Un uomo o una donna di un piccolo villaggio scoprono che il destino ha in serbo per loro grandi imprese, iniziando così un’epica avventura che li porterà ad affrontare missioni apparentemente al di sopra delle loro possibilità , ma grazie alla propria determinazione e a fidati compagni di viaggio riescono a sconfiggere il male e riportare la giustizia diventando eroi. Quante volte abbiamo visto questa formula in tutte le salse, con mille variazioni ma sempre con questi temi di fondo? Le origini risalgono agli albori della letteratura stessa, e i videogiochi non hanno fatto altro che permetterci di vivere queste storie in maniera più interattiva. Bene, ora prendete tutto questo e cestinatelo, perché Tyranny vuole uscire dagli schemi… o quasi.
Nel mondo di Tyranny non dovremo prendere parte alla crociata del bene contro il male, perché questo ha già vinto. Kyros, un tiranno con enormi poteri magici, ha infatti oppresso tutti i territori conosciuti ad eccezione di una piccola regione a sud. Il giocatore veste i panni di un Faithbinder, ovvero un emissario di Kyros che ha il compito di giudice, giuria e boia nel valutare le azione dei generali delle due fazioni che compongono l’esercito di Kyros, ovvero i Disfavored e gli Scarlett Chorus. I primi sono comandati da Graven Ashe, un possente condottiero che con forza, disciplina, onore e rigore comanda un’èlite di soldati scelti e organizzati secondo una precisa gerarchia, mentre i secondi sotto la guida delle Voci di Nerat sono il totale opposto, ovvero un enorme esercito di barbari, contadini e delinquenti armati dove vige la regola del più forte, e le cariche di rilievo sono affidate a chi riesce a vivere abbastanza a lungo da tenersele prima di essere assassinato dai suoi “compagni”. Il nostro personaggio porta un Editto di Kyros, ovvero una potente magia che ucciderà chiunque si trovi nell’area se entro una precisa data la zona non verrà conquistata… compresi ovviamente noi stessi. La missione quindi diventa anche personale se vogliamo salvare la pelle, e nel corso dell’avventura potremo scegliere quale fazione appoggiare o restare neutrali, ma vi dico già che se pensate di fare i buoni non riuscirete mai a sentirvi comunque puliti con la coscienza: siete pur sempre un agente del tiranno supremo, le scelte che potete compiere nella migliore delle ipotesi non sono completamente nere ma grigio scuro. Il bello di Tyranny è proprio quello di lasciarci costantemente inquieti e con la certezza che, per quanto possiamo sforzarci, le nostre azioni finiranno con il ritorcersi nel migliore dei casi contro la popolazione innocente, nei peggiori sia a loro che anche contro di noi.
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Anche le relazioni con gli altri personaggi sono influenzate dalle nostre scelte, ad esempio se abbiamo una cattiva reputazione in una fazione alcune opzioni di dialogo non saranno disponibili, oppure non otterranno l’effetto desiderato.
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Gli sviluppatori hanno puntato tutte le loro energie nel creare una trama estremamente profonda ed appassionante, sviscerando situazioni quasi anomale per il genere. Certo, non si tratta del primo titolo in cui si può essere il cattivo, ma normalmente si tratta di una scelta e al massimo ci si ritrovava comunque a fare la parte dell’eroe, anche se magari con metodi molto poco ortodossi. In Tyranny invece non avete via di scampo, siete al servizio del Male e al servizio del Male rimanete, potete solo scegliere se esserlo fino in fondo o cercare una via più moderata… ma in ogni caso dovrete essere pronti ad affrontare le conseguenze delle vostre azioni, e spesso una scelta che pensavate essere “buona” porta magari a risultati ancora più tragici.  Naturalmente non vi spoilero nulla della trama, anche perché ci sarebbero migliaia di cose da dire, e questo solo in una singola run… se poi consideriamo le centinaia di variabili che cambiano la storia allora capite bene come la situazione sia vasta. Tra l’altro non sto parlando di semplici dettagli modificati ma che portano comunque allo stesso risultato, ma intere situazioni stravolte a seconda delle nostre azioni che potrebbero portare anche a non farci scoprire alcuni possibili compagni di viaggio e non solo. Anche le relazioni con gli altri personaggi sono influenzate dalle nostre scelte, ad esempio se abbiamo una cattiva reputazione in una fazione alcune opzioni di dialogo non saranno disponibili, oppure non otterranno l’effetto desiderato.
