Assassin’s Creed III: la recensione di VMAG

Più che quella Americana, Assassin’s Creed III mette in scena la rivoluzione di un franchise imponente e distintivo per questa intera e longeva generazione dell’intrattenimento elettronico. Si perché dopo quattro iterazioni fagocitate nel giro di sole cinque primavere, è finalmente tempo di reinventarsi per l’action adventure “storico” di Ubisoft. Cambiare, nella vita e nel gioco, non è per tutti. E per cambiare la prima cosa che serve, ciò che si rivela davvero indispensabile, è il coraggio.

Coraggio per abbracciare nuove soluzioni. Coraggio per modificare  in profondità anche gli stilemi più radicati  e consolidati. Coraggio per aggiungere elementi a prima vista quasi inopportuni. Proprio come nella vita, anche nel gioco bisogna quindi saper correre rischi… se si vuole tastare con mano qualcosa di memorabile. Questo il titolo (che coincidenza) di uno dei ricordi per un Connor in piena adolescenza, che prenderà maggiormente le distanze da quanto Assassin’s Creed abbia impresso a fuoco nell’immaginario collettivo del videogioco moderno. E sebbene voglia preservare a voi il piacere di tale stupore, senza entrare nei dettagli, non posso esimermi dall’analizzare la vibrante componente narrativa di questo quinto capitolo della saga.

Anche perché l’espediente utilizzato dell’antefatto stesso, che v’impegnerà per almeno tre ore di gioco, si rivela vibrante e viscerale, segnando un magico precedente nella storia del videogioco. Vivere la genesi del terzo antenato di Desmond Miles non sarà un eufemismo, con un canovaccio settecentesco a base di spezie templari e condimenti assassini che ci mette prima nei panni del padre di Connor, poi in quelli della sua prole nel bel mezzo di una selvaggia infanzia, e solo dopo un lungo addestramento ci lascerà infilare la candida veste bianca dell’assassino.

Uno stupore genuino vi rapirà durante ognuna di queste drammatiche (ed epiche) fasi della vita del nostro avatar, sorprendendoci con meccaniche di gioco ora investigative, ora stealth, ora adventure. Un calderone di nuove idee che si plasma alla perfezione con il canonico sistema di controllo della saga, enfatizzato da un comparto animazioni fluido come non mai per questa intera generazione e che crea empatica sinergia tra il giocatore e il suo alter ego digitale. Sentirete il peso degli anni insieme a Connor, così come l’avanzare di una guerra civile camuffata da “Rivoluzione”.

Dal teatro di Covent Garden a Londra, elegante scenario pregno d’atmosfera per la nostra prima uccisione nei panni di Haytan (padre di Connor), fino al viaggio in nave verso Boston e la più memorabile delle tempeste che il videogioco ricordi: ogni istante in Assassin’s Creed III profuma d’inebriante primizia. E anche se una volta sbarcati nella legnosa capitale del Massachusetts ritroveremo banditori da corrompere, manifesti da strappare, salti della fede, carretti di paglia e “sincronizzazioni”, l’essenza di questa nuova iterazione della saga dell’assassino riesce a non inciampare mai del tutto nella ripetitività del primo capitolo, o nell’eccessiva schematicità dei suoi successori.

La componente narrativa avrà  la meglio su tutto il resto, tangibile prova dell’attenzione riposta da Ubisoft Montreal nel rivolgersi a un utenza adulta e cresciuta col videogioco, in cerca di un medium interattivo che vanti la stessa profondità di un buon libro o di un film a noi particolarmente caro. Vedere poi lo stesso Desmond non più relegato al ruolo grottesco di hub umano delle nostre peripezie a suon di parkour e lame celate, lontano anni luce dal manichino snodabile su schermo tra un caricamento e l’altro a cui ci eravamo quasi abituati, è pura e semplice liberazione per chi scrive. La sua parte è ovviamente quella dell’allievo che ha superato il maestro, ma tralesceremo coscienziosamente tale aspetto per non cadere nel più imbarazzante degli spoiler.

Finalmente, inoltre, il singolar tenzone vanterà qualche timida inclinazione alle risse di paese, dove anche nel consueto uno-contro-uno la reattività del videogiocatore vanterà tutt’altro peso. Insabbiate le discutibili easykill diEzio e Altair, Connor e suo padre dovranno partecipare attivamente al bignami del blocca-e-colpisci. In breve, parando gli attacchi attiveremo una sorta di bullet-time che ci consentirà di disarmare, uccidere, lanciare o utilizzare con fantasia il malcapitato (per esempio come scudo umano per ripararci dai colpi delle baionette). Ogni spettacolare animazione ci regalerà l’innegabile soddisfazione di una nostra effettiva paternità, anche nelle concitate sparatorie.

 Uno stupore genuino vi rapirà durante ognuna di queste drammatiche (ed epiche) fasi della vita del nostro avatar, sorprendendoci con meccaniche di gioco ora investigative, ora stealth, ora adventure…

Idem con contorno d’insalata per le battaglie navali: proprio come intuìNintendo EAD nel 1998 con Wave Race, la fisica dinamica e fluttuante dell’acqua può rendere un’esperienza basata su di essa una pietra miliare, o un totale fallimento. E le sezioni sulle navi valgono da sole il prezzo dell’intero biglietto. Ma l’Anvilnext non stupisce solo davanti a un muro d’acqua di dieci metri illuminato minacciosamente nella notte, tra lo scrosciare di tuoni e fulmini. Estate, inverno, praterie e boschi penetrati da rigogliosi ruscelli: tutto talmente vivo che quasi ci si aspetterebbe anche capace di emanare odori e stimoli olfattivi.Assassin’s Creed III non è soltanto il più bello da vedere, il più esteso e il più ricco dell’intera saga: ci troviamo di fronte al culmine creativo di questo brand, che rischia di schiudersi davanti agli occhi dei più scettici come un vaso di pandora. Ubisoft l’ha fatto davvero, ragazzi. Lunga vita all’assassino.

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