Negli anni ’80 si doveva stare proprio bene. L’aria che si respirava era fresca e spensierata, le spiagge erano affollate di belle ragazze in bikini bianco shock, le discoteche puntualmente piene e le lucentissime Ferrari Testarossa suonavano a gran voce nelle autoradio roba forte dal nome Def Leppard, Guns ‘n’ Roses, Bon Jovi, ma anche Duran Duran, Tears For Fears, George Michael e compagnia bella. Pensateci, ogni singolo frammento di vita in quegli anni pareva non conoscere stress, spread, crisi o contro crisi. Insomma, quelli sì che erano altri tempi!
Molti di noi, soprattutto quelli che come me nacquero nel suddetto periodo, ancora oggi rimpiangono il fatto di non aver potuto partecipare in prima persona a questa lunga festa durata ben dieci anni, troppo indaffarati a giocare con i G.I. Joe invece di provarci a un sudatissimo concerto degli Europe, con quella bellissima bionda cotonata che magari qualcuno tra i vostri padri, a vent’anni, riuscì veramente a baciare nel bel mezzo dell’esecuzione di Carrie (una rock ballad mica da poco). Ok, ammetto di essere un inguaribile nostalgico, uno che ci è rimasto sotto nel vero senso della parola. Forse perché in me il ricordo degli ’80 è stranamente ancora vivido – nonostante mi lasciai alle spalle quella fortunata decade appena seienne – e ogni volta che qualsiasi oggetto, canzone, vestito o videogioco anche solo accidentalmente ricollegabile a quell’epoca mi si para davanti agli occhi, un portale paradimensionale mi riporta di corsa indietro nel tempo; meglio della miglior DeLorean di Ritorno al Futuro, lacrime comprese nel viaggio. “Nostalgia portami via”, direbbe qualcuno.
Passano gli anni e i figli della generazione ottantina crescono, cominciano a intravedere nella propria faccia i primi peli di barba e a conoscere una sessualità non più fatta solo di cicogne e fatine in tutù. E arriva il 2002. Sul pianeta PlayStation 2 casca con la veemenza di un meteorite un pacchianissimo DVD dai colori esagerati, riportante un nome che è già leggenda prima ancora di leggerne il sottotitolo: Grand Theft Auto: Vice City. Seguito del titolo che gettò le basi delle meccaniche di gioco free roaming più famose dell’industria del Videogioco, alias GTA III, l’avventura tutta sesso, droga, pop & roll, ispanici incazzati e cocktail brucia fegato di mamma Rockstar, non lesinava emozioni neanche a pagarla profumatamente.
Nella città del vizio c’era tutto quello che un videogiocatore poteva desiderare: azione, libertà, proiettili a go go e tanta, ma tanta buona musica. Un gioco che definirlo divertente a tutto sfondo era azzeccato meglio di un terno al lotto dopo un sogno premonitore. Dieci anni dopo, le tecnologie cambiano, si evolvono a dismisura e plasticosi cellulari dal display verde E.T. (tanto per rimanere in tema e citare un film cult anni ’80), cedono il posto a lucentissimi apparecchi senza tasti dal sapore di mela chiamati elegantemente iPhone e iPad. Ed è proprio qui, in questi gingilli così intelligenti e tuttofare da dimenticarsi spesso le loro funzioni principali, che spunta tra il gelo dell’inverno e le catastrofiche paranoie delle profezie Maya la riedizione in salsa mobile del buon vecchio Vice City. Una novità (si fa per dire) su App Store, che festeggia, o meglio onora, in pochi pollici di schermo, il decimo anniversario dall’uscita del GTA più controverso e amato di sempre.
Tommy Vercetti è ancora là, con la sua sgargiante camicia hawaiana a dividersi il tempo tra inseguimenti, sparatorie alla Scarface, elicotteri radiocomandati e violenza gratuita da manicomio. Ritornare a calcare le strade di quel che fu per molto tempo uno dei “parchi giochi” più variopinti ed esaltanti dei videogiochi, è ancora oggi un’emozione indescrivibile e sempre galvanizzante. Un fascino, quello del titolo Rockstar, che non è andato perduto nel tempo, semmai si è fatto solo più piccolo e a portata di tasca per la gioia dei maniaci del gioco tosto sempre e ovunque. La ricostruzione del codice originale è riuscita in maniera perfetta, tanto che il porting appare quasi un naturale prolungamento della versione per i sistemi casalinghi. Riconoscerete al millimetro ogni più piccolo scorcio urbano della città, i suoi folli abitanti, e dulcis in fundo l’indimenticabile manto rosato che avviluppava i caldi tramonti romantici delle spiagge nella zona del lungomare. Il colpo al cuore è esattamente lo stesso provato nei primi anni del duemila, con l’unica vera differenza che adesso, per apparire ancora attraente ai più esteti ed esigenti tra i giocatori, GTA: Vice City si è passato un doveroso filo di trucco. In fondo, anche l’occhio vuole la sua parte, e quando si parla di videogiochi del passato, soprattutto in tempi in cui texture e fotogrammi al secondo fanno a botte per chi dei due la deve avere meglio, una certa cura riposta nel restyling grafico e cosa sicuramente gradita, se non addirittura necessaria.
