Recensione The Fall 2: Unbound

Fra gli indie presenti sul mercato abbiamo deciso di analizzare uno dei più interessanti, questa volta infatti è il turno di The Fall 2: Unbound per PlayStation 4. Il gioco è un misto sensazionale tra il genere action e un platform a scorrimento laterale, spaziando però tra parti di pura azione ed enigmi misteriosi. La trama si snoda partendo da come finì il prequel, facendoci rivestire i panni di A.R.I.D., un’intelligenza artificiale, che si sta staccando man mano della sua parte robotica, entrando in contatto con sentimenti umani. La protagonista, fin da subito, cancella le regole imposte dal suo creatore e si prefigge un parametro primitivo dell’umano, ovvero: sopravvivere. Dopo un breve recap di quanto accaduto in precedenza, il prodotto ci catapulterà in un’affannosa corsa alla sopravvivenza dell’eroina, mossa dalla necessità di combattere chiunque osi mettersi sul suo cammino.

La ricerca condotta dalla protagonista ha come sfondo uno scenario suggestivo e pregno di significato, infatti il comparto sonoro è un elemento cardine per la riuscita del progetto. La musica si adatta all’ambiente circostante e accompagna il giocatore costantemente nelle aree di gioco, fungendo da cornice perfetta al dualismo action-enigmistico presente nell’opera. Il comparto grafico è anch’esso ben curato, marcando l’attenzione sugli elementi con i quali interagiremo, proprio per questo le ambientazioni sono spesso spoglie, ma comunque cariche di significato. Laddove non arriva la grafica, giunge infatti il magistrale uso degli effetti luce-ombra, altro elemento chiave sia per il mistero che alberga all’interno dei paesaggi, sia per far luce sull’incertezza della natura umana, enfatizzata da una trama tutto fuorché banale.

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Proprio per questo gli sviluppatori della Over the Moon si soffermano sulla profondità intrinseca del prodotto, promuovendo una chiave di lettura profonda e discutibile.

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“La paura è lo strumento per lo sviluppo”, è sicuramente una frase che fa ben riflettere sull’orientamento moderno dello smarrimento dell’entità umana. Proprio per questo gli sviluppatori della Over the Moon si soffermano sulla profondità intrinseca del prodotto, promuovendo una chiave di lettura profonda e discutibile. Da questa idea nasce il bisogno di presentare i tre co-protagonisti dell’opera, in ordine di apparizione: un maggiordomo, Uno e l’accompagnatrice, se vi chiedete come li accomuna, si tratta della prospettiva che essi concedono di usare al player per analizzare l’ambiente circostante. Ognuno di loro si concentrerà su aspetti importanti dell’animo umano: il maggiordomo, ad esempio, vede tutto in bianco e nero, analizzando le situazioni in maniera pragmatica e fredda. Uno, invece, è un eremita che spezzerà il ritmo lento e riflessivo del gioco, incentrandolo il gameplay su combattimenti ben curati e frenetici, senza però abbandonare la profondità della sua personalità, caratterizzata dal suo costante bisogno di confronto con l’esterno e un goffo egocentrismo, convergendo nel disperato bisogno di mantenere la propria unicità, in mezzo a molti esseri che tendono di oscurarla, imitandolo.

Nel mondo denso di ingenuità dell’accompagnatrice, questa dovrà riuscire ad apprendere altri punti di vista per capire cosa le succede.

L’ultimo membro del quartetto, non per importanza, è l’accompagnatrice, un robot molto sensuale, atto a compiacere i desideri umani. La sua prospettiva si discosta molto dal pragmatismo del maggiordomo e la visione egocentrica di Uno, essa infatti vede le cose come un infante, tutto intorno a lei è bello e pieno di vita, escludendo la possibilità dell’esistenza del male. Il giocatore dovrà infatti acquisire confidenza con le varie prospettive in-game, per poter proseguire all’interno della storyline e salvare così la protagonista dal virus che la costringe ad agire in modo aggressivo. Il giusto approccio e la corretta interpretazione della realtà, aiuteranno la suddetta a risolvere gli enigmi che incontreremo, mentre le sequenze action non mancheranno dal tenerci i riflessi allenati. I movimenti, seppur limitati dalla tipologia di genere dell’opera, risultano fluidi e ben calibrati, permettendo un’esplorazione accurata delle location.

The Fall 2: Unbound riesce bene, dunque, nel creare un cocktail di azione e mistero sufficienti a mantenere alte le aspettative del giocatore. Nel suo genere, l’opera in sé è ben strutturata e fluida, capace di essere sia fonte d’intrattenimento, sia profonda dal punto di vista morale, sicuramente da ricordare e provare, anche solo per fare la conoscenza dei protagonisti. Tuttavia il titolo presenta qualche difetto, durante l’intera durata, infatti, abbiamo riscontrato dei piccoli ma fastidiosi bug, che talvolta ci hanno spinto a dover riaprire il tutto. Nulla da dire riguardo alle sequenze di combattimento, ma qualche volta, però, relativamente brevi rispetto al contenuto enigmistico, che sembra prevalere. Di base lo schema esplorativo per cercare indizi è intuitivo, il quale purtroppo sfocia nella frustrazione di non comprendere appieno quale sia il passo successivo da compiere nell’area in cui ci troviamo. Alla luce di ciò, il prodotto è comunque un qualcosa da esaminare e da avere assolutamente. Il lavoro degli sviluppatori è sicuramente stato all’altezza delle aspettative, senza sfociare in errori clamorosi, ma rimanendo sull’equilibrio giusto per far immergere l’utente nelle tematiche attuali proposte.