The Unfinished Swan è come un gioco indie prodotto da una major del mercato, nato da una tech-demo sviluppata per un festival del videogioco indipendente di ben quattro anni fa. No, aspettate, eliminate pure il “come”: il figliol prodigo di Giant Sparrow (un team di dodici persone che non sfigurerebbero seduti alla tavola del Cappellaio Matto) è davvero tutto questo. Eppure, a sorpresa, si rivela ben più del giochino indie per le masse, o del “videogame dei palloncini neri che imbrattano uno sfondo bianco”. Nato tra le calde mura dei Santa Monica Studios di Sony, questo cigno senza collo dispiega le sue ali e ci accoglie in un mondo onirico e sognante, tenendoci incollati allo schermo per tutta la durata del suo breve ma intenso viaggio.
Grazie all’abusata struttura a capitoli graficamente cesellata in un libro-elenco degli stessi e la rilassante voce narrante, The Unfinished Swan è scolpito nella sua anima pulsante di fiaba game: Monroe è un ragazzino orfano e confuso, figlio di una pittrice più brava a iniziare le cose che a portarle a termine. Tra i tanti immaginifici dipinti incompiuti, quello raffigurante un enorme cigno senza collo rimane tra i preferiti del piccolo protagonista, tanto da convincere l’orfanotrofio a lasciargli tenere il quadro. Una notte, però, Monroe noterà delle impronte arancioni inoltrarsi all’interno di una porta minuscola e mai prima notata: ad attenderlo oltre la soglia oscura, un mondo bianco e accecante.
Con una sorprendente soluzione di continuità, la componente narrativa lascerà spazio a quella interattiva. E in molti, ne siamo sicuri, passeranno questi primi istanti di stupore a fissare uno schermo apparentemente vuoto. Poi, che sfiorate il pad o il Move, vi renderete conto di aver già preso i controlli di Monroe, e che dietro a quella tela bianca si nasconde un intero mondo tridimensionale da esplorare in prima persona. Potrete saltare o lanciare palloncini di vernice che “mostreranno la via” (letteralmente) ma, mentre appariranno come per magia laghi e montagne, rane e pesci divorati da strane creature, non potrete evitare la più classica delle domande: “Davvero tutto il gioco è così”?
Per fortuna, la risposta è un “no” canonico: c’è molto, molto di più da scoprire in The Unfinished Swan. Ogni sezione del libro (in tutto ammontano a quattro) mescola le carte in tavola introducendo sentite variazioni del gameplay. E sebbene poi gli enigmi ambientali non saranno mai capaci di “sfasciarvi la testa”, sostituire la vernice con dell’acqua che innaffierà rampicanti indispensabili per raggiungere le vette più alte, non potrà che strapparvi un sorriso… rinfrescando con tali espedienti ogni meccanica di gioco con il nostro avanzare.
Si rimane incantati, quasi ipnotizzati dalla trainante musica in sottofondo e gli artistici scenari che si apriranno sullo schermo: è una sensazione che non si “consuma” nel giro di un quarto d’ora, e che permane per tutto il tempo dell’esperienza offerta. Ogni tanto potrete leggere qualche approfondimento sul passato di questo regno monocromatico e il suo bisbetico sovrano, che vietò l’utilizzo di alcun colore nei suoi perfetti territori, senza mai spezzare l’azione di gioco, modellando così il nostro viaggio tra le surreali note dell’immaginario di Monroe.
Già, perché di viaggio parliamo: e proprio come ci viene insegnato fin da piccoli, questo ha una durata ben precisa. Quella di questo coraggioso esperimento di arte interattiva partorito da Giant Sparrow è di sole due – tre ore, per essere precisi. Il tempo, comunque, è sempre un concetto relativo: forse allungando la sua durataThe Unfinished Swan non ci avrebbe lasciato qualcosa di tanto memorabile. Forse, sarebbe inciampato nello spudorato riciclo d’idee, arrivando ad allungare il brodo come nella più classica delle produzioni mainstream.
Di sicuro, qualcuno tra voi potrebbe ancora trovare eccessivi i 12.99 euro richiesti dal PlayStation Network per vivere un sogno interattivo pieno di reminiscenze delle inossidabili opere firmate Eric Chahi. A loro, il sottoscritto non può che consigliare di riflettere sulla durata media di quei videogiochi davvero capaci di lasciare un marchio indelebile nelle proprie memorie di gamers: perché non è sempre tutta una questione di misure. E ora, acchiappate quel dannato pennuto!
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