Dopo lo scandalo del Gamergate, l’inclusione dei personaggi femminili all’ìnterno dei videogiochi, e la loro corretta rappresentazìone, è diventato uno dei temi più caldi della nostra industria. Ma c’è una serie che è sempre stata virtuosa da questo punto di vista: Borderlands. Apprendiamo, tuttavia, che il developer non persegue una precisa filosofia politica, e che combattere i cliché significa innanzitutto fare bene il proprio lavoro.
Non credo che la questione sia rappresentare un’ampia varietà di persone. È solo una questione di buon design,” ha dichiarato Amanda Christensen, concept artist di Gearbox, interrogata sulle ragioni dietro la varietà di personaggi presenti all’interno dei giochi della compagnia. “Vogliamo creare dei mondi che sembrino reali e autentici, e questo significa avere persone con diversi tipi di corpo, genere, sessualità, etnia. È molto più divertente ideare personaggi appartenenti a uno spettro ampio, piuttosto che creare di continuo il “bro” generico e la “bonazza”.
Matthew Armstrong, il creatore di Borderlands nonché franchise director, ha aggiunto: “Non abbiamo un’agenda… facciamo semplicemente quello che è figo”.
Si tratta sicuramente di un monito interessante: inserire le “quota rosa” all’interno di un videogioco è solo controproducente, se si perde di vista quello che davvero conta, ossia creare dei personaggi interessanti e sfaccettati.