Uno Mattina: “Giocare online? È follia”. Ma noi non ci stiamo

Surreale. È questa la prima parola che mi viene in mente se penso a quanto andato in onda su Rai Uno. Dopo il già increscioso episodio di Dacia Maraini, questa volta i protagonisti sono il conduttore di Uno Mattina Tiberio Timperi e il geologo Mario Tozzi, ma la musica non cambia. Si parte, innanzitutto, da un dibattito che ha davvero poco senso di esistere: al centro delle accuse ci sarebbero i nuovi media, rei di trasformare le persone in “tecnoscemi”. Un’assurdità luddista, la quale non può che sfociare in un’invettiva contro i videogiochi. Potete vedere la diatriba a 1:23 del video.

Ho una mia teoria al merito: i giornalisti si sono accorti che trattare male i videogiochi genera una fortissima reazione di dissenso in Rete, e dunque per aumentare il buzz lanciano questi attacchi. Ciò non toglie, naturalmente, che sia un episodio davvero molto grave, perché programmi come Uno Mattina fungono da cassa di risonanza di quella che è vera e propria disinformazione.

È Tozzi a dare il la, raccontando di come suo figlio giochi ai videogiochi assieme a un amichetto; il geologo ne parla come se fosse un’assurdità, negando ogni valenza sociale dell’atto, quasi come se giocare in multiplayer fosse alienante. Come per la Maraini, anche in questo caso si tratta di mancanza di strumenti per fare delle valutazioni lucide. Ignoranza, se proprio volessimo essere più mordaci. Chiunque abbia un minimo di dimestichezza con i videogiochi, infatti, sa quanto può essere forte un legame costruito giocando in multiplayer, e quanto i videogiochi possano diventare il centro di una sana vita di relazioni.

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Giocare insieme ai videogiochi è una delle attività più sane e belle del mondo. Mario Tozzi sembra non pensarla così.

Ma a rincarare la dose ci pensa Tiberio Timperi, dando sfoggio del qualunquismo più puro e parlando di “follia dei videogiochi online”, subito spalleggiato dal Tozzi che rincara, chiedendosi se non fosse meglio il calciobalilla. È chiaro che non sanno di cosa stanno parlando: personalmente sono passato attraverso Phantasy Star Online, Lineage II, World of Warcraft e Final Fantasy XIV (solo per citare i miei preferiti), e i legami che si sono creati online non hanno nulla da invidiare a quelli stretti nel mondo reale. Si vivono avventure insieme, si cresce e si combatte per un unico scopo. E, perché no, alla fine ci si conosce anche dal vivo. E che dire delle community online sorte intorno ai videogiochi (nel mio caso specifico, Pokémon?). Chiunque abbia vissuto qualcosa di simile sa bene che parlo di esperienze che segnano e arricchiscono la vita. Io andrei ancora oltre rispetto alle parole di Timperi e Tozzi: la tecnologia ci ha permesso di essere più vicini, di trascendere il concetto della piazza e di permetterci di incontrare persone simili a noi, abbattendo le barriere della fisicità. Negli Stati Uniti abbiamo Palmer Luckey, il creatore di Oculus Rift, che parla di un futuro dove la distanza delle persone sarà annullata dalla realtà virtuale. E qui in Italia? Be’, noi abbiamo… Uno Mattina.

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Quante amicizie sono nate su World of Warcraft? E quanti amori?

Fortunatamente, a differenza dell’episodio della Maraini, questa volta c’era un personaggio in studio a difendere il videogioco, che è diventato immediatamente l’eroe della giornata. Tra gli ospiti in studio c’era infatti Luca Tremolada, giornalista de Il Sole 24 Ore, al quale Timperi ha chiesto se si stesse tratteggiando in effetti uno “scenario distopico”. Questa è stata la risposta, tanto elegante quanto efficace, di Tremolada.

Guardi, io credo che i Tozzi siano sempre esistiti e sempre esisteranno. Quando è arrivato il telefono c’era chi scriveva sui giornali che le persone non sarebbero più uscite di casa. Io ho un telefonino, un tablet e gioco ai videogiochi, però insomma faccio l’amore, aspetto un figlio e mi piacciono i tramonti. Non ho problemi e non penso di perdermi nulla.

Credo che la risposta di Tremolada metta in luce un’importante verità. Ossia, che il progresso è inarrestabile, e che non basteranno delle persone che mettono in giro falsità ad arrestarlo. È anche il segno che l’ingenuità non è più una scusa, perché il gamer non è più un essere bizzarro arroccato nella sua cameretta, ma corrisponde sempre più al profilo di un professionista che, come Tremolada, non ha nulla da nascondere della sua passione. E che sarà sempre pronto a smentire le parole dettate dalla non conoscenza di un qualcosa. Giocare ai videogiochi è, insomma, diventato normale, e quanto più lo diventa, tanto più diventano anacronistiche le posizioni di chi lo attacca. Forse sarò troppo ottimista, ma sono convinto che il mondo appartenga sempre più a noi giocatori piuttosto che ai Timperi e ai Tozzi.

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E ora chi glielo dice a Timperi e Tozzi che esistono eventi in grado di attirare DAL VIVO centinaia di migliaia di gamer?

 

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