DiRT 3: la recensione di VMAG

Come chi dispensa illusioni portando in trionfo le proprie sparute qualità con l’intento di eclissare la miriade di difetti da cui è afflitto, c’è a chi piace farsi aspettare per interi lustri caricando d’attese e di speranze coloro che si nutrono di un’estetica effimera, dimenticando spesso che sotto un cofano fangoso si cela un motore ben più ruggente di quello trascurato e abilmente coperto da una carrozzeria sempre linda e splendente. Chi è consapevole del proprio valore, delle proprie innate capacità, non le andrà mai a urlare al vento rischiando di essere coperti dal suo feroce mugghiare; al contrario, sgomiterà con educazione e poserà sul piatto della bilancia tutto ciò che ha da offrire. E credetemi: DiRT 3, di qualità, ne ha davvero da vendere. Riuscire a far meglio del precedente capitolo, obiettivamente, era un’impresa piuttosto ostica, se consideriamo la mole di competizioni che si ramificavano lungo la carriera aprendo la strada anche ad alcune specialità particolarmente poco sfruttate nei giochi di guida, come quelle con protagonisti i dune buggy.

Ciononostante, Codemasters è riuscita a superarsi, offrendo a tutti gli amanti di gare off-road qualcosa di più del solito gioco pieno zeppo di competizioni in cui l’unico scopo è quello di tagliare per primi il traguardo. Sebbene dopo due capitoli resti ancora questo il cuore pulsante della serie, in DiRT 3 ci viene data la possibilità di cimentarci in gare freestyle. Se non vi è chiaro il concetto, provate allora a immaginare un livello simile a quello dei primi Tony Hawk, dove a bordo del vostro skate potevate esibirvi in svariati trick in delle arene munite di rampe, pali, e tutto il necessario per totalizzare dei punteggi da capogiro, potendo anche sgraffignare oggetti a mezz’aria. Pensate adesso alla medesima idea, ma a bordo di un’automobile.

Vi sembra impossibile? Nient’affatto. Grazie all’anima drift di queste bizzarre competizioni potrete sgommare attorno a pali di strutture fatiscenti, esibirvi in testacoda in punti prestabiliti, lanciarvi da grandi altezze, incunearvi tra container e molto altro ancora. E talvolta dovrete rimanere all’interno di queste arene per parecchio tempo prima di soddisfare tutti gli obiettivi richiesti, con buona pace dei vostri pneumatici e del vostro spirito di abnegazione. L’unico appunto da muovere a questo titolo, è forse il modello di guida un po’ troppo morbido, con poche differenziazioni di sorta tra terreni sdrucciolevoli, lisci e innevati. A parte questo, in tutta onestà, DiRT 3 è il seguito ideale che ci si sarebbe aspettati dopo le meraviglie del precedente capitolo. Da avere.