Quello degli space shooter a scorrimento verticale rappresenta uno dei filoni più prolifici ad aver mai calcato la scena Arcade. Storicamente supportata dal costante flusso di capolavori susseguitisi nel corso degli anni e rimasta ancora oggi florida grazie al costante supporto di appassionati e team indipendenti ha probabilmente trovato in RayForce uno dei suoi ultimi capolavori assoluti.
Sviluppato sui circuiti della possente scheda TAITO F3 e distribuito in Sala a partire dall’anno 1993, il primo esponente della serie esibiva un’ architettura di gioco piuttosto fedele ai dogmi del genere, salvo approfondirne il modulo base mediantel’innesto di un sistema di puntamento volto a stemperare la frenetica azione su schermo in virtù di un approccio più tecnico e ragionato. L’implemento di un pratico sistema di “lockaggio” abbinato al fuoco offensivo della navicella protagonista avrebbe infatti permesso ai giocatori di sviluppare delle strategie d’attacco più elaborate, relegando così al minimo indispensabile l’abuso incontrollato di laser con eventuale “button mashing” di supporto che affidarsi al consueto, incessante uso dei Laser e dei rispettivi potenziamenti.
Unita ad un comparto visivo alquanto spettacolare, alla presenza della ficcante colonna sonora realizzata dal Team Zuntata e alla comprovata efficacia della sezione multiplayer, questa singolare caratteristica favorì al gioco riconoscimenti tali da giustificare il lancio di un sequel: nel 1995 la Taito rilascio pertanto sul mercato RayStorm, i cui principali meriti furono quello di adattare efficacemente il format del suo predecessore ad un’architettura 3D e di sconfiggere, in parallelo, l’iniziale scetticismo con cui i puristi del pixel avevano accolto la transizione.
Anche se meno eclatante di quello maturato da RayForce, il successo ottenuto da RayStorm avrebbe spianato la strada ad un ulteriore iterazione del Franchise. Nel 1998, quest’ultimo andò dunque arricchendosi col debutto di RayCrisis: Series Termination, roboante prequel in esclusiva forma single player che, pur eccellendo sotto il profilo tecnico, non sarebbe tuttavia riuscito ad entrare nel cuore di tutti quegli appassionati che avevano sempre individuato nel multiplayer uno dei cavalli di battaglia della saga.
Entrata a far parte anche dell’immaginario comune degli home gamer grazie alle conversioni che portarono il suo primo capitolo su Sega Saturn ed i restanti due su PSX, la “Ray Trilogy” è oggi considerata una solida pietra miliare della galassia space shooter e, a detta di alcuni, potrebbe ancora costituire un’ideale punto di rilancio per l’intera categoria di gioco : alzi d’altronde la mano chi non vorrebbe vedere questo classico tornare a splendere sui circuiti di un sistema Next Gen!
Clicca sulla copertina per leggere