In questo particolare aspetto, il titolo Rockstar non può certo esimersi da critiche. L’alta definizione incollata addosso al mondo di Vice City e ai suoi personaggi gode sicuramente di una buona pulizia grafica che ringiovanisce in gran parte l’aspetto originale del gioco, impreziosendone pur nei limiti del dovuto la bontà dei modelli poligonali. Purtroppo, così come delizia senza ingolosire, il display retina di iPhone e iPad mostra allo stesso tempo gli inevitabili segni del tempo del comparto tecnico, in maniera ancora più evidente di quanto potrebbe essere oggi una fugace visita alla Vice City di PlayStation 2. Guardando il gioco in movimento, converrete per l’ennesima volta, in appena una manciata di minuti, come il Videogioco abbia subito in soli dieci anni (ripeto, dieci anni) una curva evolutiva talmente esponenziale che a tratti, vi sembrerà di essere spettatori attivi, se non della preistoria del medium almeno della sua età rinascimentale.
Graficamente Vice City non fa i miracoli, mettendo sotto una luce più definita la povertà dei mezzi che all’epoca Rockstar aveva a disposizione per la realizzazione del gioco; un risultato visivo che il giocatore più giovane stenterà a digerire abituato com’è alle meraviglie paesaggistiche delle più moderne produzioni videoludiche e che, proprio per questo, potrebbe non arrivare ad apprezzare in toto il valore immenso di quest’opera immortale.
GTA: Vice City 10th Anniversary non ambisce, quindi, a mostrare i muscoli nella grafica. I suoi pregi, da individuare nell’ottica della riedizione, vanno principalmente pescati in quelle piccole cose che portano questo prodotto non più giovane a essere comunque al passo coi tempi. I lunghi caricamenti, che al tempo venivano smorzati da quei sgargianti artwok in cui Rockstar ne approfittava per ostentare (come se in fondo non ce ne fosse già bisogno) il suo inconfondibile stile, adesso sono solo un fantasma del passato, veloci come una delle tante simil Lamborghini del gioco. Così come non è un più un problema il salvataggio della partita. Abbandonate nel limbo della memoria le fastidiose memory card, Rockstar mette a punto un sistema di salvataggio che sfrutta, oltre alle famose “musicassette”, i benefici della memorizzazione in cloud dei nostri tempi, così che l’(dis)avventura di Tommy Vercetti può essere ripresa ora in qualunque momento anche da un altro dispositivo.
Meno meticolosi sono a dire il vero i lavori apportati al sistema di controllo. E’ vero, nessun titolo uscito per smartphone o tablet è mai stato semplice e intuitivo da giocare e d’altronde, anche questo Vice City non smentisce quella che ai fatti appare ormai come una regola. Il controllo del personaggio è in effetti lungi dal considerarsi perfetto, soprattutto se l’esperienza di gioco viene consumata su iPhone. I comandi, posizionati nello schermo in maniera troppo vicina tra loro, rendendo spesso difficoltoso l’innesco di un’azione piuttosto che di un’altra, mentre lo stick analogico virtuale, come al solito collocato nella parte in basso a sinistra dello schermo, risulta non sempre facilmente gestibile a causa dello scivolamento del pollice sul display. In generale, però, bisogna ammettere che pur nella sua complessità, Vice City si fa giocare sempre con piacere e sicuramente meglio di molti altri titoli dello stesso genere, risultando un pizzico più impegnativo da manovrare giusto durante i combattimenti a fuoco aperto.
In conclusione, nostalgia e voglia irrefrenabile di anni ’80 a parte, GTA: Vice City 10th Anniversary è un titolo immancabile nella ludoteca virtuale di qualsiasi possessore di iPhone o iPad che sia. Tanto per i giocatori più giovani che per quelli più avanti con gli anni, questa riedizione del capolavoro Rockstar sarà capace di catturare in un universo affascinante minato solo in piccola parte dal tempo e da una non propria perfetta gestione dei comandi touch. Perché aldilà di giudizi tecnici e delle imperfezioni ludiche, Vice City rappresenta ancora oggi l’estasi del Videogioco glamour e privo di fronzoli, un piatto abbondantemente speziato da gustare con tanto di scarpetta finale, accompagnati rigorosamente da un paio di cuffie tuonanti: I, I Just died in your arms tonight. Must have been something you said. I Just died in your arms tonight…
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