Nel 2012 il progetto Zwei aveva attirato l’attenzione della grande famiglia dei fan dei titoli horror. Questo perché dietro a quel nome c’era la mente di Shinji Mikami, creatore, con Resident Evil, di un genere e quasi di un culto che fece proseliti anche in contesti videoludici molto diversi (da leggersi, tra gli altri, con Parasite Eve 2). Un paio di anni dopo uscì, a cavallo tra vecchia e attuale generazione di console, Psychobreak, risultato finale di quello Zwei, conosciuto qui in occidente con il nome di The Evil Within. Obiettivo di Mikami e dello studio Tango Gameworks era quello di riportare ai fasti di un tempo un genere che, ultimamente, aveva preso una piega fin troppo action per essere definita survival. Ciò che ne uscì fuori fu un titolo mediamente apprezzato dalla critica e dal pubblico, che però lasciava molte domande in sospeso e un finale più che mai aperto. Durante l’ultima E3, il publisher Bethesda, all’interno della sua conferenza, ha voluto far capire al pubblico che crede ancora fermamente in questo brand, mostrando un primo assaggio di quello che i giocatori si dovranno attendere, dal 13 ottobre, con The Evil Within 2.
Dicevamo delle domande in sospeso. Il primo capitolo ruotava attorno alla figura (e soprattutto alla mente) del misterioso Ruvik, della macchina STEM, del Beacon Mental Hospital e di come il protagonista Sebastian Castellanos e i suoi colleghi Joseph Oda e Juli Kidman fossero finiti dentro un vortice da cui uscirne fu dannatamente difficile. Di contorno alla storia principale però, il gioco lasciava note e documenti che parlavano della vita, con annessa tragedia, della famiglia Castellanos. La figlia Lily di 5 anni morta nell’incendio della propria casa, i conseguenti problemi d’alcolismo di Sebastian (appena accennati nel gioco), e il lento distacco dalla moglie Myra. Questi stessi documenti lasciavano intendere però che poteva non essersi trattato di un incidente, e i trailer usciti in questi giorni sul web chiariscono bene la situazione. La bambina non è morta, e sarà lei il punto cardine della narrazione di questo secondo capitolo.
Una cosa si era già capita nel primo The Evil Within (e ancor di più nei primi due DLC); Juli Kidman nascondeva qualcosa. Nell’ultimo trailer mostrato pochi giorni fa, si palesa infatti l’importanza del suo ruolo all’interno della sinistra organizzazione Moebious; è lei infatti che fa sapere a Sebastian che la figlia è viva e che venne inscenata la sua morte, quando in realtà fu rapita per creare, con la sua mente, un nuovo STEM. Ora però la piccola è intrappolata nel suo stesso vortice di pensieri e la Moebius sembra voler chiedere aiuto proprio al padre. Tre anni dopo i fatti di Krimson City, il detective Castellanos non dovrà andare a cercare il male dentro ad uno sconosciuto e squilibrato come Ruvik, ma direttamente in quello della sua stessa figlia. Una tragedia nella tragedia. L’unico modo in cui il nostro protagonista potrà salvarla sarà quello di ritornare nuovamente nello STEM e nei mondi tormentati che crea. Come hanno detto gli stessi sviluppatori di Tango Gameworks sarà una storia di redenzione, un’opportunità per Sebastian di risollevarsi dopo aver toccato il fondo, trovare la figlia e ricostruire la sua vita.
I diversi filmati pubblicati da Bethesda in questi giorni mostrano ancora una volta l’immaginario folle e malato di The Evil Within, con le sue terrificanti creature (alcune dal design veramente ispirato), cadaveri e sangue dappertutto, i corridoi stretti e claustrofobici, le camere di case fatiscenti, e i luoghi aperti dal respiro più ampio (ma sempre decisamente poco invitanti). Proprio sugli ambienti aperti gli sviluppatori hanno voluto sottolineare che, a fronte della linearità di narrazione del primo capitolo, saranno presenti anche zone meno lineari da esplorare a piacimento. L’auspicio è che ciò non vada ad intaccare il filo logico del gioco e rendere la narrazione troppo spezzettata, come accade spesso con i titoli che fanno delle side quest il loro cavallo di battaglia anche quando non sarebbe necessario. Perché già l’escamotage dello svegliarsi e risvegliarsi in continuazione in posti diversi può risultare complesso da assimilare, con tante altre piccole missioni secondarie si potrebbe andare a far perdere quel flebile filo logico che oscilla e rischia di spezzarsi in continuazione.
Sotto il punto visivo si vedono perfettamente i progressi fatti a livello grafico. D’altronde il primo capitolo era un prodotto cross-gen, che inevitabilmente non mostrava del tutto le potenzialità delle attuali console. Non è stato chiarito se sia stato utilizzato sempre l’idTech 5 (più probabile) o se siano passati al 6 (c’è chi ipotizzava anche un Unreal Engine 4), ma questi tre anni sono serviti a Tango Gameworks per migliorare modelli, volti, illuminazione e animazioni dei personaggi. Sembra infatti che il nostro detective sia stato reso decisamente più fluido rispetto al primo capitolo. L’eccessiva legnosità dei controlli era infatti un punto a sfavore del primo capitolo, e un miglioramento in tal senso non potrà che far felici i giocatori, quando si troveranno nuovamente a scegliere se avere un approccio più stealth o rischiare la battaglia faccia a faccia con risorse e munizioni limitate, ma soprattutto quando ci sarà bisogno di fuggire da spiritati, sadici e via discorrendo.
Traendo le conclusioni, The Evil Within 2 sembra avere le carte in regola per superare il primo capitolo, nonostante il passaggio di Mikami a producer (è infatti John Johanas ad aver preso il timone di Director). Le ambientazioni malate e le creature contorte, che evocano in fasi alterne Resident Evil, Silent Hill (soprattutto) e gli incubi di York in Deadly Premonition, tornano ancora più brutalmente spettacolari. Il trailer presentato alla conferenza Bethesda dell’E3, con la versione più cupa di Ordinary World dei Duran Duran (brano non scelto a caso), ha da subito colpito il pubblico con il giusto connubio tra immagini e musica. Da venerdi 13 ottobre (non casuale neanche la data) il detective Sebastian Castellanos tornerà a far rivivere i propri demoni indagando sul male dentro nella città di Union in The Evil Within 2.