Tekken Tag Tournament 2: la recensione di VMAG

Riprendere in mano un nuovo Tekken è sempre un momento emozionante per me. Sarà che ci sono cresciuto con questa serie, iniziando a giocare con i vari Paul, Nina e Kazuya fin dagli “squadrati” esordi del primo, macchinoso episodio. O sarà semplicemente perché ogni volta riscopro quanto Namco Bandai voglia bene alla sua splendida creatura e ai suoi interminabili fan sparsi in tutto il mondo, me compreso. Credetemi se vi dico allora che, mai come questa volta, il publisher nipponico è riuscito a rendere omaggio non solo alla storia di un marchio, ma all’intero immaginario collettivo che ruota intorno al celebre Iron Fist Tournament.

Tekken Tag Tournament 2 è, infatti, il più bel capitolo dell’intera serie: il più esageratamente Tekken. In parte questo già lo sapevamo, fin da quando lo stesso Harada dichiarò con orgoglio di voler inserire in questo titolo tutto il meglio che il brand avesse offerto in quasi vent’anni di incontri digitali. E la promessa è stata mantenuta. Questo gioco è davvero tutto quello che un appassionato possa desiderare in materia. Certo, la modalità tag, rinnovata dalla presenza di nuove possibilità di fruizione come l’inedito due contro uno, è pur sempre figlia di un sistema di combattimento preso di peso da Tekken 6; in fondo non passeranno nemmeno trenta secondi prima che ve ne accorgiate.

Niente di nuovo in questo senso quindi, solo qualche nuova mossa e, come già detto prima, un cast di lottatori arricchito da alcune nuove leve e graditi ritorni dal passato come quello dell’indimenticata Jun Kazama. In realtà, a rendere questo prodotto una spanna sopra qualsiasi picchiaduro tridimensionale è la qualità, non la quantità. Se a Tekken 6 mancava infatti un po’ di carattere, un po’ di spina dorsale, TTT2 al contrario trasuda stile da tutti i pori, segno evidente della volontà espressa da Namco di chiudere questa generazione con una prova di alta scuola.

Per capirlo basta ammirare i suoi folli stage ambientati nei luoghi più impensabili del pianeta (tra cui anche la “nostra” Fontana di Trevi), frutto di una realizzazione artistica da Oscar. O perdersi tra abiti e accessori nella modalità di personalizzazione dei lottatori, la più ricca e completa mai vista in qualsiasi gioco di combattimento. O, ancora meglio, basta semplicemente combattere e provare con mano quell’esperienza esaltante e inarrivabile di vincere un partita all’ultimo respiro grazie a uno scambio di coppia tempestivamente perfetto e a un consequenziale phoenix smasher messo a segno con il cuore in gola.

Sono allora queste le piccole grandi cose che fanno comprendere il valore di questo videogioco e non, ripeto, i suoi numeri imponenti. Perché ci sarà pure chi vedrà in questo capitolo solo una versione ingigantita del precedente Tekken o chi invece lotterà per affermare l’esatto contrario, ma la sola verità è che, comunque lo si giudichi, Tekken Tag Tournament 2 continuerà cinicamente a star seduto nel suo comodo trono guardando tutti con quell’aria superba di chi sa di poter fare ciò che vuole. Perché lui, non dimentichiamoci, è pur sempre il re.