Sono presenti inoltre diverse altre variabili legate alle caratteristiche del nostro personaggio, come il quantitativo di punti sul carisma, conoscenza della lore, astuzia e altro ancora, creando situazioni in cui le possibili risposte o azioni sono letteralmente decine. Spesso infatti vi ritroverete davanti dei veri e propri muri di testo a causa dell’enorme quantità di opzioni di risposta, e una volta scelta avere ulteriori decine di approfondimenti e così via. Il ritmo di Tyranny è abbastanza lento poiché spesso dovrete leggere numerose linee di dialogo, ma dopotutto il gioco si basa quasi esclusivamente sulla trama. Fino ad ora infatti non ho ancora accennato nulla dal gameplay, semplicemente perché non rappresenta il fulcro dell’opera, oltre ad essere la parte più “debole” dell’esperienza. Ho usato le virgolette perché in realtà il gameplay di Tyranny non ha nulla che non va… semplicemente perché è identico a quello a cui siamo abituati da ormai 20 anni a questa parte. Se avete giocato Baldur’s Gate o il recente Pillars of Eternity sapete già esattamente a cosa andate incontro, senza particolari stravolgimenti. Ci troviamo quindi di fronte ad un RPG con una visuale dall’alto isometrica, e tutti i comandi sono affidati principalmente al mouse.
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Anche a difficoltà normale gli scontri sono tutti piuttosto impegnativi.
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Ogni personaggio ha un attacco base che può ripetere all’infinito oltre ad una serie di abilità e attacchi speciali che invece richiedono un tempo di cooldown prima di essere riutilizzati, e il giocatore deve usare in maniera strategica ogni abilità semplicemente selezionandola e attendendo l’esecuzione. In qualsiasi momento si può mettere in pausa l’azione per analizzare la situazione e scegliere la tattica migliore, e se ad una prima occhiata può sembrare semplice in realtà Tyranny è un gioco abbastanza spietato anche sotto questo punto di vista. Anche a difficoltà normale gli scontri sono tutti piuttosto impegnativi, e utilizzare le abilità a casaccio può funzionare nelle prime ore, ma già al primo gruppo di nemici leggermente più nutrito o al primo boss vedremo la scritta Game Over se non prestiamo attenzione alle nostre azioni. Le uniche novità per il genere riguardano gli attacchi di coppia (selezionabili dopo aver raggiunto un certo grado di affinità con un compagno) e la possibilità di creare degli incantesimi utilizzando rune e simboli trovati durante l’avventura. Combinandoli si possono creare magie molto più potenti del normale, anche se ovviamente queste sono accessibili solo a personaggi con abbastanza punti conoscenza per sfruttarle. Il nostro eroe è completamente personalizzabile nello stile, e con i punti esperienza guadagnati si possono creare ibridi di tutti i tipi senza alcun limite di classe, mentre i compagni hanno meno libertà da questo punto di vista, e nonostante la presenza di più skill tree da sviluppare ognuno ha un ruolo già deciso.
Dal punto di vista tecnico purtroppo Tyranny non eccelle, e anche impostante i settaggi al massimo i limiti tecnici si notano subito. Di certo non sarà il gioco che vorrete mostrare ai vostri amici per vantarvi del vostro PC da gaming, ma non è quello l’obiettivo del gioco. Il suo scopo è quello di farci vivere una storia diversa dal solito e mettere in dubbio la nostra moralità , facendoci sentire costantemente sporchi dentro… e ci riesce alla perfezione. C’è solo un problema in tutto questo: la mancata localizzazione. Come accennato il gioco è un muro di testo continuo, e purtroppo solo in inglese. Se non avete un buon livello di padronanza della lingua potreste perdere buona parte del fascino del gioco, ed è un vero peccato. Il gioco di per sé, pur non portando chissà quale innovazione a livello di meccaniche, è uno dei migliori RPG che mi sia capitato di giocare negli ultimi anni, ed è sicuramente un’esperienza che consiglierei vivamente a tutti, ma mi rendo anche conto che la barriera della lingua è un ostacolo non da poco. Tenetene quindi conto prima dell’acquisto, se invece non avete particolari problemi con l’inglese e non vi spaventano titoli dove l’azione c’è ma in rapporto minore rispetto ai dialoghi allora Tyranny potrebbe essere una piacevole sorpresa.
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