Recensione World to the West

A quattro anni dall’uscita di Teslgrad, la compagnia Danese Rain Games finalmente rilascia un secondo gioco che cerca di innovare ancora di più la classica formula puzzle che i ragazzi di Rain amano molto. World to the West non solo è un sequel spirituale del primo gioco della software house, ma soprattutto è il primo sbarco per la compagnia in un ambiente 3D. World to the West può essere definito come un puzzle game in visuale isometrica che cerca di sconvolgere la formula classica introducendo 4 personaggi giocabili e un mondo aperto, con alcune componenti molto simili ad un classico gioco di avventura.

Quattro eroi, quattro storie, un viaggio: questo è l’incipit dato al giocatore riguardante la trama di World to the West. Una storia essenzialmente semplice ma interessante e a volte divertente, che si rivela sempre più coinvolgente a lungo andare, anche se l’inizio del racconto stesso può essere visto come confusionario e statico. Come già detto prima, la storia ruota attorno ai quattro personaggi principali. Lumina, una ragazza che per sbaglio si teletrasporta in una terra lontana, Knaus, un bambino che si rivela essere troppo curioso, Teri, un’avventuriera interessata solo ai soldi, e Clonington, un gentiluomo lottatore. Questi quattro almeno all’inizio non hanno motivo di aiutarsi, ma si ritroveranno ad unirsi per affrontare un lungo viaggio che li porterà ad esaudire un’antica profezia. Detto questo, la storia del gioco si rivela per la maggior parte abbastanza utile a portare avanti il gameplay, spingendo il giocatore a continuare anche se non è abbastanza coinvolgente da colpire o emozionare.

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Quattro personaggi che si interfacciano tra di loro per risolvere enigmi in un modo divertente ed energetico.

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Il gameplay di World to the West si basa sull’uso dei quattro personaggi principali per risolvere dei puzzle all’interno sia della mappa del mondo superiore, che vedrà il giocatore attraversare foreste, deserti, templi e città ottocentesche, sia di quello anteriore, che consisterà nell’esplorazione di vari tunnel, caverne e antiche rovine dimenticate dal tempo. Ogni personaggio utilizzabile possiede un’abilità speciale che può essere usata per aggirare degli ostacoli che sarebbero insormontabili. Questo fattore diventa una parte centrale di World to the West, dato che alcuni puzzle avranno bisogno della collaborazione di più di un personaggio per essere risolti, rendendo la giocabilità dinamica e divertente. A questa equazione si può anche aggiungere il fatto che nel mondo di gioco è popolato da vari nemici, che possono essere sconfitti solo da alcuni eroi, rendendo l’esperienza ancora più varia e, sotto un certo punto di vista, le dona una connotazione quasi strategica. Tuttavia bisogna sottolineare che questo può risultare frustrante soprattutto se non si possiede il personaggio adatto a combattere, rimanendo braccati e destinati a morire.

Ecco Lumina alle prese con un dungeon!

Come è stato già detto, il videogioco prende luogo in un mondo aperto, il quale vuole dedicarsi all’esplorazione, rendendola una parte integrante dell’esperienza completa. Anche se proprio questa componente potrebbe far storcere il naso ad alcune persone: l’ambiente è molto grande, vario e gradevole da vedere ma lascia a desiderare sulla componente di ricerca dell’ avventura. Alcune aree sono palesemente bloccate solo per essere aperte più tardi man mano che la storia progredisce. Questo fatto lascia il giocatore con la voglia di vedere quali altri ambienti lo aspettano, ma frustrato dal fatto che non gli è possibile andarci solo perché imposto dalla trama.

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Tecnicamente ben costruito, World to the West ha pochi problemi dal punto di vista del funzionamento.

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Da un punto di vista puramente tecnico il gioco si controlla abbastanza bene dandoci una buona sensazione nei controlli, i quali rispondono ottimamente agli input che vengono emessi. La telecamera funziona sempre egregiamente e non ostacola mai la visuale del giocatore, anzi muovendosi dinamicamente aiuta l’utente a focalizzare bene la scena e l’obiettivo da raggiungere. Parlando di bug ed altri problemi simili, ne sono stati riscontrati alcuni ma mai di grave forma, la maggior parte delle volte solo piccoli glitch riguardanti le texture e i movimenti di alcuni personaggi che si bloccano su dei piccoli ostacoli.

Un mondo vario e divertente che ha alcune lacune nell’esplorazione!

Da un punto di vista musicale e sonoro World to the West può essere considerato un vero e proprio capolavoro, avendo sia una colonna sonora adeguata e precisa per ogni situazione che il prodotto presenta, sia degli effetti sonori che si abbinano perfettamente con lo stile grafico del titolo. Non solo le musiche sono gradevoli da ascoltare, ma sono perfette nel contesto del gioco: la colonna sonora umoristica e rilassante è perfetta rispetto a quanto offerto.

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Una direzione artistica piena di colore e ben curata che però potrebbe rischiare di diventare blanda.

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Parlando dello stile grafico, il gioco ha uno design molto simile ad un classico low-poli, con dei colori accesi, molto comune in altri titoli indipendenti, per questo anche essendo bello da vedere corre il rischio di cadere nel banale e scomparire tra i molti altri titoli indipendenti odierni. Detto questo però bisogna dire che il comparto tecnico di World to the West è curato e pulito, l’acqua e i modelli dei personaggi, specialmente, sono realizzati meticolosamente, tanto che fanno sembrare la produzione un vero cartone animato.

Concludendo, possiamo dire che World to the West è un esperimento riuscito bene per Rain Games. Con un gameplay divertente e impegnativo, una storia accettabile, una colonna sonora perfetta e una grafica bella ma non innovativa, World to the West è essenzialissime un titolo divertente e gradevole da giocare. Possiamo quindi dire che, per essere il primo titolo 3D di Rain Games, il team danese dovrebbe andare fiero del lavoro svolto.