conclusione definitiva (a detta di Miyazaki) della saga di Dark Souls. Dopo un fugace annuncio conseguito durante i The Game Awards dello scorso anno, nel corso della conferenza Microsoft dell’E3 2018 è finalmente apparso per la prima il nuovo pargolo di FromSoftware, nientepopodimeno che Sekiro: Shadows Die Twice, il quale ha saputo stupire e affascinare per circa un paio di minuti intensi, dove è stato possibile carpire sia qualche dettaglio supplementare sulla trama che informazioni aggiuntive sull’inedito brutale e spettacolare sistema di combattimento. Scopriamo insieme quali novità il gioco avrà in serbo per noi.

Nonostante narrativamente parlando sia molto complesso riuscire ad esprimere pareri e giudizi, qualche succulenta informazione è comunque emersa: il protagonista, di nome Sekiro, è un potente guerriero caduto in disgrazia a seguito di una brutale sconfitta ad opera del capo dei combattenti del clan Ashina, il quale con un possente fendente pose fine allo scontro tagliando un braccio al nostro beniamino. Scampato alla morte per miracolo, Sekiro si risveglierà all’interno di una dimora sconosciuta, nella quale farà la sconoscenza di un misterioso personaggio che sostituirà l’arto mancante con uno speciale, in grado di potenziare notevolmente le capacità belliche del protagonista. Lo scopo del nostro shinobi sarà quello di proteggere un giovane lord discendente da una dinastia di sangue antico, fronteggiando avversari di ogni specie ed entità. Per il resto, il tessuto narrativo della produzione è avvolto completamente nel mistero, eccetto che sarà raccontato esattamente con i precedenti titoli prodotti dalla software house, questa volta, però, mediante una trama più semplice e agevole da comprendere.

L’aggressività dei nemici sarà comunque brutale.

Per quel che concerne il setting, invece, la produzione sarà ambientata in piena epoca Sengoku, intorno alla fine del 1500, in un periodo storico completamente reinterpretato dalla casa di sviluppo, esattamente come accadde per il fantasy in Dark Souls e per l’universo gotico Lovecraftiano in Bloodborne. Difatti sotto il profilo artistico, dai pochi scampoli di location mostrati durante il trailer, Sekiro: Shadows Die Twice sembra davvero molto ispirato, contraddistinto da paesaggi rurali innevati e sapientemente edificati con il fascino tipico delle costruzioni nipponiche. Anche il design dei nemici appare ammaliante e soddisfacente, caratterizzato già da una buona varietà nella realizzazione estetica: tra samurai completamente riprodotti con le tipiche armature orientali, esseri dalla stanza e potere immenso adornati con vessilli tipici della cultura giapponese e combattenti giganteschi dotati di katane dal gargantuesco valore distruttivo, l’eterogeneità della progettazione artistica sembra di ottimo livello. Staremo a vedere nel corso dell’anno quali ulteriori succosi dettagli verranno rivelati dal team di sviluppo, considerando il rilascio del titolo previsto per il 2019.

Le abilità combattive del protagonista faranno la differenza durante gli scontri, anche grazie ai vari gadget inseribili nel braccio mancante.

Passando invece all’elemento imprescindibile di ogni opera targata FromSoftware, ovvero al gameplay, partiamo subito con un’affermazione fondamentale per apprezzare Shadows Die Twice: nel caso in cui vi aspettiate un titolo complesso per quel che riguarda la gestione del personaggio (attraverso lo studio analitico dell’armamentario, delle classi, e delle meccaniche di gioco legate al peso o potenziamento completo delle statistiche), siete completamente fuori strada. Infatti l’inedita produzione nipponica apparirà più improntata sull’action, con un’attenzione alla frenesia, rapidità dei movimenti e velocità di esecuzione degli attacchi ancora più marcata di quanto già accadeva con Bloodborne. Non esisteranno, quindi, le classi iniziali, la creazione del personaggio e la possibilità di incrementare sensibilmente il valore offensivo dell’equipaggiamento, in quanto lo scopo non è puntare sulla strategia di costruzione del proprio character, ma sul tatticismo in battaglia, sfruttando i propri riflessi ed evitando i colpi nemici. In questo senso, infatti, è opportuno segnalare l’introduzione dello stealth, il quale non sarà di certo una dinamica di gioco fondamentale, ma risulterà perfetto per pianificare un piano bellico, sfoltire la zona in maniera sicura e poi gettarsi a capofitto per uccidere gli antagonisti rimanenti.

