L’altra notte ho avuto un incubo allucinante: ho sognato che, in un futuro lontano, i videogame venivano venduti a rate e che molti di essi arrivavano sugli scaffali zeppi di bug ed altre problematiche annesse, quasi gli sviluppatori non avessero fatto in tempo a testarli. Quanto ai negozi stessi, erano tutto un pullulare di offerte astruse del tipo “Paghi oggi, prendi dopodomani”, “Prendi mezzo, paga intero” o “Paga e basta, poi vediamo”. Come capita in ogni incubo che si rispetti, ero circondato da gente che non ci trovava nulla di strano: se ne stavano tutti in fila pronti a sborsare cifre tonde per dei prodotti fallati o come minimo incompleti e, per quanto mi sforzassi di spiegare loro che quello che stava accadendo fosse completamente assurdo, nessuno sembrava darmi retta.
Nel vano tentativo di convincere un ragazzino che spendere 70 euro per portarsi a casa un videogame che sarebbe diventato completamente operativo solo due o tre mesi dopo era una follia, m’affrettavo ad allestire paralleli improbabili chiedendogli se fosse disposto a pagare la stessa cifra per un orologio con una sola lancetta nella promessa di ottenere l’altra in un secondo momento. Con voce sempre più stridula lo incalzavo, dunque, con allegorie sempre più triviali… Ma niente. Il tipo continuava a fissarmi come fossi matto, ribadendo che questo era il futuro dei videogame e che lui lo trovava maledettamente figo. Mentre l’orwelliano negoziante mi squadrava proponendomi il vantaggioso acquisto del Season Pass di un titolo che sarebbe uscito dopo oltre un mese, il mio sguardo si posava infine sull’ingombrante parete alle sue spalle: un intero muro del pianto ricoperto di voucher con cui assicurarsi porzioni di gioco, minutaggio extra e personaggi di supporto… Mi sono svegliato di colpo con uno strano sorriso da ebete dipinto sul volto. Ma il placido sollievo è durato soltanto un istante. Quell’istante in cui avevo davvero creduto che tutto ciò fosse destinato ad accadere solo in un futuro remoto.