Parlando di tower defense, non possiamo esimerci dal citare il primo capitolo di questa serie, Dungeon Defenders, insieme al suo inseparabile amico Orcs Must Die. I due titoli uscirono a breve distanza l’uno dall’altro e fin da subito presero strade parallele, che trovarono sbocco una nel mondo mobile e l’altra in quello console e PC. Anche se di qualità generale minore, il gioco di Trendy Entertainment possedeva le carte giuste per avere successo. Oltre al classico piazzare torri difensive e disseminarle lungo il percorso, aspettando pazientemente la fine del livello, sono state implementate alcune nuove meccaniche che hanno reso Dungeon Defenders ciò che è adesso: un mix tra un RPG e un RTS. Dungeon Defenders 2 è nato come un MOBA, infatti sarebbe dovuto essere il classico titolo che cerca di raggiungere più dispositivi e console possibili, affiancandosi a League Of Legends e Dota 2. Evidentemente qualcosa deve essere andato storto se il team ha infine deciso di fare tabula rasa e ripartire a lavorare sul progetto ricostruendolo dalle fondamenta. L’idea che li ha guidati lungo tutto lo sviluppo di questo secondo capitolo è stata quella di ritornare al concept del primo, lavorando ovviamente per introdurre alcune novità . Gli sviluppatori hanno eliminato dalla lista i dispositivi mobile, avendo così carta bianca per migliorare il titolo, senza preoccuparsi dei requisiti di sistema troppo alti. Le problematiche in realtà sono state ben altre: semplicemente, il team di sviluppo non è riuscito a lavorare a pieno regime a causa delle molteplici critiche provenienti dalla comunità , ed è per questo che il progetto del MOBA è stato abbandonato.
La struttura di base è rimasta invariata. Le diverse missioni a cui si può prendere parte sono disponibili tramite il tavolo da guerra posto al centro della taverna, che funge da hub centrale. All’interno del dungeon, si devono difendere i vari punti di interesse che i nemici proveranno ad oltrepassare e distruggere. Per fronteggiarli, possiamo aiutarci piazzando torrette difensive, oppure utilizzando il personaggio scelto per attaccarli direttamente; abbiamo a disposizione infatti sia un’arma principale che alcune abilità speciali. Le principali classi giocabili sono lo Scudiero, il Monaco, l’Apprendista e la Cacciatrice, tutte ben caratterizzate sia esteticamente che a livello di meccaniche. In termini di gameplay effettivo, ogni eroe dispone di quattro abilità e quattro strutture difensive. Anche l’aspetto RPG del primo titolo è stato mantenuto nel sequel: è infatti possibile assegnare dei punti abilità al raggiungimento di ogni nuovo livello del nostro personaggio, il quale può inoltre essere potenziato a seconda dello stile di gioco che vogliamo adottare. All’interno di ogni dungeon è possibile trovare equipaggiamenti di ogni tipo, in quantità superiore rispetto al primo capitolo, che influiscono sia sull’aspetto esteriore del character utilizzato che sulle sue statistiche.
Se avete amato e vi siete affezionati al perfetto bilanciamento tra strategia e azione che Trendy Entertainment ha creato con il primo Dungeon Defenders, probabilmente rimarrete un po’ amareggiati  a causa del sequel; se, invece, siete alla ricerca di una componente più frenetica, sicuramente il seguito non vi deluderà . Non si tratta di una vera e propria contraddizione con la sua definizione di RPG. Infatti, nella difesa, che comprende il piazzamento delle torrette, la parte puramente strategica rimane comunque importante per assicurarci la vittoria, ma in modo più marginale rispetto a prima. Le risorse sono più scarse, il che ci lascia poca libertà di costruzione. Personalmente, vedo il saper dosare bene ciò che il gioco ci mette a disposizione come una difficoltà in più, quindi in maniera positiva. È obbligatorio quindi avere un approccio diverso alle ondate di nemici, in cui lo scontro frontale passi in primo piano mentre le torrette restano solo un supporto al giocatore. Come in passato, rimane la possibilità di giocare in modalità cooperativa insieme ad un massimo di tre utenti, formando così un team di quattro eroi che, con l’aiuto di qualche struttura ben piazzata, difenderanno ogni entrata del dungeon. Questi piccoli, ma radicali cambiamenti potrebbero far storcere il naso a chi è rimasto legato al capitolo precedente, tuttavia attraverso delle innovazioni grafiche e alcune nuove meccaniche, è un prodotto che riesce sempre a divertire, soprattutto se giocato in compagnia di qualche amico. In fin dei conti, basare il gameplay di un personaggio soltanto sull’utilizzo delle torrette non è impossibile, anche se richiede una certa esperienza sul gioco. Inoltre, come per gli eroi, anche le strutture difensive potranno essere migliorate, nonostante sia consigliabile fare affidamento esclusivamente su di esse.
Se da una parte il gameplay potrebbe essere criticato perché si discosta da ciò a cui eravamo abituati, dall’altra il comparto tecnico non merita altro che complimenti. Gli sviluppatori hanno lavorato duramente, sia per quanto riguarda la stabilità del gioco che per la grafica vera e propria. Grazie ad alcuni gameplay in anteprima, abbiamo potuto notare che il Netcode, il sistema che gestisce le partite online, non si è dimostrato molto affidabile per le sessioni private. La grafica del titolo e delle schermate di gioco invece sembra perfetta in ogni suo aspetto, semplice e pulita, senza troppe pretese. Un altro aspetto positivo da sottolineare sono gli equipaggiamenti, che seppur non troppo innovativi risultano comunque ben realizzati, talvolta accattivanti. Anche i nemici si differenziano molto esteticamente, infatti ci potremo trovare davanti ad orchi con elmi e armature corazzate diverse tra loro, grazie ai nuovi modelli tridimensionali. Di pari passo, risultano migliorate anche le texture e gli effetti particellari, come nel caso delle esplosioni e delle fiamme che mostrano colori più sgargianti e reali, o ancora il fumo e le ombre che saranno più definite e meno spigolose. Il titolo, al momento del lancio, sarà Free To Play e in quanto tale presenterà delle microtransazioni che, almeno per il momento, si limiteranno a riguardare solo gli oggetti cosmetici e non andranno ad influire sul gameplay: alcuni esempi sono equipaggiamenti speciali o slot aggiuntivi per l’inventario. In conclusione, Dungeon Defenders 2 potrebbe sia stupirvi che deludervi, ma sicuramente vale la pena provarlo, se non altro giocato in compagnia come passatempo.