8mm #1: Brazil

Benvenuti in questa nuova rubrica a cadenza mensile: 8mm. Discuteremo e analizzeremo una moltitudine di cult cinematografici del passato. Stiamo vivendo in un periodo nel quale la nostalgia sta facendo da padrona e tenteremo di far ritornare in voga pellicole, conosciute o non, sicuramente degne di nota. Leggerete di film che hanno cambiato la storia, sono stati criticati o magari sono passati in secondo piano, nel tentativo di ricostruire ciò che più ha caratterizzato le opere nelle sale del passato. Ormai i film fuori moda presentano degli elementi affascinanti, i quali riescono ad attirare ancora oggi il pubblico, anche più giovane.

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Brazil.

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Cercheremo di farvi riscoprire la bellezza di alcune pellicole che dovranno essere assolutamente recuperate o riviste, nel caso in cui abbiate già attraversato l’esperienza visiva di questi capolavori. I film ormai andati si mostrano scostanti rispetto ai nostri tempi o riescono a sormontare la scogliera dei blockbuster moderni? Indagheremo a fondo e tenteremo di fornirvi una risposta concreta a quest’ostico quesito. Siamo nel lontano 1985 e nelle sale vengono proiettati pellicole che rimarranno per sempre nella storia della cinematografia: Ritorno al futuro, Witness, I Goonies e Rocky IV. Nello stesso anno, Terry Gilliam presenta al pubblico il suo capolavoro unico: Brazil.

Mosca. Errore di stampa. Tutto comincia da un semplice equivoco generato da un ingenuo insetto. Sam Lowry, il nostro eroe, si ritrova a correggere questo malinteso e ciò stravolge la sua vita. La pellicola è ambientata in un mondo distopico, governato da un sistema burocratico. Un giorno, a causa della precedente svista, viene interrogato e accidentalmente ucciso l’uomo sbagliato. Il nostro protagonista, nel mondo ordinario in cui si trova, sogna di salvare la donna dei propri sogni. Il giorno in cui cerca informazioni sulla famiglia della persona, si imbatte nella donzella del suo mondo onirico e così fa di tutto pur di raggiungerla.

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Brazil pesca a piene mani dalle creazioni totalitarie ideate da George Orwell.

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Sam ottiene una promozione al Ministro delle Informazioni, pur non volendola, per poter scovare notizie segrete riguardanti la donna, dunque si ribella al proprio governo. Il mondo è situato in un periodo retrofuturista, nel quale le persone si ritrovano a vivere con un’amministrazione che li controlla e frena la libertà. Brazil pesca a piene mani dalle creazioni totalitarie ideate da George Orwell. La burocrazia è follemente monitorata, ogni persona che vive all’interno sembra parte di un sistema radicale, ma realmente possibile. I vari impiegati d’ufficio, i camerieri, i soldati ed ogni ingranaggio facente parte di quella macchina che è il governo è ossessionato da ciò che compie.

L’ossessione è uno degli elementi chiave di Brazil. Per il lavoro sembra quasi chirurgica: tutto deve funzionare alla perfezione, niente può andare nel modo sbagliato. Gli impiegati devono svolgere i loro compiti senza porgere domande, come degli automi programmati per quell’azione. La bellezza viene resa ossessiva: è presentata una critica alla chirurgia estetica.  Nel 1985, questa tecnica era ancora alle prime armi e Gilliam compie dell’ironia. La madre di Sam e delle sue amiche vengono convinte che il lavoro compiuto da dei presunti medici sia per migliorare la loro bellezza, rimanendo purtroppo affascinate e tormentate da questa tecnica nuova. La giustizia diventa pressante, si vien giustiziati per delle motivazioni folli.

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 La pellicola solca i cieli del capolavoro.

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Nel film sono presenti più chiavi di lettura. Un’interpretazione personale è quella della costante ricerca della propria libertà, apparentemente raggiunta, ma mai realmente ottenuta. Rappresenta una metafora di vita: saremo sempre alle dipendenze di qualcuno. Elemento cardine è il contrasto, rappresentato sia visivamente che indirettamente. I personaggi sono l’opposto fra di loro e le stanze rappresentate mostrano una diversità totale, poiché vuole comunicarci qualcosa. La pellicola è assurda, sia per quanto riguarda l’egregia sceneggiatura che per la recitazione dei personaggi. Gli attori sono molto teatrali, grazie all’esagerazione del modo in cui vengono interpretati i vari caratteri. Brazil è un film che solca i cieli del capolavoro.

All’interno della pellicola non si riconosce più cosa è reale e cosa è nel mondo dei sogni. Le scene oniriche sono estremamente sublimi e perfette, la storia semplice, nei sogni di un’uomo ordinario, è eccelsa. Non solo si combatte contro dei samurai giganteschi e si vola nei cieli più alti, ma anche nel mondo reale sono presenti scene d’azione e inseguimenti entusiasmanti, che stuzzicano lo spettatore. L’atmosfera è ricreata in maniera maniacale: le architetture e le scenografie riescono a dare l’idea esatta del mondo che si vuole rappresentare. Le luci utilizzate sono strabilianti e donano un senso di coronamento all’egregia composizione visiva, sempre ordinata e magistrale. Le musiche riesce a portare lo spettatore esattamente dove vuole e si inserisce perfettamente nelle sensazioni che le immagini vogliono trasmettere. Brazil è il raggiungimento delle fantasticherie interiori.

La vicenda prosegue in modo satirico e così appassionante da tenere lo spettatore incollato allo schermo. Alcune scene sono veramente brillanti e geniali e vi ritroverete un Robert De Niro mai visto prima. Ogni cornice è ben calibrata e scritta in modo frenetico, tutti gli elementi sono perfettamente pensati e vi preparano per ciò che accade nel finale. Nelle ultime immagini, il film mostra, in modo mastodontico ed eccelso, un colpo di scena strabiliante. Brazil rappresenta un inseguimento dei tuoi incubi peggiori, attraverso un viaggio psichedelico alla scoperta di un mondo nuovo o di un sogno sfuggito di mano? Bon appétit… volevo dire: buona visione.