Il rampino potrebbe essere la svolta, tanto a livello di gameplay quanto di level design, di cui i prodotti FromSoftware avevano bisogno.

Questa potrebbe essere una delle aggiunte più significative del titolo, in quanto mai prima d’ora le ultime produzioni della casa di sviluppo avevano permesso una libertà simile di approccio, rimanendo fin troppo ancorate al solo combattimento corpo a corpo; sicuramente un’implementazione semplice e basilare, ma dall’alto tasso d’interesse. Altra dinamica essenziale nell’inedita struttura di Sekiro sarà il braccio “multiuso” del protagonista, su cui potremo applicare diversi gadget in grado di stravolgere completamente il sistema di combattimento; per ora se ne sono intravisti ben pochi, esattamente tre: il rampino, lo scudo e l’ascia. L’aspetto che più colpisce di questa intrigante feature è l’unicità che ogni singolo applicativo sembra avere: il primo citato, infatti, appare fondamentale non soltanto per incrementare la strategia in battaglia, consentendo al player di lanciarsi contro il nemico passando così velocemente da uno scontro a distanza a melee, bensì anche utile per raggiungere anfratti e luoghi altrimenti inaccessibili. Sappiamo che potrebbe sembrare un’aggiunta banale se vogliamo, ma applicare questa meccanica ad un mondo completamente interconnesso come quello realizzato da FromSoftware significa fornire al level design una verticalità mai vista prima in un videogioco. Certo, ancora è troppo presto per parlare, ma stando a quanto emerso in questi giorni di E3 la costruzione della mappa risulterà molto simile a quella di Dark Souls 1, completamente collegata e indissolubilmente connessa, contraddistinta, tra l’altro, da ambienti ancora più vasti ed estesi, accomunabili a un Open World.

La direzione artistica sembra di spessore.

Le altre due sembrano, invece, molto più elementari e legate al combat system: l’ascia infatti dovrebbe permettere di annientare la guardia nemica, potendo poi colpire con foga e veemenza l’avversario inerme; mentre lo scudo, invece, potrebbe garantire un sistema di parata efficace per non subire danno e magari contrattaccare. In generale, comunque, essendo la katana l’unica arma, per ora, del gioco, la vera diversificazione dovrebbe arrivare proprio dagli upgrade eseguibili sul braccio, attraverso l’utilizzo di numerosi strumenti di morte capaci di variare notevolmente gli esiti delle battaglie. Ultima, ma non per importanza, l’inedita meccanica di gioco che dà il nome al sottotitolo del videogame: la possibilità di morire due volte. Difatti sembrerebbe davvero che una volta sconfitti sia possibile rinascere per continuare lo scontro, potendo cogliere di sorpresa i nemici che vi consideravano deceduti; ciò, chiaramente, non deve in alcun modo far pensare che il titolo possa apparire nettamente più facile delle precedenti iterazioni della software house nipponica, in quanto basterà anche soltanto che gli avversari siano più brutali e aggressivi per rendere l’introduzione una dinamica suggestiva e interessante.

In conclusione, Sekiro: Shadows Die Twice, a nostro parere, sembra aver imboccato il giusto sentiero per riuscire al contempo a diversificare notevolmente il classico mix di meccaniche tipiche delle produzioni FromSoftware, svecchiando la formula, e a proporre un gioco che ricalchi, almeno pad alla mano, gli stilemi classici del sottogenere concepito proprio dalla software house. Spicca, ovviamente, l’introduzione del rampino, il quale potrebbe rivelarsi fondamentale sia per l’espropriazione che per i combattimenti, e lo stealth, insolita feature dallo straordinario potenziale se correttamente implementata. Infine, ultima doverosa considerazione sul cambio di publisher per la pubblicazione del titolo (con il passaggio da Bandai Namco ad Activision): in molti già erano sul piede di guerra pensando che Activision potesse snaturare e sovrastare le idee concepite dalla casa di sviluppo, ma, stando a quanto rivelato durante le interviste rilasciate nel corso dell’evento losangelino dallo stesso Hidetaka, l’ultima parola per qualsiasi questione spetta sempre a FromSoftware, quindi non preoccupiamoci e speriamo vivamente che il maestro Myiazaki riesca a estrarre dal cilindro un altro capolavoro.