Recensione Cinquanta Sfumature di Nero

Siamo stati invitati al ballo in maschera più seducente di sempre dove abbiamo avuto la possibilità di visionare Cinquanta Sfumature di Nero. Universal Pictures ha allestito il cinema, nel quale si teneva l’anteprima, alla stessa maniera della festa presente nel film, per predisporre il pubblico allo spettacolo a cui avrebbe preso parte. A creare l’atmosfera, erano presenti: i figuranti, con delle vesti rassomiglianti in egual maniera al carnevale di Venezia, gli addobbi, con delle tinte scure e delle maschere, che ogni partecipante avrebbe dovuto indossare. Dopo il breve ricevimento, ci rechiamo all’interno della sala per percepire l’essenza dell’opera. La pellicola è diretta da James Foley, vede protagonisti Dakota Johnson (Anastasia Steele) e Jamie Dornan (Christian Grey) ed è basata sui romanzi bestseller dell’autrice inglese E.L. James. Cinquanta Sfumature di Nero riesce addirittura ad oltrepassare il raccapriccio proposto nel primo capitolo e offre un infimo livello culturale, nel quale lo spettatore prova un senso di ribrezzo interiore. Il regista riesce a conseguire un qualcosa di sconclusionato ed irrealistico ma procediamo con ordine.


Seguendo gli eventi di Cinquanta Sfumature di Grigio, ritroviamo i nostri protagonisti a vivere la propria esistenza lontana l’uno dall’altra e, purtroppo, dopo diversi eventi banali lui riesce a far tornare lei tra le sue braccia. Anastasia è cambiata, adesso ha una professione come assistente di una casa editrice ed il suo capo è invaghito di lei. Christian viene presentato come un uomo disperato che tenta di appropriarsi (come fosse un’immobile) di Steele, sbalordendola adoperando i propri averi. I due provano a rinegoziare i termini del contratto, niente più segreti e penitenze bensì Ana, volubile, insicura, lunatica ed imbecille, ricade nella rete nel quale Mr. Grey ha il dominio. La trama, se è possibile definirla così, procede nel modo più sbagliato possibile. Ciò che vorrebbero creare è una costruzione realistica in cui lo spettatore dovrebbe immedesimarsi ma la storia è totalmente utopica e senza nessun filo logico da seguire.

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È un susseguirsi di scene assolutamente pleonastiche.

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I dialoghi e la sceneggiatura sono ripugnanti, gli sceneggiatori hanno svolto un lavoro che definirlo estremamente sgradevole sarebbe un eufemismo. Com’è possibile realizzare un’opera decente su un romanzo che già di suo è da voltastomaco? I testi e la storia realizzata sono un agglomerato di brandelli delle peggiori fan fiction mai create prima. Il film vuole far leva sul costruire una relazione basata sulla fiducia ma che viene tormentata dal passato di lui. Nel corso di tutta la durata, il periodo oscuro di Christian è irrilevante nell’influenza della coppia e viene mostrato di rado ed in modo sconclusionato. In alcune parti si vuol ricostruire una storia d’amore con degli elementi thriller, vengono presentati personaggi all’inizio per poi scomparire durante quasi tutta la pellicola, lo spettatore potrebbe aver assolutamente soppresso dalla materia grigia certi soggetti. I cambiamenti di alcune figure e le azioni compiute da loro sono così astratte da creare ilarità nell’animo dello spettatore, snaturando  il significato del film. Cinquanta Sfumature di Nero è un susseguirsi di avvenimenti completamente pleonastici costituenti un prodotto confezionante un’irragionevole assurdità.

Una delle scene più ributtanti è quella del ballo.

Una moltitudine di scene, se non tutte quante, sono superflue e disarmoniche. Nel corso del ballo, viene presentata una festa in maschera che ricorda vagamente il carnevale di Venezia, vuole mettersi al pari con le scenografie ed i costumi della meravigliosa opera di Stanley Kubrick, Eyes Wide Shut, espletando solamente vari buchi nell’acqua. La parte in cui la coppia cena ad un ristorante e lei adempie agli ordini impartiti da lui (qui la clip), cerca di generare un’atmosfera in grado di provocare l’osservatore, tuttavia l’avvenimento cade nell’inconcepibile e scriteriato. Sono presenti differenti scene, ma una in particolare (non dirò quale per non fare spoiler) vorrebbe proporre un momento drammatico e d’inquietudine ed ovviamente si contraddice da sola, provocando sensazioni differenti da quelle volute. Le scene erotiche sono ben realizzate a livello tecnico, sono poco presenti e di breve durata, Anastasia continua ad appartenere al multimilionario, che pratica sadomaso sulla nostra eroina, convincendola con delle motivazioni banali ed insulse.

La passione è un elemento mancante all’interno della pellicola.

Dakota Johnson interpreta il personaggio come un tronco di legno, tra l’altro guaisce ad ogni tocco di Mr. Grey (che fastidio!), Jamie Dornan ha un viso eccessivamente docile per potere vestire i panni di un uomo che vuol fare da padrone e Kim Basinger (Batman – L.A. Confidential) mantiene la stessa espressione basita per l’intero lungometraggio. La regia offre elementi carini ma nulla di innovativo, i primi piani sono intensi e le scene a letto offrono una buona fotografia, ma la stessa ha alti e bassi. In diversi momenti, la luce è talmente calda e sgradevole da sembrare di vedere una serie televisiva di basso livello ed il montaggio offre stacchi tra una scena e l’altra molto più che ignobili. Il cambiamento drastico di alcuni personaggi è illogico e non viene presentata alcuna psicologia dei non protagonisti, appaiono senza che venga fornita una caratterizzazione degna di tale nome. Unico elemento positivo sono le colonne sonore, la più graziosa è I Don’t Wanna Live Forever, di Taylor Swft e Zayn ed il resto delle musiche costituisce un ottimo contorno.

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Cinquanta Sfumature è una pellicola così trash da risultare abominevole.

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Cinquanta Sfumature di Nero è un’opera che vuole provare a raggiungere il cuore e vorrebbe far emozionare il pubblico, ovviamente non riesce affatto nell’intento. La storia è illogica, mal composta e senza alcun senso, non ha motivo di esistere sulla faccia della terra. Non consiglio a nessun esser umano, con un poco di sale in zucca, di sborsare i propri risparmi per questa pellicola così trash da risultare noiosa ed abominevole. L’unico elemento che se la cava per il rotto della cuffia è la musica, la quale è ascoltabile su Spotify e non è necessario recarsi al cinema. Cinquanta Sfumature vuole fare della trama il suo punto forte ma gli sceneggiatori avranno premuto pulsanti involontariamente per scrivere i dialoghi o forse è il libro da cui si ispira a mettere nero su bianco in maniera contraria al buon gusto. Non riesco a concepire il successo di una storia così eccessivamente banale, priva di originalità e contenuto, quando esistono opere sublimi ma che non ottengono il dovuto rispetto. Successivamente all’orrenda scena finale, che chiude il ciclo di questi agghiaccianti avvenimenti, viene mostrato, dopo i titoli di coda, qualcosa di patetico che dà un’idea di ciò cui dovremmo sorbirci in futuro. L’avvertimento che vi do è di mettere piede all’interno della sala solo se avete il coraggio e siete desiderosi di crogiolarvi nella sofferenza per abbandonare al nulla due ore della vostra preziosa vita.

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