La premessa di Anarchy Reigns è difficile da descrivere. Semplicemente, perché non c’è una vera e propria premessa. Tutto quello che sappiamo è che, nel mondo del gioco, i governi della Terra hanno cominciato a bombardarsi tra di loro fino a trasformare il nostro pianeta nella solita distesa post-nucleare alla Mad Max. Le radiazioni provocate dal conflitto hanno colpito la popolazione, che ha quindi cominciato a subire mutazioni e a trasformarsi in spaventosi freak assetati di violenza. Insomma, un preteso come un altro per popolare il gioco di quei classici psicopatici senza freni che sono ormai diventati il marchio di fabbrica dei giochi di Platinum Games. Rispetto a Bayonetta, però, l’esperienza di gioco di Anarchy Reigns è molto più intuitiva, senza però essere meno spettacolare. Il sistema di combattimento è estremamente molto complesso, e strizza un occhio a quel tipo di giocare immediato e senza pensieri che ha reso immortali classici come Final Fight. Lo stesso discorso può essere esteso anche al procedere dei livelli, che può essere paragonato a tutti gli effetti a un picchiaduro a scorrimento in 3D. Se l’idea può suonare interessante sulla carta, la verità è che diventa abbastanza chiaro come, questa volta, Platinum Games non intendesse affatto creare un’esperienza single player. Come abbiamo già accennato, la storia è praticamente assente e, anche se esistono due campagne per affrontare la modalità da due punti di vista diversi, all’atto pratico riciclano talmente tanti momenti tra di loro che è già abbastanza inverosimile che riesca a catturare la vostra attenzione anche soltanto la prima volta. Anche i classici momenti sopra le righe alla Platinum Games sono piuttosto ridimensionati e a grande rischio sbadiglio. Quello che invece abbiamo gradito moltissimo, sono i personaggi che appartengono alla rosa dei lottatori. Ancora una volta, Platinum Games si dimostra uno degli studi giapponesi più esperti nel delineare caratterizzazioni memorabili e di spiccata personalità. Il ripescaggio di Jack Cayman, il ragazzaccio di Mad World, e naturalmente di Bayonetta, assume quasi i tratti della classica coperta di Linus di fronte all’originalità e alla qualità del character design concepito appositamente per questo assurdo beat’em up. Ma allora, che cosa ne sarà di questa orda di simpatici mutanti, ognuno dotato di caratteristiche fisiche fuori dal mondo e armi come doppie motoseghe e lame d’energia che in un sol colpo farebbero impallidire qualunque produzione di Suda51? Selezionando l’opzione Multiplayer si ha quel classico momento di rivelazione, e ci si stupisce per non averci pensato prima. Anarchy Reigns, detto in breve, non ha alcun senso se giocato da soli, offline. L’impianto allestito da Kamiya e compagnia acquista invece potere una volta collegati a Internet e dato il via a una baraonda priva di tecnicismi e rifiniture, ma irresistibile.
L’idea di Platinum Games è semplice, ma potente: mettete un’orda di freak (16 per la precisione) a combattere tra di loro in set scenografici ed esplosivi. La cosa che sorprende di più è come ognuno dei personaggi, in virtù del suo design astruso, sfoggi anche diverse peculiarità in combattimento. Quello che hanno fatto i creatori di Anarchy Reigns è stato semplicemente mescolare tutta una serie di diversi schemi di gameplay all’interno dello stesso gioco e vedere che succede, senza preoccuparsi più di tanto dei risultati. Un approccio che porta a momenti di genialità, ma anche a una chiara difficoltà nel gestire tutta la struttura in maniera coerente. I difetti, lo diciamo subito, non mancano. Per esempio, la gestione della telecamera risulta essere un vero e proprio affanno, soprattutto nelle fasi di gioco più concitate. E far combattere personaggi con abilità così diverse tra di loro ha richiesto il suo tributo in termini di collisioni poco efficaci e naturalmente un bassissimo livello di precisione del gioco nel calcolare le parate e i contrattacchi. Molto spesso, per non dire sempre, vincere uno scontro è una questione più di riflessi pronti e una buona dose di fortuna, piuttosto che di elaborate strategie. Da una parte, questo fa sì che più o meno chiunque può accedere online e cominciare a inanellare vittorie con relativa semplicità senza per questo dover colmare un divario tecnico abissale nei confronti dei suoi avversari. Ma è lecito chiedersi quanto, con un equilibrio di gioco così precario, bisognerà aspettare per vedere il solito proliferare di cheater e gente che usa gli exploit del gioco a suo piacimento. Per questo motivo, nonostante una confezione e delle idee degne dell’etichetta che porta, un fattore in particolare ha determinato l’abbassamento del voto di Anarchy Reigns. Ci riferiamo alla mancanza di una qualsivoglia modalità in split-screen. Sì, con una mossa semplicemente inspiegabile, nonostante un’anima ferocemente multiplayer, perfetta per organizzare serate in compagnia, Platinum Games ha deciso di togliere completamente la possibilità di giocare con qualcun altro a fianco del divano. Da irriducibili amanti di quel modo di giocare, non possiamo proprio soprassedere. In definitiva, Anarchy Reigns tiene decisamente fede al suo nome, ma preventivate di giocarlo esclusivamente in multiplayer o rischiate di rimanere fortemente scottati.
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