Recensione Blade Runner 2049

(NO SPOILER) Più di trent’anni fa il pubblico assisteva alla prima versione rilasciata di Blade Runner, il capolavoro visivo di Ridley Scott. Nel corso dei vari anni, sono state create sette versioni diverse del film, fino ad arrivare all’opera d’arte definitiva. L’idea di realizzare un seguito ad un film così mastodontico è già di per sé rischiosa. Per anni Scott stesso ha pensato di crearlo, ma il progetto fu abbandonato. Nel 2011 la Alcon Entertainment prese in mano tutto e decise di mettere Denis Villeneuve alla regia, Ridley Scott tra i produttori e di richiamare Harrison Ford. Quest’anno Blade Runner 2049 ha visto la luce, dopo una campagna pubblicitaria mostruosa. I personaggi si basano sul libro di Phip K. Dick, Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, Già usato nel primo capitolo. La sceneggiatura è stata affidata ad Hampton Fancher e Micheal Green, saranno riusciti a sostenere la bellezza di Blade Runner?

Blade Runner 2049 è ambientato a Los Angeles, per l’appunto, 30 anni dopo gli eventi con Rick Deckard. I replicanti fanno parte della vita quotidiana e sono realizzati dalla Wallace Corporation, guidata da Niander Wallace (Jared Leto). Dopo una breve introduzione didascalica, osserviamo l’inquadratura stretta su un occhio e passiamo alla conoscenza del protagonista, K (Ryan Gosling), un replicante che è entrato a far parte della polizia ed è un blade runner, che cerca i modelli ormai in disuso e li elimina. La sua prima missione consiste, per l’appunto, di far fuori, in un posto fuori città, un androide di vecchia generazione. In quel luogo trova una scatola sepolta che lo farà investigare sul suo passato.

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La trama prosegue sulla ricerca dell’identità di K.

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La trama prosegue sulla ricerca dell’identità di K e nel frattempo facciamo la conoscenza di Wallace: un uomo freddo che pensa solo alle proprie creazioni. Jared Leto appare poche volte sullo schermo, e può essere considerato non come un vero e proprio antagonista, ma un nemico indiretto. A lavorare per lui ci sarà l’assistente replicante Luv: pronta all’azione e determinata. Quest’ultima viene percepita come il cattivo del film, poiché è subito pronta a scendere in campo e apatica. I nemici sono ben realizzati, tuttavia risultano fin troppo stereotipati e sono spinti da motivazioni cliché.

La Wallace Corporation realizza i nuovi replicanti!.

L’Agente K è un replicante costituto da emozioni e bisogni umani, come quello di avere una relazione. La psicologia del personaggio ci viene mostrata sia mente svolge il suo lavoro, preciso e leggermente sovvertitore, sia nella vita privata. La Wallace Corporation ha realizzato un’intelligenza artificiale che appare sotto la forma di ologramma dalle sembianze femminili, apparendo estremamente reale. K è innamorato di lei e, nella pellicola, viene trattato il loro rapporto. Nonostante l’impossibilità di contatto fisico, continua ad amarla. Blade Runner 2049 ci offre le stesse tematiche del primo film, ma lievemente differente e con una prospettiva più vicina a noi e alle nostre intelligenze artificiali. E’ possibile amare una macchina anche se non ha un corpo ma solo un cervello? Cosa è da considerare giusto o sbagliato? E ciò verrà cambiato nel futuro? Domande che l’uomo si chiede sempre con più preoccupazione e che è possibile osservarle in opere come Black Mirror ed Her. La storia si concentra sulla ricerca d’identità di K e la relazione con l’ologramma è comunque ben presente nel film.
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Los Angeles appare più cupa ed è avvolta dalla neve.

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Los Angeles nel 2049 appare ancora più cupa, di giorno il cielo è sempre grigio e le strade sono coperte di neve. La natura non esiste più, gli esseri viventi si stupiscono della flora o fauna presente fuori la città. La metropoli è totalmente artificiale, le strade sono tappezzate di ologrammi e luminarie pubblicitarie, facendola risultare pulsante. La tecnologia presente in Blade Runner 2049 segue le orme del predecessore, poiché è un progresso reale agli strumenti posseduti 30 anni prima. L’architettura risulta un futuro decadente: nonostante gli elevati standard tecnologici, alcune abitazioni sono malmesse. Il lavoro svolto per creare un ambiente credibile e fedele con ciò che è presente nel primo capitolo è incredibile.

K ha una relazione con un ologramma.

Blade Runner 2049 stupisce e lascia di stucco lo spettatore con i suoi effetti speciali. La computer grafica è incredibile e ben relizzata sia per mostrare Los Angeles sia quanto si utilizzano le automobili. A donare un effetto più incredibile è la stupefacente fotografia di Roger Deakins, che risulta luminosa, cupa, colorata e semplicemente bella da vedere. Sul piano visivo il film è uno spettacolo e anche gli effetti sonori sono incredibili. Le musiche, invece, cercano di seguire la scia dei Vangelis e dei loro toni musicali. Nonostante siano composte da Hans Zimmer, non sono all’altezza del primo capitolo, tuttavia sono gradevoli e si adattano abbastanza al film.

Blade Runner 2049 è un film che non osa, è poco ambizioso e presenta una trama lineare. I colpi di scena sono quasi inesistenti e la durata è leggermente eccessiva, compromettendo il tutto. Sicuramente si tratta di un capolavoro visivo, sia per quanto riguarda la fotografia sia per gli effetti speciali (sarà certamente candidato agli Oscar per questa categoria). La trama, il modo in cui è narrata non è sorprendente, cadendo in un finale estremamente prevedibile e banale. Si potrebbe dire che avrebbero potuto fare di è più, ma ormai è stato già fatto. L’opera non ha quell’elemento in più che lo eleva fino a farlo adagiare accanto alla magnificenza del primo. Blade Runner 2049 è un film che si dimentica.