Recensione A Rose in the Twilight

Sin da quando i tripla A si sono affermati sul mercato, i videogiochi cominciavano a diventare molto simili fra loro, così entrò in gioco il movimento indipendente. Il mercato e i videogiocatori non desideravano più opere che non facessero provare nulla, volevamo qualcosa di nuovo e mai visto prima; A Rose in the Twilight riesce ad inserirsi perfettamente fra i titoli di nicchia, dal concept innovativo e disparato. L’idea di base è interessante quanto bizzarra e macabra, il character design dei personaggi è caratteristico ma il gameplay risulta analogo ai molti titoli indie, a volte risulta decisamente ripetitivo e la narrazione è dispersiva. NIS America ha realizzato un puzzle platform bidimensionale, disponibile per Playstation Vita e PC, scopriamo con ordine di cosa si tratta.

A Rose in the Twilight inizia immediatamente con una ragazzina che si risveglia fra le antiche e misteriose rovine di un castello, privo di tempo e dai colori spenti, dubbi e domande si insinueranno nella vostra mente: cosa sarà successo? Rose, la protagonista, possiede una spina maledetta nella sua schiena e, questo strano elemento, alimenterà le titubanze interiori: perché vi ritrovate in questo luogo oscuro? Chi è la bambina? Cos’è accaduto al castello? Questa serie di questioni vi appassionerà e consentirà il proseguo dell’avventura, per poter scoprire maggiormente riguardo a ciò che ruota intorno a questo misterioso posto. L’incipit è veramente ottimo e costringe i giocatori più curiosi a spingersi nei meandri più oscuri, di questo buio dungeon.

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A Rose in the Twilight incuriosisce il giocatore, tanto da tenerlo incollato allo schermo.

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Dopo un breve tutorial, si superano facilmente le prime stanze e si giunge all’incredibile scoperta del vostro nuovo compagno di viaggio: il Gigante. Questo strano essere dalle abilità uniche, sarà controllabile dal giocatore e risulterà necessario per la soluzione dei puzzle successivi nel gioco. La storia viene raccontata indirettamente recuperando memorie di sangue, le quali sbloccheranno cutscene che racconteranno il passato di abitanti del castello e ciò mostrerà sempre più riguardo gli avvenimenti nell’ambiente e con delle pergamene che raccontano la ricerca riguardante la maledizione della spina. A Rose in the Twilight incuriosisce il giocatore, tanto da tenerlo incollato allo schermo.

Inizialmente vi ritroverete completamente da soli contro il mondo.

La narrazione non è lineare: ogni giocatore può costruire la propria storia. Le memorie saranno utili per poter proseguire ma ognuno può ritrovarle in un ordine differente rispetto ad altri e le pergamene dovranno essere ricercate esplorando il mondo di gioco. Questo modo atipico di raccontare le storie, nel quale a piccoli bocconi scopriamo cosa accade alla protagonista, non è uno dei metodi migliori in cui si potrebbe scoprire il futuro. L’eroina viveva in un convento, e adesso si ritrova in questo posto fuori dal tempo e vorrebbe solamente tornare a casa dal padre. Rose possiede il potere di assorbire il sangue ed è possibile rallentare il tempo mentre si attira questo elemento, nella propria spina insita nella schiena. L’emoglobina può essere trasferita negli oggetti per renderli dinamici o sottratta da essi per restituire staticità. Il Gigante rotondo, con un grande mulinello, è il vostro unico e solo compagno di viaggio, fruttuoso per la collaborazione reciproca: lui passa in mezzo alle spine, lei sale sopra le scale.

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A Rose in the Twilight non ci penserà due volte a punirvi.

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Il gameplay consiste nel risolvimento di semplici puzzle, la difficoltà è sita principalmente nell’intuizione di capire quale personaggio bisognerà utilizzare per primo. A Rose in the Twilight non ci penserà due volte prima di punirvi: morirete volutamente per offrire il sangue alle spine che vi ostacoleranno o perirete schiacciati per i vostri errori di prova. La giocabilità nel corso delle ore risulta ripetitiva e fin troppo semplice, la curva di apprendimento è così ben studiata da capire facilmente le soluzioni dei vari enigmi propinati. Il Gigante è lento nelle animazioni e, molte delle volte, sarete costretti a dover tornare indietro per risolvere delle parti: ciò potrebbe risultare noioso e frustrante. Il titolo è abbastanza ripetitivo, anche a causa del fatto  che tornerete più volte nelle stesse stanze e gli enigmi non saranno ben differenziati fra loro. Inizialmente il feeling con i comandi non è dei migliori e verranno utilizzati dei tasti inusuali, vi ritroverete a premere più volte quelli sbagliati.

Il Gigante è il vostro unico compagno di viaggio.

Elemento caratteristico è il character design, il quale risulta particolarmente sublime e dalla peculiarità orientale. La psicologia di Rose è ben caratterizzata già dal design, la spina rossa nella schiena rende il suo carattere più vivace e la struttura del Gigante fa comprendere sin dall’inizio le sue intenzioni, al giocatore. La direzione artistica è veramente eccelsa: la palette utilizzata risulta spenta ma caratteristica, in modo da dare un tono specifico all’ambiente in cui ci si trova. Il sangue sarà l’unico elemento a possedere un colore accesso, e riuscirà a far apparire le scene, crude, di morte particolarmente più violente e raccapriccianti. Le cutscene presentano uno stile davvero particolare, come un siparietto monocromatico, nero e rosso, nel quale viene narrato ciò che accadeva prima in quel posto, in un tempo ormai perduto. La colonna sonora è più che ottima, riesce a generare una reale sensazione di angoscia, a far espandere l’empatia nel giocatore e gli effetti sonori sono ben realizzati. Le musiche non vi accompagneranno per tutta la durata del titolo, a volte vi ritroverete da soli e ciò costituirà una desolazione interiore intensa.

Nel complesso il titolo risulta un indie che riesce a differenziarsi dalla massa solo in alcuni punti essenziali, come il concept ed il reparto artistico; per quando riguarda il gioco in sé, diventa ripetitivo e particolarmente monotono, il principio che consente il dover andare avanti è il senso di curiosità e scoperta. Il mistero è una delle essenze di questa opera videoludica che sperimenta, con un idea brillante dalle solide basi, ma non eccellentemente costruita nel suo complesso. A Rose in the Twilight risulta un videogioco più che sublime per quanto riguarda il reparto artistico, tuttavia non riesce a brillare per gameplay o struttura narrativa nel complesso. Ci auguriamo che gli sviluppatori creino dei concept originali e creativi come questo e lo sviluppino in modo più avvincente e con una giocabilità meno tediosa e frustante.

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