Non saremo noi a negarlo. Le differenze tra il pubblico occidentale e quello orientale sono innegabili. Ma non è solo il particolare rapporto con l’animazione a sfondo erotico a differenziarci dagli abitanti della terra del Sol Levante. A livello estetico e di gameplay sono molti i titoli che da noi non risulterebbero appetibili. Ma quando un prodotto dimostra di possedere caratteristiche contenutistiche che lo elevano dalla media, andrebbe premiato. Questo non è purtroppo accaduto a Stranger of Sword City. A fine gennaio alla versione Xbox 360 del titolo è stata affiancata una versione PSVita, ma nonostante un ottimo successo di critica e pubblico nessuna delle due sbarcherà in occidente.
A livello estetico parliamo di un titolo di altissima qualità , con uno stile che mescola alcuni elementi tipici dell’art direction orientale, come le ragazze in divisa scolastica e un’estetica da manga maturo, con un gusto per armature e razze che non si discosta molto dalle preferenze del fantasy europeo. Parliamo di un RPG dungeon crawler che non ha passato l’approvazione dei distributori occidentali i quali, convinti della scarsa passione di europei e americani per titoli come questo, hanno deciso di tenere confinato Stranger of Sword City in madre patria.
Uno dei milioni di titoli per PS Vita che non arriveranno mai tra noi, direte voi! E invece no. Sicuramente non uno dei tanti. Basta dare uno sguardo alle screen del gioco per rendersi conto che qui siamo su di un altro livello qualitativo. Certo, è evidente che Stranger of Sword City non sia una rivoluzione in termini di gameplay ma l’intrigante estetica fa venire l’acquolina in bocca!
È innegabile che i costi per localizzare un titolo siano elevati, e non mettiamo in dubbio il fatto che sia controproducente investire in titoli che non garantiscono un rientro solido poiché questo danneggerebbe l’intero mercato dei videogiochi. Ma sarebbe anche il caso di cominciare a coprire quelle nicchie di videogiocatori che, seppur limitate, chiedono a gran voce l’arrivo in occidente di giochi come Stranger of Sword City. In passato sono stati fatti numerosi esperimenti e non mancano fenomeni che hanno sorpreso le stesse aziende di distribuzione. Se alcuni coraggiosi non avessero portato da noi Final Fantasy VII probabilmente a quest’ora il panorama videoludico (e non solo) sarebbe molto diverso. Oltretutto oggi, più che nel 1997, c’è una solidissima fan base che apprezza le produzioni orientali.
E se proprio devo essere sincera… Non sarebbe un male se venisse fatta una selezione più accurata dei prodotti che attraversano il confine giapponese. A mio parere: Atelier Rorona per Stranger of Sword City. Uno scambio equo.
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