Provato The Legend of Zelda: Breath of the Wild

Come ben avrete letto più e più volte, in questi giorni Nintendo ha aperto le porte ad uno showcase, in quel di Milano, per mostrare a stampa e pubblico Nintendo Switch, la nuova console ibrida che cerca di essere l’erede spirituale di Wii U e 3DS. Nello showcase milanese che si trova in Via Solferino, e di cui trovate tutti i dettagli in questa news, abbiamo messo le mani su diversi titoli first-party e non che accompagneranno le console fin da suoi primi vagiti. Il titolo più atteso è senza ombra di dubbio The Legend of Zelda: Breath of the Wild, di cui ci accingiamo a raccontarvi le nostre impressioni dopo averlo provato.

Breath of the Wild è il titolo con cui siamo stati maggiormente in compagnia, se escludiamo le varie iterazioni di 1,2 Switch. Abbiamo speso circa venti minuti in compagnia del titolo sulla TV e altri dieci dopo aver switchato in modalità “tablet”. Mettiamo subito le cose in chiaro perché potrebbe variare il giudizio che partirà dalla sessione giocata con Switch piazzata nella Dock Station, di fianco ad una TV 4K. Ecco, proprio per questo il giudizio può discostarsi di molto. Come saprete, la risoluzione nativa di Switch non è neanche lontanamente 4K tanto meno punta ad esserlo. Di conseguenza l’upscale effettuato per permetterci di giocare sulla TV ha gravato sulla qualità visiva del titolo, rendendo evidenti diversi artefatti vistosi e decisamente brutti da vedere. Non abbiamo avuto modo di testare su un FULL HD (che crediamo essere la stragrande maggioranza delle soluzioni adottate), ma vi terremo aggiornati. Distaccandoci dal discorso meramente tecnico, The Legend of Zelda: Breath of the Wild mette sul piatto il suo prologo, capace di solleticare diverse soluzioni di gameplay e abile nel costruire una genuina curiosità nel giocatore, indipendentemente dalla vicinanza con il brand Zelda. Pad in mano, ci risvegliamo in un luogo ameno. Link si staglia davanti a noi in tutto il suo splendore artistico. I contorni sono marcati eccessivamente da un aliasing che non rende giustizia alla direzione artistica magnifica di un titolo che si preannuncia essere un ottimo crossover. Tra survival, action, gdr ed elementi classici da puzzle game, Breath of the Wild ha tutte le carte in regole per fare la storia del medium e per rimanerci. Seduto nella sua hall of fame.

La direzione artistica è curatissima, in ogni dettaglio.
La direzione artistica è curatissima, in ogni dettaglio.

La demo si apre quindi con un filmato che apre il tutorial che, passo dopo passo, ci spiega attraverso il gameplay come muoverci nel mondo di Hyrule. I colori vividi, la fisica che si applica alla quasi totalità degli oggetti a schermo rendono le immagini ancor più credibili e vive, accentuando la sensazione di trovarsi in un mondo coerente che ospita decine di forme di vita, ostili ed amiche. Dopo pochi metri troviamo rami, pietre, funghi ed un NPC che ci indica la via. Il dialogo con questa figura è piuttosto straniante, dal momento che non emette suoni e dobbiamo leggere, catapultati indietro ai tempi dei vecchi Final Fantasy. Già da questi primi istanti, il gioco ci lascia pressochè totale libertà d’azione. Esplorare per il gusto di sapere che cosa ci sarà dietro le lussureggianti colline di Hyrule. Questa frase, più di tutte, simboleggia le sensazioni che mi ha trasmesso questo capitolo di Zelda. Magagne tecniche a parte che (ahimè) non si fanno desiderare per tutta la durata del giocato su TV, Breath of the Wild si presenta bellissimo e con diverse feature che gli permettono di concorrere per essere una killer application. Il gameplay scorre fluido con un combat system tanto immediato quanto tattico e perfettamente ibridato con una serie di meccaniche da survival puro che incontra un meticcio dell’azione e del gioco di ruolo.

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Chiudiamo il nostro provato con un’analisi del titolo nell’attesissimo momento dello Switch! In men che non si dica, abbiamo staccato la console dalla dock station, trovandoci tra le mani un tablet che strizza l’occhio al paddone del Wii U, con la differenza, a favore di Switch, di avere un’ergonomia decisamente migliorata rispetto all’ormai penultima console Nintendo. La risoluzione si adatta e ci troviamo davanti ad un risultato meraviglioso. Texture, modelli, shader e ombre sembrano essere tornati a casa, quasi come se la soluzione sulla TV 4K fosse stata uno spostamento non voluto. Il frame rate è nettamente più gradevole ed il titolo esprime il meglio di sè in questa formula (quasi) tascabile. Gli arbusti che prima scorgevamo essere in finto 3D tramite diverse tecniche di sviluppo adesso prendono forma e non sono più pregni di artefatti grafici. Tutto è al suo posto.

Nintendo Switch, con Breath of the Wild, mostra subito i suoi punti di forza e di debolezza che, in base alle proprie esigenze e alle caratteristiche della propria postazione, possono essere accentuati o ridotti all’osso. Ciò che consigliamo, dopo averlo provato, è di giocare su TV FULL HD e di non cimentarsi nel 4K. L’incognita più grande rimane la durata effettiva della batteria con i titoli “impegnativi” come Zelda. Noi non vediamo l’ora di scoprirlo.