Diario di un Gamer del 21° Secolo # 5: indie di nome, ma non di fatto

Storicamente identificato quale incorruttibile lupo da garage che preferisce mettere la propria arte al servizio di tutti piuttosto che asservirla ai magnati dell’industria, il coder indipendente ci rimanda subito ad un particolare modo di fare videogame e alla vibrante genuinità di quei prodotti che, sottraendosi ai dictat di mercato, sono soliti abbinare soluzioni di gioco molto creative a tematiche altrettanto originali. Come accade di frequente, l’iconografia classica fatica tuttavia a trovare una certa corrispondenza nella realtà effettiva: almeno da un decennio a questa parte, il modello di riferimento dello sviluppatore “fai da te” riflette d’altronde caratteristiche ben differenti, per non dire “incompatibili” con la romantica figura succitata. Quel radicale processo di mutazione che ha trasformato il genio misantropo della golden age in un rampante imprenditore in erba risale, non certo a caso, alla recente rinascita della sfera Indie e, più nel dettaglio, al giorno in cui realtà quali Steam, Microsoft Live Arcade e PSN hanno sradicato l’intero settore dalla cupa nicchia in cui era di precipitato intorno alle metà degli anni ’90.


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Attualmente, lo sviluppo di un titolo di fascia bassa, magari rivolto al solo mercato mobile, che abbia un minimo di prospettiva in termini competitività supera ampiamente le cifre che potrebbe permettersi un “vero” sviluppatore indipendente. La figura romantica del coder da garage senza briglie né vincoli risulta in tal senso anacronistica.

Ritrovatosi su una ribalta cui, per stessa definizione, non aveva mai puntato, il movimento ha dovuto in tal senso ridefinire radicalmente i propri principi, fino ad allinearsi con dinamiche produttive che i suoi fondatori avevano sempre respinto e accettare una volta per tutte l’assunto che lega il potenziale competitivo di un prodotto all’entità dell’investimento profuso. Il significativo aumento dei costi di produzione ha logicamente comportato la fisiologica riduzione del margine di rischio sostenibile e questo fattore non ha potuto che convertirsi nel progressivo imborghesimento della proposta indipendente. Per dirla alla buona, anche gli sviluppatori di nicchia avrebbero cominciato a prediligere format sempre più collaudati, con conseguente sclerosi del flusso creativo che ne aveva sempre contraddistinto l’operato. Malgrado la spinta innovativa caratterizzante questa branca del coding sia ancora lungi dall’esaurirsi del tutto, non è in ogni caso azzardato ipotizzare un futuro prossimo segnato da un’ ulteriore massificazione della proposta Indie. Vale in tal senso la pena chiedersi se sia ancora lecito far riferimento ad essa come ad una effettiva corrente di rottura e se la etichetta “indie” non rappresenti oramai altro che l’ennesima declinazione del mainstream flux.

V MENSILE
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V008 Mensile
Attivamente Impegnato nel settore editoriale dal 2003, ha scritto per le più note riviste videoludiche italiane, concentrandosi spesso nell'area Retrogaming. Dopo aver pubblicato il saggio Storia delle Avventure Grafiche: l’Eredità Sierra, svolge ruolo di docente presso l’Università degli Studi Link Campus di Roma in collaborazione con la Vigamus Academy rivestendo, in parallelo, la carica di Vice Direttore del mensile multipiattaforma V.