Le prime impressioni su Destiny 2: La Maledizione di Osiride

Dopo un primo capitolo brillante sotto molti aspetti, ma al tempo stesso carente in altri, Bungie e Activision puntavano tutto su Destiny 2, prodotto che doveva essere in grado di far esplodere definitivamente la saga e imporsi come top nel genere. Purtroppo non è stato così, anzi alcuni difetti sono cresciuti a tal punto da far cadere un’opera tanto importante nel dimenticatoio, anche a causa delle innumerevoli uscite di questi mesi. La causa principale è ovviamente un endgame poco variegato e incapace di stimolare l’utente a svolgere le attività disponibili, per niente interessanti se vogliamo essere gentili, ma i DLC, in questo caso La Maledizione di Osiride, sembravano l’unica chance di redenzione, perché i giocatori iniziavano a stancarsi. Oggi, è nostra intenzione parlare delle prime ore di quello che è a tutti gli effetti un viaggio alla scoperta di Mercurio e del Culto di Osiride, rimandando il giudizio finale di qualche giorno, ovvero alla prova del raid.


Lo spunto narrativo è decisamente interessante: Osiride, che abbiamo avuto modo di conoscere nel primo Destiny, è in pericolo e soprattutto separato dal suo spettro Sagira. Privo del potere della Luce, potrebbe anche rimetterci le penne per sempre ed è qui che entriamo in gioco noi. Grazie alle dritte di Ikora e a Lumina (il soprannome nostalgico dato alla compagna di Osiride), sarà nostro compito quello di sventare la minaccia Vex, intenzionata più che mai a far confluire tutte le possibili realtà in una sola, dove la razza nemica è anche quella vincente. Ciò sarà realizzabile per mezzo di una creazione curiosa, ma geniale: la Foresta Infinita.

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La storia ci ha convinto, il ritmo narrativo meno.

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Nelle circa tre ore di gioco che ci serviranno a portare a termine la campagna principale, abbiamo avuto modo di conoscere un po’ più da vicino Mercurio, che avevamo visitato principalmente per Il Faro, e farci un’idea più completa sul lavoro targato Bungie. Se la storia, pur vivendo alti e bassi, ci ha convinto e soddisfatto grazie alla figura di Osiride e al Culto da lui creato, il ritmo narrativo ci è sembrato quantomai altalenante, con alcune missioni inserite per allungare il brodo più che per attrarre l’utente: l’esempio lampante è la riproposizione con ben poche modifiche del Pyramidion, di cui personalmente ero già stanco, visto l’esagerato numero di assalti completati.

Pronti a sventare la minaccia Vex?

In quanto a contenuti, La Maledizione di Osiride ci ha lasciato abbastanza perplessi: i due assalti aggiunti alla playlist e l’implementazione della sezione Eroico non bastano a giustificare il continuo delle avventure dopo aver portato a termine la campagna e, tra non molto, il nuovo raid. Il level cap, aumentato a 25, può essere raggiunto anche a fine storia, e il potere a un massimo di 330 non sprona gli utenti come succedeva in passato. Il problema, che sorge a causa dei dubbi sull’effettiva qualità di quello che sarà il raid lair, è che non c’è una nuova attività in grado di catturare i giocatori e farli imprecare per ore con un prodotto inedito, salvo poi trovare la giusta coordinazione. Manca ciò che in Destiny era amato.

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Mercurio poteva essere un capolavoro, invece è risultato una mezza delusione.

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Parlando poi di Mercurio, pianeta finalmente esplorabile, non possiamo che ritenerci delusi sulla mancata occasione di mostrare un mondo esteticamente affascinante. Esplorando liberamente il nuovo luogo, la prima cosa che abbiamo notato è la ristretta estensione della mappa, che dovrebbe essere giustificata dalla Foresta Infinita, ma non è così. Il mistico macchinario Vex è infatti in grado di generare proceduralmente, anche se ha dato vita a ambienti poco caratterizzati e privi di quel qualcosa in più capace di catturare la nostra attenzione. L’unico motivo valido di farci un salto sarà la volontà di completare le imprese, dopodiché abbiamo la netta sensazione che cadrà nel dimenticatoio.

Per il momento, La Maledizione di Osiride sembra un’occasione mancata: i contenuti non sono sicuramente sufficienti a spronare i giocatori a passare ore e ore su Destiny 2. Ovviamente, questo non è il nostro giudizio finale, in quanto il raid non è disponibile, dunque tutto ciò che lo riguarda (lo svolgimento e le armi che dropperà) possono ancora dare un senso a questo DLC, anche perché non sappiamo ancora il tempo necessario a raggiungere il nuovo limite di potere. La nostra speranza è quella di vedere ribaltate le sorti di Destiny 2, dunque vi diamo l’appuntamento all’uscita del raid: alla prossima, Guardiani!

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