[Gamescom-2017] Provato NBA Live 18

Da quando il trono di miglior gioco di basket (e non solo) è diventato un’egemonia targata 2K, riuscire ad imporsi in questo specifico mercato è difficile per tutti. Chi può tentare quest’ardua impresa è sicuramente NBA Live 18, ultimo titolo della saga prodotta da Electronic Arts che da tempo vive di alti e bassi, tanto da portare la casa di produzione a non pubblicare il gioco dal 2011 al 2013 e nel 2017. L’anno sabbatico appena passato poteva far presagire che la pausa potesse essere lunga come quella precedente, ma EA non ha voluto mollare la presa e ha tentato di riproporre la sua versione del più importante palcoscenico cestistico al mondo: per fare questo hanno deciso di affidarsi al volto di James Harden, stella assoluta degli Houston Rockets e secondo classificato come MVP nell’ultima stagione.

James Harden, anche conosciuto come Il Barba: secondo voi perché?

Come dicevamo, combattere con un colosso come 2K, giunto ormai ad un passo dalla perfezione nella sua simulazione, è impresa ardua e complicata. Se però parliamo di Electronic Arts, non manca la voglia di sfida nè tantomeno la capacità di vincerle: basti pensare al confronto fra FIFA e PES, una volta a vantaggio di Konami, ora passato nettamente in mani americane. Il lavoro da fare è tanto, le innovazioni anche e ci vorrà molta fatica, ma la prova di NBA Live 18 che abbiamo avuto l’opportunità di effettuare durante quest’edizione della Gamescom è stata interessante, perché il gioco parte da un’importante base grafica: il campo, il palazzetto e i giocatori sono ben realizzati, anche alcuni minori meno considerati come Zaza Pachulia, centro dei Golden State Warriors.

Il realismo del monociglio di Anthony Davis è impressionante

D’altro canto abbiamo già detto che c’è da lavorare, perché le note stonate ci sono e non sono onestamente poche, a partire dall’atmosfera, parte integrante del mondo dell’NBA. La versione che abbiamo provato metteva di fronte i Cleveland Cavaliers e i Golden State Warriors in una gara 7 delle Finals, il momento più atteso da ogni fan del basket americano, ma quello che si respirava nell’arena lasciava intendere altro: il pubblico comunica poco, reagendo in maniera decisamente blanda ai cambi di risultato che caratterizzano una gara importante come questa. Inoltre, i movimenti dei giocatori risultano ancora essere troppo macchinosi, poco fluidi e decisamente prevedibili, ben lontano da quello che un appassionato si aspetterebbe di trovare. Siamo comunque sicuri che, nel tempo, Electronic Arts sarà in grado di tornare alla ribalta in questo settore, ma ad oggi la sensazione è che la distanza con la concorrenza sia ancora troppo ampia. Vi ricordo di continuare a seguirci per ulteriori aggiornamenti riguardanti la Gamescom 2017 che si sta tenendo in questi giorni a Colonia!

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