L’habitat marino è sicuramente bizzarro e spesso fuori di testa, con la sua fauna composta da spugne parlanti, lumache carnivore e stelle marine un po’ lente di comprendonio. Se tale descrizione non corrisponde con il vostro immaginario dei fondali marini non preoccupatevi poiché così è, in realtà, come se lo immagina Stephen Hillenburg, biologo marino e disegnatore creatore della famosa serie Spongebob. A ben 16 anni dal suo debutto sulle reti televisive americane e 10 dalla sua prima performance sul grande schermo, la nota spugna dai pantaloni quadrati è chiamata a dimostrare di non aver perso la sua verve comica e, soprattutto, di saper rendere bene tanto nel suo habitat naturale quanto lontano dalle profondità marine: Spongebob farà la classica figura del pesce fuor d’acqua o saprà ripetere il successo ottenuto con il primo lungometraggio ? Pazienza, respiro e poi immersione, alla volta della scoperta di Spongebob: Fuori dall’acqua.
Bikini Bottom, la cittadina sottomarina in cui è ambientata la serie, è sempre il solito micro mondo che abbiamo imparato ad amare nel corso di quasi 200 episodi: abbiamo Spongebob ai fornelli alle prese con la preparazione dei panini Krabby Patty, abbiamo la piovra Squiddi alla cassa e Mr.Crab a contare avidamente gli incassi della giornata. Ah, già, e poi c’è Sheldon J. Plankton, acerrimo nemico dei nostri beniamini e che, come consuetudine, tenta di rubare la formula segreta dei Krabby Patty in quanto geloso del loro successo. Questa volta il piano del minuto esserino sembra aver successo, tanto che il plancton riesce a mettere le mani sulla formula, contesa con Spongebob fino a quando essa… sparisce con stupore dei presenti, lasciandoli entrambi a stringere il nulla. Da qui partirà un lungo pellegrinare per i due alla ricerca di risposte circa la misteriosa sparizione del documento e dove esso sia finito, il tutto prima che la situazione a Bikini Bottom peggiori dato che la produzione dei panini Krabby Patty si rivelerà essere fondamentale per mantenere la pace e l’ordine nella città. La strana coppia dovrà quindi collaborare e a Spongebob verrà affidato (da se stesso) il compito di insegnare a Plankton come si lavora in team, concetto al quale la mefistofelica mente criminale non è molto avvezza.
Se le premesse sembrano fuori di testa, il che è comprensibile considerando che stiamo parlando di Spongebob, allora sappiate che la progressione lo è ancora di più: il dinamico (da parte della spugna) e riluttante (da parte di Plankton) duo rimbalzerà come una scheggia impazzita tra situazioni al limite dell’assurdo, dall’incontrare delfini guardiani dell’universo a viaggiare nel tempo, dal vestire i panni dei super eroi a fuggire da ambientazioni post apocalittiche, fino ad arrivare ad una sfida a colpi di rap. Ogni casistica presentata dal lungometraggio non si prende mai seriamente ed è concepita ad uso e consumo di una possibile e veloce gag. Non c’è infatti spazio per i tempi morti in Spongebob: Fuori dall’acqua, e le stupidamente intelligenti peripezie dei suoi protagonisti si susseguono con una martellante ritmicità equiparabile persino alla risata della simpatica spugna gialla. C’è un problema ? La soluzione è una gag, e poi via verso l’ostacolo successivo da superare, ovviamente, con un’altra fonte di ilarità.
Eh già, perché durante la visione del film si ride, e lo si fa anche molto. Se all’inizio si potrebbe rimanere un po’ storditi dal no sense tipico dell’opera e dalla progressione così febbrile, una volta abituatisi ai suoi ritmi non si può non apprezzare un’ironia che riesce a trionfare nel difficile compito di accontentare sia un pubblico di più piccini che di persone un po’ più anziane. Sono pochissime quindi le gag più infantili che lasceranno straniti gli adulti, mentre sono tantissimi i richiami e le strizzate d’occhio a chi è più grandicello e che faranno la gioia (e le risate) di un audience più matura, senza però confondere i bambini. Abbiamo, ad esempio, una Bikini Bottom che sembra direttamente uscire da Mad Max o una curiosa citazione a Shining: i pargoli ridono anche senza comprendere i riferimenti, gli adulti apprezzano. E poi ridono anche loro. Ci sono ovviamente delle gag meno riuscite, ma la carne al fuoco è talmente tanta che non viene nemmeno lasciato il tempo di storcere il naso per qualche battuta poco apprezzata che subito si è coinvolti in quella successiva.
Al di là del merito di essere riusciti a trasporre ottimamente lo stile del cartone sul grande schermo, la progressione incalzante rappresenta proprio il più grande punto di forza del film, ma anche il suo punto debole. Se cercate una storia ben costruita, scene che durino più di due minuti, allora sappiate che Spongebob: Fuori dall’acqua non è il vostro film. Persino la presunta morale dell’apprezzare il lavoro di squadra viene spesso sbeffeggiata dai suoi protagonisti e rimane semplicemente ad aleggiare sullo sfondo. Questo film non vuole insegnare nulla, a malapena vuole raccontare una storia, il suo intento è quello di far ridere e in questo riesce (quasi) sempre. Un plauso va quindi al duo Paul Tibbit e Stephen Hillenburg che tra regia e sceneggiatura, in un contesto in cui spesso i film d’animazione ricercano trame profonde e articolate, non hanno dimenticato la semplicità e l’efficacia di un nobile intento come quello di divertire.
La nuova avventura di Spongebob non è comunque esente da difetti e, in particolare, vi è da chiedersi perché in un film intitolato Fuori dall’acqua sulla terraferma la spugna e i suoi gregari ci passino poco meno di un terzo di pellicola. Il nostro mondo sarebbe potuto essere una fonte di spunti in maniera molto più massiccia di quanto non lo sia nel film e stesso discorso si può fare per alcuni personaggi secondari (grandi assenti la Signora Puff e Perla Krabs), ma in fondo si è scelto di puntare sul duo Spongebob-Plankton e per quanto tale scelta possa un po’ straniare ha dimostrato di funzionare.
Prima di risalire in superficie, chiudiamo la nostra esplorazione dei fondali marini con due note di merito al comparto grafico e audio: il primo risulta essere gradevole, mai fastidiosa la computer animation nel finale e, seppur non facciano gridare al miracolo tecnico, da citare alcune transizioni creative in alcune scene. Il secondo invece risulta impreziosito dalla bravura dei nostri talentuosi doppiatori che ovviamente arrivano direttamente dalla serie animata: torna quindi il poliedrico Claudio Moneta a dare la voce a Spongebob, il veterano Pietro Ubaldi che caratterizza quel tontolone dell’amico Patrick e tutti gli altri artisti di grande spessore che interpretano egregiamente le loro parti anche nella pellicola.
Alla fine del nostro giro sotto l’acqua cosa resta quindi ? La consapevolezza che Spongebob: Fuori dall’acqua è un film che va preso nel giusto modo. Non è un capolavoro, non riuscirà a far cambiare idea a chi nutre profondo astio nei confronti della spugna gialla e non riuscirà nemmeno ad ammaliare una vasta platea di bambini come sanno fare i film Disney, ma in fondo queste non sono le sue intenzioni. Il film è proprio come il suo protagonista: onesto e frenetico. Promette risate e quelle offre, forse non senza qualche sporcatura e sicuramente non senza margini di miglioramento, ma dopo quasi due decadi di carriera Spongebob avrà sicuramente altri 16 per migliorarsi, no ?
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