Deadpool: la recensione di VMAG

Videogiochi e fumetti. Un rapporto ovvio eppure mai così complicato. A insegnarcelo è in fondo la storia stessa dei videogiochi, costellata nel caso dei tie-in comic da una trafila di insuccessi clamorosi e solo qualche sporadica perla di rara bellezza, come nel caso del Batman della fortunata serie videoludica nata sotto il sole di Rocksteady. Per il videogiocatore appassionato di fumetti, dunque, il timore del flop è purtroppo sempre stato dietro l’angolo quando si tratta di giochi tratti da fumetti, troppe sono le amenità che si sono susseguite inseguendo la scia di profumo del vile denaro facendo leva sul nome comodo dei supereroi. Come da prassi quando si parla di tie-in, anche nel caso di Deadpool, titolo sviluppato dai ragazzi di Highmoon Studios, più di qualcuno ha riposto qualche speranza. Le promesse del team di sviluppo, forte delle apprezzate trasposizioni videoludiche dei film della saga di Trasformers, ne davano da credere, soprattutto perché fin da subito è stato chiaro l’intento di  seguire le orme di Rocksteady e cercare nel personaggio di Wade Winston Wilson, alias Deadpool, un nuovo portavoce del genere. Tuttavia, adesso che il gioco è uscito, per quanto appaia lodevole il tentativo di Highmoon Studios di offrire uno spazio tutto suo e assolutamente inedito al personaggio Marvel (fin ad ora ignorato dall’industria dell’intrattenimento elettronico), e di voler ricreare in forma ludica tutto il nonsense che contraddistingue il carattere narrativo dell’omonimo fumetto, il titolo rimane la solita trasposizione debole senza spina dorsale, per quanto non esente da qualche spunto interessante.

La narrazione, svincolata da qualsivoglia colpo di scena e originalità per temi trattati, si dipana nella maniera più tradizionale possibile, tra l’irrefrenabile voglia di vendetta di Deadpool nei confronti del suo acerrimo nemico, Mister Sinistro, e la generale assurdità delle situazioni che vedranno l’eccentrico protagonista vedersela con gli altri villain di turno. Peccato davvero che il rapporto tra Deadpool e ogni singolo cattivo (soprattutto quello principale), non venga approfondito quanto meriterebbe, lasciando loro fondamentalmente un mero ruolo comprimario volto solo a fare da cornice all’eccessiva centralità  del protagonista. Le più grandi qualità di Deadpool sono riscontrabili difatti proprio nella perfetta costruzione della personalità del suo personaggio primario, un eroe folle, fortemente sopra le righe, che fa del sarcasmo la sua vera arma, molto più affilato delle letali spade. Il lavoro sull’eroe è stato in questo senso davvero encomiabile, soprattutto considerando quanto gli sviluppatori siano in effetti riusciti a mantenersi fedeli al fumetto.

Proprio come nell’opera originale, Deadpool si pone nei confronti del giocatore come un protagonista piuttosto atipico rispetto al resto dell’immaginario Marvel, e non solo per la sua instabile sanità mentale. E’ Deadpool per primo, infatti, a infrangere palesemente la barriera che confina realtà e finzione attraverso le sue lamentele verso gli sviluppatori per la mancanza di donne nude nella sceneggiatura. Il personaggio è autonomo, e vive consapevolmente in un mondo immaginario di cui egli stesso è in parte l’autore. Il tono ironico e volutamente bizzarro della produzione High Moon Studios è palpabile in ogni singolo istante che compone la campagna principale: al giocatore viene chiesto di compiere azioni fuori dall’ordinario, assolutamente senza alcun nesso logico, del tipo gonfiare bambole e bizzarrie simili, oppure ricevere dei premi semplicemente alzandosi dalla poltrona. Non c’è davvero limite, insomma, all’assurdità degli sketch in cui il giocatore può imbattersi prendendo le redini di Deadpool. Se c’è dunque un aspetto vincente del gioco sul supereroe Marvel, questo è proprio il suo omonimo protagonista e tutto ciò che coinvolge l’interazione con questo e con il bizzarro mondo visionario in cui vive.

