Ancora è incredibilmente vivido il ricordo della conferenza Sony 2016: luci soffuse, un magnifico sipario rosso fuoco a dividere pubblico e palco e la presenza di un’insolita orchestra ad arricchire la folta platea presente nella suggestiva cornice teatrale. Poi, tutto d’un tratto, il silenzio assordante, l’entrata in scena di Bear McCreary (compositore della magnifica colonna sonora) e l’inizio della magia: tra occhi stupiti e videogiocatori impietriti, l’orchestra iniziò a suonare, riproducendo una melodia straordinaria, esaltante e regale, potente e delicata, contraddistinta da un coro profondo e rumori gutturali, i quali andavano a impreziosire lo straziante suono di violini e tamburi. Dopo quattro minuti di pura emozione, come per magia, il sipario si aprì, e tra lo sbalordimento generale una figura possente e misteriosa apparve nel filmato appena lanciato: Kratos. Da quel momento in poi, il silenzio assordante si trasformò in euforia generale, in gioia e meraviglia nel rivedere lo spartano mutato e anziano, temprato da mille battaglie e sopravvissuto ad una furia omicida e suicida che sembrava averlo condotto, dopo tanta sofferenza, ad un eterno riposo. Così venne annunciato un inedito God of War, non un reboot come potrebbe lasciar presagire l’assenza del numero a scandire la successione nel rilascio dei capitoli, bensì uno sfavillante sequel, presentato come “God of War” proprio per evidenziare e sottolineare uno stravolgimento totale del brand, tanto nelle ambientazioni e personaggi quanto nel gameplay e narrazione; insomma, uno straordinario nuovo inizio che però cela i fantasmi del passato ellenico.
Senza ombra di dubbio, la saga del Dio della Guerra ha segnato non soltanto un’epoca, ma anche due generazioni di console targate Sony, proponendo al pubblico un action hack’n’slash spettacolare, appagante e al contempo accessibile, contraddistinto dalla mitologia probabilmente più celebre in assoluto: ovvero quella ellenica. Questi presupposti si tramutarono in un successo planetario, che garantirono a Santa Monica di realizzare ben quattro capitoli principali, più due esclusivi per PSP. Purtroppo, con il passare degli anni, la formula non riuscì ad evolversi, e con il fallimento di Ascension (quarto episodio e prequel della saga), la produzione del franchise terminò. Proprio alla luce di questa conclamata incapacità di aggiornarsi agli standard richiesti dal pubblico, risulta ancora più incredibile il lavoro svolto dalla software house americana nel nuovo titolo: difatti, il primo elemento che immediatamente emerge è la rinnovata telecamera, non più fissa e vincolata alle scelte dei developer, ma estremamente vicina a Kratos e completamente sensibile agli spostamenti desiderati dal player.
Sicuramente sono comprensibili i dubbi dei fedeli fan della saga, ma questo cambiamento era fondamentale e necessario per scrollarsi di dosso il passato e infondere nuovi propositi nel brand. Veramente avremmo voluto nuovamente un titolo che impedisse al giocatore di spostarsi in libertà e che lo avrebbe ancora una volta incatenato a semplici schivate ancorate al basilare movimento dell’analogico destro? A nostro avviso era l’unica, seppur rischiosa, via percorribile, perfetta per fornire una nuova visione dei combattimenti e battaglie. Chiaramente ciò avrebbe potuto sacrificare parte della frenesia e spasmodica ricerca del chaos incastonate nel DNA del brand, e così in parte sembra che sia avvenuto, ma non trovate che la possibilità di ragionare maggiormente sugli scontri, e l’occasione di agire tatticamente, simboleggi un’evoluzione sia prettamente giocosa che perfettamente contestualizzata dalla nuova anima di Kratos? Lo spartano non è più un giovane ragazzo di primo pelo mosso esclusivamente dalla sete di vendetta e distruzione: ora è maturo, corroso dal peso di mille battaglie e tremendamente più attento agli obiettivi prefissati.
Ovviamente, tutto ciò è legato anche, e soprattutto, alla necessità di fornire ai player una motivazione per gettarsi a capofitto nelle nuove avventure del guerriero greco, e i gameplay rilasciati in questi giorni confermano la bontà del rinnovamento: difatti, seppur maggiormente ragionati, i combattimenti risultano comunque feroci, furiosi e violenti, contraddistinti da dettagli e minuzie eccezionali in grado di portare il franchise su un nuovo livello di complessità. Ora, nel caso in cui si venga attaccati, un’icona apparirà alle spalle del protagonista, posta con l’obiettivo di segnalare l’aggressione dell’avversario: tutto ciò, con lo scopo di sopperire all’angolo visivo ridotto causato dall’avvicinamento della telecamera a Kratos. In più, la magnifica ascia posseduta dal Fantasma di Sparta potrà essere lanciata e richiamata in qualsiasi momento, rappresentando un elemento tattico eccezionale, soprattutto considerando le peculiarità della stessa: infatti, lo strumento di morte, se scagliato contro i nemici, potrà gelarli per un periodo di tempo, permettendo al giocatore di assalire gli altri contendenti presenti su schermo.
