Durante Gamerome 2017 si รจ discusso anche di alcuni argomenti, forse non troppo conosciuti, relativi al lato legale nel mondo dei videogiochi. A parlarne l’avvocato Andrea Rizzi, esperto di diritto della proprietร intellettuale ed industriale. Dopo aver lavorato per dieci anni nel Regno Unito per i team Legal & Business Affair di Activision Blizzard e Take Two Interactive, รจ tornatno in Italia come partner di Osborne Clarke e national leader per il Digital Business. Il suo speech si รจ incentrato nella prima parte sull’Influencer Marketing, ovvero su come un personaggio famoso nel web (su YouTube, Instagram…) influenzi il proprio pubblico facendo pubblicitร ad un prodotto. E di come suddetta pubblicitร deve essere il piรน trasparente possibile. Bisogna sempre far capire (ad esempio con un intro ad inizio video) se il prodotto lo si mostra per pubblicitร . In Italia รจ difficile applicare una normativa a questo fenomeno.
Su questo argomento, Rizzi ha fatto l’esempio di Warner Bros e PewDiePie. Lo scorso hanno la Federal Trade Commision aveva stabilito la colpevolezza del colosso losangelino, accusato di aver sponsorizzato, in modo illecito, il gioco La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor,ย attraverso YouTube e in particolare PewDiePie. Ovviamente la colpa di Warner non รจ stata quella di pagare giocatori per pubblicizzare il proprio titolo, ma di averlo nascosto all’interno dei video, senza nessun messaggio promozionale. In questo modo quindi i giudizi sul titolo non risultavano genuini, ma semplicemente “comprati”. I problemi dell’Influencer Marketing possono essere incredibilmente salati, con multe che vanno dai 5.000 ai 5 milioni di euro.
Nella parte finale del dibattito si รจ invece parlato di “educazione legale” e di come, spesso, un giovane team di sviluppatori possa avere difficoltร nel capire come si debba agire a livello di legge, di diritti di titolaritร e proprietร intellettuale, passando per gli assets e la parte business. Qualche parola negativa รจ stata utilizzata per la situazione attuale in Italia, sia per la legge, non pronta per semplificare le cose, e sia verso la classe dirigente, che non capisce ancora le potenzialitร dell’industria del videogioco.
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