Nella storia del Videogioco non sempre il successo di un prodotto è andato di pari passo con la qualità. Fortunatamente, il brand di Forza Motorsport è stato, fin dagli esordi a 128 bit sulla prima Xbox, sinonimo di eccellenza assoluta, non solo nel campo dei racing game ma, forse, addirittura tra tutte le esclusive di casa Redmond.
Quando però ti rendi conto che, dopo quattro edizioni, il trono del genere è ormai tuo di diritto e lo sarà probabilmente ancora per molto, puoi permetterti anche di giocare con la tua creatura e farci un po’ quello che vuoi… Non c’è dubbio, allora, che l’idea alla base di Forza Horizon sia nata proprio da questo semplice pensiero, perché ai fatti, questo primo spin-off di Forza Motorsport non può essere altro che il risultato di una “bravata” degli sviluppatori, tanto pericolosa quanta dannatamente emozionante.
Il giro della morte di Turn 10 Studios e Playground Games inizia la sua folle corsa mostrando fin da subito la propria anima: dimenticata la vena tipicamente simulativa che elevava i giocatori ad eroi del paddock solo dopo ore di pratica, si parte ora con il buon Darius, campione assoluto di questo caldo Festival nelle terre rosse del Colorado che vi inviterà con palese spocchia a scoprire un mondo decisamente più spensierato e meno ufficioso del precedente episodio della serie.
Dalle corse clandestine alle gare testa a testa contro il migliori piloti di Horizon, Forza dimostra di sapersela cavare splendidamente in questa nuova veste goliardica; quasi fosse sempre stato così, in fondo. I tantissimi eventi disseminati lungo la fitta rete autostradale che compone la sconfinata mappa del gioco, sono di per sé un ottimo diversivo alla famosa modalità carriera delle iterazioni principali, capaci di divertire e offrire un’esperienza variegata senza soluzione di continuità. Tuttavia, la sensazione che si prova giocando a Forza Horizon è quella di un titolo che non sempre pare avere le idee chiare su quello che vuole realmente essere.
Da una parte, troverete un modello di guida che vira palesemente verso un classico Need For Speed, pur cercando di mantenere (forzatamente) intatto il realismo e alcuni elementi tipici di una simulazione (l’inutile visuale all’interno dell’abitacolo ne è un esempio); dall’altra, vi renderete conto di come il tentativo degli sviluppatori di trasformare Forza appare a tratti paradossale per quello che, in teoria, dovrebbe essere più un ibrido che un arcade puro, come dimostrano le ininfluenti conseguenze degli incidenti sulle auto, anche a 200 km/h (altro che Burnout Paradise).
In definitiva, Forza Horizon non è altro che il figlio scapestrato di Forza Motorsport 4, un ottimo titolo che diverte grazie a un gameplay fresco e coinvolgente, ma che tuttavia si distacca dalla serie originale perdendo ogni tanto di lucidità. Nonostante ciò, resta un vino amabile anche nella sua ingenua giovinezza.