Oltretutto, l’effetto del Leviatano (il nome dell’arma posseduta da Kratos) sui mostri muterà a seconda del punto in cui verrà lanciato (volto, torso, gambe, ecc), simboleggiando, insomma, un inno all’ingegno e pianificazione. Se a ciò aggiungiamo anche una barra dello stordimento in grado di attivare speciali finisher, che aumenterà tanto attraverso le frecce di Atreus quanto mediante le mazzate a pugni dello spartano, ci possiamo rendere conto che non soltanto il sistema di combattimento è stato scomposto, riconcepito e riassemblato, ma che le mutazioni hanno realmente migliorato l’esperienza di gioco, rendendola unica. Ancora più incredibile, e realmente mai vissuto prima, risulterà essere il potenziamento del personaggio, sia esteticamente che per quanto riguarda i parametri stessi: difatti, sarà possibile, mediante gli oggetti craftati, acquistare inedite armature, le quali incrementeranno la vitalità e la difesa, oppure, spendendo i punti abilità, sbloccare skill uniche che amplieranno ancor di più le combo e gli attacchi eseguibili. Elementi implementati con lo scopo di rendere l’esperienza di gioco più varia possibile per tutta la durata della trama, che, addirittura, dovrebbe raggiungere le 30 ore, tra gameplay e cutscene, per essere completata, risultando la più longeva dell’intera quadrilogia. Per questi motivi possiamo asserire, con quasi assoluta certezza, che le critiche e i dubbi riposti sulla produzione sono realmente insensati e privi di fondamenta.
Non dimenticandoci ovviamente del comparto narrativo: in questi mesi se ne sono sentite veramente di tutti i colori, dal “è uguale a The Last of Us” al “vogliamo soltanto la violenza e sangue”. Tutto ciò è anche comprensibile, ma realmente desidereremmo nuovamente vivere una storia di sola vendetta in cui lo spessore e la caratterizzazione del protagonista è equiparabile a quelle di un qualsiasi essere vivente sotto effetto di forti stupefacenti? Non neghiamolo: Kratos ha sempre avuto appeal sia per lo straordinario character design che per la violenza con cui ha disintegrato tutto e tutti, ma non ha mai avuto una profondità tale da stupire e coinvolgere. Per questo era fondamentale riuscire a costruire un personaggio decisamente più profondo e sfaccettato, capace di brillare non soltanto per la brutalità nuda e cruda, ma anche per aspetti legati al proprio carattere e al rapporto con altre personalità. Difatti, osservare il possente spartano accennare una pacca sulla spalla di Atreus, contemplare l’imbarazzo con cui tenta di relazionarsi con il figlio o la durezza con la quale lo educa permette la creazione di un legame nettamente più intimo e profondo. Pensate che bello potersi immergere in una storia che non contempli esclusivamente roboanti combattimenti colmi di violenza, ma anche dialoghi intensi ed intimi, NPC unici e ben scritti, il tutto rappresentato in scene toccanti e dall’alto valore emotivo: non può che essere un valore aggiunto rispetto a quanto proposto in passato.
Immaginiamo poi quanto descritto fin’ora in una nuova splendida ambientazione, caratterizzata da una mitologia unica e lontana anni luce da quella ellenica, la quale, ormai, non aveva più nulla da offrire. La promessa dei developer di coinvolgere non soltanto gli Dei più celebri, ma anche di agire e rappresentare il folklore nordico, non può che incentivare ancor di più sia i vecchi che i nuovi giocatori ad assaporare un contesto mai gustato prima, con il piacere della scoperta ad accompagnare il viaggio dello spartano. Infine, è impossibile non discutere brevemente del comparto tecnico, oggetto di copiose critiche per presunti downgrade grafici avvenuti dal rilascio dei primi trailer ad oggi: ebbene, con tutta probabilità, anche grazie alla natura ridotta e lineare del progetto rispetto ad un’anima open world, God of War, in base a quanto visto, rappresenta il picco più alto mai raggiunto da un titolo su console, mettendo in mostra tutte le potenzialità di PS4 Pro, in quest’incarnazione evidentemente spinte al massimo. Le animazioni dei personaggi, la mole poligonale degli ambienti e dei character e la fluidità degli scontri non lasciano spazio a dubbi e perplessità, testimoniando la cura maniacale posta dallo studio americano.
In conclusione, a nostro modo di vedere, God of War presenta tutti gli elementi in grado di rilanciare pienamente il brand, riuscendo ad accontentare sia i vecchi fan della saga che i nuovi arrivati, senza rinunciare o disconoscere gli elementi che da sempre costituiscono il DNA del franchise. Sicuramente, in un primo momento, ci si potrebbe trovare spaesati di fronte alle enormi mutazioni che ha subito il gioco, ma gli elementi implementati sembrano così ottimamente concepiti da risultare assolutamente convincenti e ludicamente perfettamente assemblati. Tra poco meno di un mese sapremo realmente se la rivoluzione attuata culminerà con un sonoro trionfo, oppure terminerà con una roboante sconfitta.
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