Sniper Ghost Warriors 2: la recensione di VMAG

Vi è un ruolo all’interno dell’esercito che molto spesso può fare la differenza fra il vincere o perdere uno scontro. Nonostante il nuovo titolo Namco Bandai appartenga all’oramai super affollato genere degli sparatutto in prima persona, a discostarlo dalla moltitudine di titoli ci pensa innanzitutto il fatto che impersonerete un cecchino. Cuore di tutto il gameplay saranno dunque le intense sessioni di cecchinaggio, che contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, qui risultano più varie del previsto.  È notte fonda, siete su un altura insieme al vostro osservatore, una leggera brezza spira mentre  numerosi bersagli si stagliano di fronte a voi, un profondo respiro e poi un solo ed unico sparo. Così si potrebbe descrivere uno dei tanti momenti che vi ritroverete a vivere in Sniper: Ghost Warriors 2, titolo che fa della simulazione uno dei suoi maggiori punti di forza, oltre ovviamente al buon comparto tecnico garantito dal motore grafico su cui il titolo è stato programmato. Tuttavia questa nuova produzione City Interactive soffre di alti e bassi: su tutti i difetti emerge un mal calibrato livello di difficoltà che si attesterà, in più di un’occasione, su picchi notevoli. La storia viene raccontata per lo più attraverso cutscene composte da immagini satellitari, scelta abbastanza discutibile viste comunque le interessanti premesse narrative.

 

La vita di un cecchino non è semplice e spesso basterà sbagliare un colpo per incappare in un frustrante quanto inaspettato game over, visto che tutti i nemici vi piomberanno addosso per farvi la pelle in caso di fallimento. La libertà d’azione purtroppo è un altro dei talloni d’Achille della produzione, visto che al giocatore non ne viene concessa poi molta, a causa non solo di un design dei livelli a tratti poco ispirato, ma anche di un’esperienza fortemente costruita sui binari imposti dagli sviluppatori. Quando si tratta di una figura come quella del cecchino non è solo l’arma a fare la differenza, ma anche tutta una serie di fattori fra cui le condizioni fisiche del soldato, il suo respiro, piuttosto che i suoi battiti cardiaci (misurati da un apposito indicatore su schermo). La durata complessiva del titolo si attesta su livelli decisamente bassi, e anche la trama alla fine ne esce molto sfilacciata. Nonostante la breve durata della modalità principale, gli sviluppatori hanno ben pensato di inserire anche una modalità multi giocatore: nello specifico, si tratta della classica struttura composta di deathmatch a squadre fino ad un massimo di dodici giocatori che si daranno battaglia in due mappe. Inoltre, dispiace notare la mancanza di una modalità in cooperativa che, visto il continuo supporto dei compagni di squadra nel corso dell’avventura, non sarebbe stata una cattiva idea.