GameRome – La Città dei Videogiochi ha portato a Roma veramente tante figure di spicco nel panorama dell’industria videoludica, ma tra questi uno spicca sicuramente su tutti: Tomonobu Itagaki, celebre game director che ha curato saghe storiche come Dead or Alive e Ninja Gaiden, fino al recente Devil’s Third su Wii U. Itagaki inoltre non passa di certo inosservato, infatti il suo abbigliamento eccentrico e gli occhiali da sole sono diventati un suo tratto distintivo. Il pubblico è accorso numeroso prima del suo intervento sul palco, con la sala che si è riempita in pochi minuti in attesa di sentire le sue parole. Vediamo quindi quali sono stati i messaggi chiave di questo incontro.
Dopo essersi presentato brevemente con un video in che mostrava alcuni dei momenti chiave della sua carriera, Tomonobu Itagaki si è rivolto direttamente al pubblico con una semplice domanda: “Chi ama divertirsi?”. Naturalmente tutti hanno prontamente alzato la mano, e il maestro Itagaki ha spiegato che nel suo discorso affonterà alcuni temi, ma il più importante è il significato del divertimento in generale. Se il divertimento infatti fosse rappresentato da un cerchio, quello legato ai videogiochi sarebbe solo un puntino, e per sviluppare serve avere una visione più ampia e completa. Non bisogna quindi dimenticare anche divertimenti “proibiti” come il gioco d’azzardo o il sesso, d’altronde il primo gioco di Itagaki è stato Dead or Alive, e per sua stessa ammissione è stato proprio l’amore per il sesso ad influenzare in maniera attiva il gioco… e basta dare un’occhiata alle forme di Kasumi e delle altre lottatrici per rendersene conto. Non basta tuttavia “mettere un paio di tette enormi” (cit.) per avere una donna all’interno del proprio gioco, infatti la vera sfida è portare la femminilità delle donne all’estremo ma senza scadere nelle pure perversioni maschili. Un tema piuttosto complicato, specialmente considerata la differenza culturale di base tra il popolo occidentale e quello orientale.
Itagaki ha parlato poi di come sia fondamentale inserire all’interno del proprio gioco l’amore per la propria nazione d’origine (lanciando anche una frecciatina ad Assassin’s Creed dicendo “Che senso avrebbe per i francesi (Ubisoft) fare un gioco ambientato in Italia?”), ma studiando al tempo stesso anche le culture diverse così da rendere il gioco fruibile da tutti. Il game designer ha sottolineato anche l’importanza per uno sviluppatore di studiare la storia e interessarsi alla geopolitica, così da poter anticipare gli eventi e far uscire giochi con tematiche attuali o verosimili anche dopo tutti gli anni necessari per la realizzazione. Itagaki ha portato come esempio il suo ultimo lavoro Devil’s Third, spiegando come la scelta di ambientare il gioco in una versione distopica dell’America non sia stato casuale, infatti al momento dell’inizio dei lavori si stavano tenendo le elezioni che avrebbero confermato nuovamente Barack Obama alla guida degli USA. Itagaki creò così un mondo gioco dove l’America era profondamente cambiata a seguito delle elezioni, ed era divisa in 14 stati che si combattevano una lunga guerra civile… una situazione molto simile a quella attuale dopo l’elezione di Donald Trump tra l’altro.
Itagaki poi è tornato sul tema del divertimento, spiegando come sia fondamentale godere al massimo della vita in ogni sua forma, non solo quella dei videogiochi. Questo perché è importante portare le proprie esperienze di vita all’interno del proprio videogame se si è uno sviluppatore, per cui bisogna anche stare a contatto con la natura e provare anche il proibito. Vediamo come esempio un esperimento in stile Angry Birds: prendete una serie di bottiglie di vino e impilatele una sull’altra, poi lanciate un sasso per distruggere tutto… e se siete ricchi fatelo con bottiglie di Champagne. Si tratta di una sensazione bellissima che un buon sviluppatore dovrebbe essere in grado di trasmettere all’interno del suo gioco, ed Angry Birds ha successo proprio per questo motivo.
I videogiochi inoltre alla fine non sono che un design di regole, e per capire come sfruttarle al massimo si dovrebbe provare anche il gioco d’azzardo. Itagaki ha consigliato fortemente di provare il Blackgammon, un gioco dalle regole semplici ma efficaci e scommettere anche piccole cifre sulle partite: sia che si vinca o che si perda il gioco riesce comunque a trasmettere un’emozione all’utente, cosa che invece in molti videogame attuali si è persa. Itagaki ha infatti parlato dell’attuale mercato in cui a farla da padrone sono giochi che puntano tutto sull’immagine e il suono mettendo da parte il gameplay e la sfida, e secondo la sua visione la situazione sarà così ancora per almeno 5/10 anni prima che si torni a dare maggiore importanza al gameplay… e dalla mente che ha partorito uno dei picchiaduro più tecnici e uno degli action game più frenetici in assoluto non ci aspettavamo altro. L’importante tuttavia è che il tutto sia divertente, e anche azioni all’apparenza orribili come uccidere possono essere sviluppate in maniera divertente all’interno di un videogioco.
Si è concluso così l’incontro con il maestro Tomonobu Itagaki, che si è concesso in seguito per qualche sessione di foto e autografi con i fan. Siamo riusciti inoltre ad intervistarlo in privato, per cui continuate a seguirci.