Ma Deadpool rimane pur sempre un videogioco e come tale un prodotto pensato per divertire, invero senza riuscirci quasi mai. Il titolo è più in generale un action tridimensionale (anche se non mancano alcune sezioni che si svolgono nelle più classiche due dimensioni) con un gameplay ibrido che si pone a metà strada tra un hack ‘n’ slash e un classico sparatutto in terza persona sulla falsariga di Devil May Cry. Il vero problema è che nonostante entrambi i generi riescano a fondersi piuttosto egregiamente creando un mix d’azione a sprazzi esplosivo, il mancato approfondimento delle meccaniche di gioco nei combattimenti all’arma bianca e in quelli con in mano un arma da fuoco non permettono alla produzione High Moon Studios di elevarsi al di sopra della concorrenza o quantomeno attestarsi sullo stesso livello.

Deadpool è afflitto da seri problemi di fondo, che derivano dall’intenzione degli sviluppatori di voler porre l’accento quasi esclusivamente sullo stile e l’ilarità dell’eroe, piuttosto che sulla componente ludica. L’esperienza di gioco, pur non mancando di spettacolarità grazie al particolare modo di agire del protagonista, scorre lineare senza mai esaltare veramente, inscatolata com’è in un approccio che scade abbastanza presto nell’arrendevole button mashing. L’intelligenza artificiale dei nemici, tutti fin troppo uguali e con un pattern d’attacco abbastanza prevedibile, non riesce ad offrire quel tasso di sfida impegnativo presente in altri esponenti del genere o invogliare a sperimentare soluzioni d’attacco alternative. Quello che forse lascia maggiormente perplessi però è la cattiva gestione del sistema di contrattacco, che una volta attivato spezza eccessivamente l’azione in slow motion rendendola troppo legnosa e priva di dinamismo. Insomma, Deadpool si presenta come un titolo sciatto, senza alcuna anima, capace di divertire per un paio d’ore al massimo e diventare tremendamente noioso per il resto del tempo. Il fatto è che il gioco, oltre a essere particolarmente ripetitivo, manca principalmente di contenuti, non offrendo nessuna motivazione convincente per una seconda run. Le fasi platform sembrano essere state inserite solo per allungare il brodo, e sono inoltre afflitte da una cattiva gestione delle collisioni, mentre la mancanza di una modalità multiplayer si fa sentire più che mai in un titolo che muore letteralmente dopo le 6/7 ore necessarie a concluderlo. Eppure il gioco è in grado di stupire con alcune trovate assolutamente geniali: per far un esempio capiterà di dover guidare Deadpool con i controlli invertiti perché ha il collo spezzato, oppure affrontare alcune situazioni in cui il gioco si trasformerà graficamente in un titolo a 8 bit, con tanto di citazione a tema sempre ben gradita. Dal punto di vista tecnico si notano ulteriori debolezze evidenti: la texturizzazione degli ambienti è alquanto approssimativa e spoglia, mentre il frame rate accusa spesso vistosi rallentamenti, nonostante i modelli poligonali siano tutti piatti e poveri di dettaglio, anche quello del protagonista. Migliore è il carattere artistico dell’opera, che riesce a ricalcare molto bene le atmosfere del fumetto e il tono scanzonato del protagonista, doppiato in inglese (con sottotitoli in italiano) in modo assolutamente azzeccato.

Deadpool è in conclusione un gioco con troppo alti e bassi per raggiungere il pubblico tutto. Non riesce a graffiare come altri titoli simili, nemmeno sfruttando all’osso l’ilarità del suo pittoresco personaggio, l’unico in verità a far raggiungere al gioco Highmoon Studios la piena sufficienza. Perché da che mondo è mondo, il giocatore prima che ridere vuole divertirsi giocando, e in Deadpool, questo, non si può proprio fare.