La leggendaria figura di Ken il guerriero ritorna su console e, dopo il discreto esordio fatto con il primo First of The North Star: Ken’s Rage, il team di sviluppo Omega Force torna sotto i riflettori con un seguito diretto. Trattandosi di un “musou” à la Dynasty Warriors, il gameplay poggia le sue fondamenta sugli stilemi tipici del genere, soffrendo però di un congenito ipertrofismo che affossa non poco la qualità dell’esperienza di gioco. Il team di sviluppo ha inserito diverse novità atte a semplificare alcuni passaggi un po’ troppo macchinosi visti nel primo capitolo: l’introduzione dei Quick Time Event è solo una di queste, a cui si aggiunge una narrazione non più affidata a cutscene ma bensì a tavole disegnate con uno stile simile a quello di un fumetto americano (cosa che, naturalmente, stona non poco con la matrice nipponica della produzione). I passi in avanti si notano soprattutto a livello tecnico, in particolare nella modellazione poligonale dei personaggi principali e secondari e nelle animazioni, ora molto meno legnose rispetto al precedente capitolo.
Per il resto, tutto è uguale se non peggio: la componente ruolistica è stata piuttosto ridimensionata, in favore di un sistema di level up inserito nel corso dei numerosi scontri: sparisce dunque quel sistema di avanzamento di livello simile alla sferografia di Final Fantasy X e apprezzato nel precedente capitolo. Anche il tasso di sfida è stato tarato verso il basso, visto che nel primo Ken’s Rage gli scontri, soprattutto quelli con i boss, erano davvero ostici. Il comparto audio accompagna un ottimo doppiaggio in lingua originale (e sottotitoli in italiano) con brani musicali a tratti davvero poco ispirati. Le fasi stealth inserite dal team di sviluppo provano a donare maggior varietà all’esperienza di gioco ma non convincono, risultando persino mal contestualizzate. I caricamenti, inoltre, spezzano non poco il ritmo di gioco, generando frustrazione a più riprese. Non si salva nemmeno il design dei livelli, davvero anonimo e spoglio, dettagli questi che meritavano una maggior cura in fase di realizzazione. In definitiva, il ritorno di Ken su console delude per un appiattimento delle meccaniche che resero il primo Fist of The North Star: Ken’s Rage un degno esponente del genere mousu, e per una generale mancanza di rifinitura che non consente al titolo Omega Force di elevarsi sopra la media di questo affollatissimo genere.