Dynasty Warriors 8: la recensione di VMAG

Tecmo-Koei con Dynasty Warriors ha trovato veramente la gallina dalle uova d’oro: una formula apparentemente vincente, reiterata con il minimo sforzo negli anni senza differenze degne di nota di episodio in episodio, vendendo milioni di copie fino a giungere oggi all’ottavo immancabile  capitolo.

Il gioco si spiega facilmente, un hack and slash uno contro mille dal forte scheletro gdr ambientato nell’antica Cina dell’epoca dei Tre Regni, che trova tra azione completamente brainless e spasmodica necessità di farmare esperienza, sbloccare personaggi e armi, un’alchimia che ai fan della saga crea una sorta di irresistibile assuefazione. Ciò nonostante una generale superficialità con cui quasi ogni elemento del titolo è stato sviluppato. Effettivamente non si può dire che i contenuti nel gioco manchino per chi ama la quantità, e acquisire ogni singolo guerriero (quasi 80) e tutte le decine di armi presenti è comunque un obiettivo che non si esaurisce in breve. Ma diciamocelo chiaramente, è difficile al di fuori di questo trovare dei reali stimoli per apprezzare questa ottava iterazione del brand. La sostanza del gioco sta nel scegliere un team di diversi Generali e utilizzarne uno dei suoi componenti nelle sfide che vi propone il gioco. Queste si concretizzano in una serie di missioni che consistono nell’uccidere una serie di Ufficiali appartenenti a schieramenti  avversari, facendovi strada tra le centinaia di nemici che cadranno sul campo di battaglia a ogni vostro fendente. Le aree di gioco sono molto vaste, ma di una povertà grafica disarmante, soprattutto alle soglie di una nuova generazione che si affaccia. Ne potrete velocizzare l’esplorazione per mezzo di un cavallo che accorrerà prontamente al vostro fianco ad ogni fischio, ma questo non rende meno tedioso il panorama. Come anticipato poco sopra, quello che farete in ogni stage è ripulire il più possibile le zone di gioco, cercando di mantenere i propri alleati in vita, impresa tutt’altro che titanica vista la quasi immobilità della maggior parte delle pedine in campo.

Il sistema di combattimento non è malvagio: a disposizione avremo due armi a nostra scelta (legate agli elementi Heaven, Man e Earth), tra spade bastoni lance artigli e quant’altro, ognuna con una manciata di combinazioni eseguibili tra colpi forti e deboli, switchabili tra loro con la pressione di un tasto che permette una sorta di “passaggio fluido” tra le due armi se compatibili tra loro, provocando combinazioni di colpi senza soluzione di continuità. Buona l’implementazione di una counter per vivacizzare un po’ i combattimenti e ben realizzate le mosse “EX” che spazzano via immediatamente  parecchi nemici. Queste risultano però alla lunga molto ripetitive, visto che l’unico modo per mantenere alto il ritmo delle battaglie è utilizzarle spesso (e il gioco ce lo permetterà). I personaggi cosi come le armi sbloccabili, sono moltissimi come già accennato, ma si scopre presto che le differenze tra questi sono per lo più estetiche e non differenziano più di tanto lo stile di gioco, che si risolve bene o male in un generale button smashing nella maggior parte dei casi, anche a causa di un’intelligenza artificiale assolutamente non pervenuta. Quello che più dà fastidio in Dynasty Warriors non è tanto l’intento di proporre un titolo caotico con una formula di gioco semplicistica, quanto piuttosto la realizzazione del tutto troppo blanda e superficiale.

Bisogna però ammettere che qualche passo in avanti è stato fatto, ma è ancora troppo poco, e il gioco si rivela anche per questo ben presto monotono. Gli amanti del brand probabilmente si accontenteranno di un’interessante nuova modalità chiamata “Ambition”, che vi permetterà di gestire liberamente le imprese di un soldato per costruire un impero, attraverso la conquista di territori, denaro e materiali. Tutto questo ovviamente sempre per mezzo della stessa formula di gioco con cui si avanza negli stage della modalità storia, ma mischiando le carte in tavola in modo sicuramente più interessante. Imperdonabile infine il frame rate, davvero sotto la soglia della tollerabilità in maniera decisamente troppo frequente. Speriamo che gli sviluppatori sistemino presto la cosa con una patch.

Dynasty Warriors non è un titolo pessimo, e l’amante della serie sicuramente gradirà la solita personale caratterizzazione estetica delle decine di personaggi del gioco, spesso piuttosto ricercata, e la longevità sempre alta per chi ama acquisire esperienza e vedere i propri avatar crescere di livello sempre più alto, personalizzandoli con molte abilità accessorie. Quello che ci auguriamo è che la saga diventi matura per attrarre anche altri tipi di giocatori, perché le potenzialità ci sono, ma rimangono ancora inespresse.