Il regista Christopher McQuarrie ha lanciato il tweet, equivlente dell’odierno guanto di sfida: da adesso non ci si può più tirare indietro. L’avventura di Mission Impossible è nata 51 anni fa, con una omonima serie TV concepita dalla mente di Bruce Geller nel 1966. Il suo avvento sul grande schermo ha dovuto attendere fino al 1996, anno nel quale il regista Brian De Palma lancia sul mercato Tom Cruise, nei panni dell’agente Ethan Hunt. Ad oggi sono trascorsi 11 anni da quello che fu un successo planetario e ancora l’industria non accenna a lasciarlo terminare. Fatta esclusione per il primo film, che bene o male portava sulla scena qualche buona idea ed un ottima colonna sonora (tira su le mani se anche tu la confondevi continuamente con quella di 007), i successivi furono un continuo iterare le stesse alchimie ed atmosfere sfruttate nel primo capitolo senza alcuna intenzione di variare la formula: Tom Cruise, pistole, trama scarna e tanta tanta esagerazione.
Il mondo dei film di azione è sempre al lavoro e da tanto tempo ci vengono riproposti gli stessi personaggi stereotipati e le stesse meccaniche narrative ancora ed ancora. C’è sempre qualcuno disposto a sorbirsi sparatorie mal giustificate ed arringhe fin troppo scontate proposte da personaggi puerili e incompleti. C’era davvero bisogno di un Mission Impossible 6? Forse no. Anche perchè al giorno d’oggi il concetto dell’agente segreto tamarro ed arrogante fatica a tenere il passo con l’archetipo dell’antieroe mascherato con un passato difficile come ci dimostrano gli analoghi Xander Cage e James Bond, molto meno attraenti del passato. Esiste anche la possibilità che questo nuovo Mission Impossible si riveli un diamante raro in mezzo in melma di pellicole tutte uguali e deludenti, incapaci di eccedere ne in una direzione ne nell’altra, allontanandosi da ogni tipo di eccellenza. Voi lettori cosa ne pensate? Avevamo bisogno di un Mission Impossible 6?
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