Recensione Reus

Giocare a fare dio, videoludicamente parlando, porta sempre una certa soddisfazione. Far germogliare i primi insediamenti, vederli crescere e poi violentemente distruggerli. Difficilmente chi ha giocato almeno una volta ad un qualsiasi god game non ha mai provato a terminare le proprie creazioni su schermo con un deciso colpo di grazia. Dai vulcani di Populous, passando al desiderio di vedere i propri Sims soffrire la fame rinchiusi in minuscole camere. Un gusto sadico che fortunamtamente si sprigiona in strani desideri solo in forma digitale. La premessa (un pò violenta) serve a presentare il gioco che andrò a recensire: Reus. Titolo uscito su PC nel 2013 disponibile su console da pochi giorni. L’opera in questione rivisita il genere, proponendo un sistema di gestione differente, in cui sarà fondamentale la simbiosi, ovvero il rapporto tra le diverse specie che andremo a generare.


In Reus, avrete il compito di generare la vita partendo da un pianeta arido e desolato. Nei panni di un dio plasmatore svegliatosi dal suo letargo vi avvalerete dell’aiuto di quattro Giganti, ognuno dei quali con delle caratteristiche diverse: il gigante delle foreste, quello degli oceani, quello delle rocce e infine quello delle paludi. Ognuno di loro ha a disposizione delle abilità che lo legano, ovviamente, al proprio nome. Se vorrete iniziare a creare un villaggio con alberi da frutto e piantare mirtilli, dovrete utilizzare il gigante delle foreste. Per dar linfa ad una foresta perà serve l’acqua, ed ecco dunque che prima di generare un terreno, dovrete chiedere aiuto al gigante degli oceani per scavare una fossa da cui si genererà il mare. Il tutto su di un piccolo pianeta in due dimensioni che potremo far ruotare e zoomare con un comodo sistema di camera.

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Tutto ruota attorno a tre risorse principali: cibo, ricchezza e tecnologia.

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La vostra missione sarà quindi quella di creare appezzamenti di terreno, piantare un frutto (una pianta, ma anche un giacimento minerario) per dare la possibilità al primo nomade di insediarsi nel territorio, dando vita ad un nuovo villaggio. Da quel momento inizierete a sviluppare la vostra cittadina. E’ indifferente se iniziare su una foresta, una palude o su un terreno desertico: all’interno del pianeta avrete comunque la possibilità di sviluppare più villaggi contemporaneamente. Ogni paesaggio però avrà delle caratteristiche diverse. Tutto ruota attorno a tre risorse principali: cibo, ricchezza e tecnologia. Ogni gigante, così come ogni tipo i villaggio, sarà più portato per determinate risorse.

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Ecco i quattro giganti in posa per una foto.

Dopo poco tempo che si sarà formato il villaggio (con tanto di nome), e aver visto i primi pupazzini muoversi all’interno, i cittadini decideranno di far partire un progetto, sia esso una scuola, una biblioteca, un’ altare o un’altro edificio. Per ultimarlo avrete bisogno di un tot di risorse poste entro i confini del proprio territorio. E questa “missione” sarà, ahinoi, a tempo. Le prime risulteranno semplici, ma già dalla seconda costruzione si farà tutto più difficile. Per aumentare le proprie risorse saranno fondamentali tre elementi: la simbiosi, la trasmutazione e le abilità aspetto. Far convivere delle galline accanto a dei mirtilli genererà più cibo, gli stessi mirtilli potranno poi essere trasmutati in pomodori con delle abilità aspetto che migliorano un elemento, generando più risorse. E il succo del gioco sarà formato da questi aspetti.

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Se vi accorgete che la situazione vi sta sfuggendo di mano, da divinità onnipotenti quali siete, potrete porre rimedio seminando un pò di terrore.

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Una volta utlimato il progetto, per la gioia della popolazione, apparirà un ambasciatore che permetterà di sviluppare una nuova abilità. L’abilità cambierà a seconda del terreno su cui si è sviluppato il villaggio. Potrete decidere voi quale abilità di quale gigante apprendere, a seconda dei bisogni più urgenti. Attenzione però a non far diventare avida la vostra popolazione facendola crescere troppo in fretta. Se i popolani saranno sopraffatti dall’ingordigia diventeranno in breve tempo molto violenti, entrando in collisione con gli altri villagi dando vita a guerre di territorio. Se vi accorgete che la situazione vi sta sfuggendo di mano, da divinità onnipotenti quali siete, potrete porre rimedio seminando un pò di terrore. E inevitabilmente la popolazione perderà giusto un pò di rispetto nei vostri riguardi.

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Questa bomba di fango creerà qualche grattacapo al villaggio di Warborough.

Prendere confidenza con i comandi di gioco sarà tutt’altro che semplice. Riuscire a comprendere i meccanismi che muovono il gioco risulterà inizialmente piuttosto complesso. E’ vero, prima di iniziare una partita vera e propria avrete a disposizione un lungo tutorial che proverà a darvi una mano. Solo che le informazioni scritte sono molte e spesso non riuscirete a capire a cosa sono legate alcune parole. Quindi meglio leggere e rileggere con calma per capire. Gli stessi comandi, dicevamo, potrebbero risultare un pò scomodi. Il gioco è nato su PC, e si sente il bisogno di agire con mouse e tastiera. L’abitudine vi porterà sicuramente a governare anche il pad ma, almeno personalmente, ho trovato quasi frustrante all’inizio dover ricordare quale tasto fa cosa, specialmente quando mancava poco tempo per completare un progetto . Non sono immediati, ecco.

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 I quattro giganti sono caratterizzati benissimo e trasudano stile da ogni poro.

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A livello visivo il gioco funziona alla grande. I quattro giganti sono caratterizzati benissimo e trasudano stile da ogni poro. Anche le animazioni funzionano, così come la grafica disegnata e i colori accesi. Il titolo scorre fluido senza problemi di sorta anche zoomando al massimo mentre si vedono i cittadini alle prese con i propri doveri. Per quanto riguarda l’audio, gli sviluppatori hanno scelto di utilizzare la musica solo come un lieve accompaganamento sonoro sullo sfondo, per far risaltare i rumori ambientali dei territori che andrete a creare. Il canto degli uccelli, così come il vociare dei popolani all’interno del villaggio vi faranno capire in che posto del pianeta siete.

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Sapevate che il vero nome del Dente di Leone è Tarassaco? Io ora si.

Per quanto riguarda le modalità, apparte il tutorial diviso in tre parti, inizierete con partite da 30 minuti, e successivamente sbloccherete quelle da 60 e 120. Potrete anche avviare una partita senza limiti di tempo, che però non sbloccherà nuovi avanzamenti.

In conclusione, il gioco sviluppato da Abbey Games (provato su PlayStation 4) è un titolo estremamente gradevole con uno stile che funziona. Rinnova un genere, quello dei god game, puntando sulle due dimensioni. I comandi su pad e le tante informazioni iniziali che vengono mostrate possono diventare uno scoglio da superare con la pratica. Costruire il proprio villaggio e vedere tutte le creaturine che abitano nei confini è gratificante (ma essendo degli dei onnipotenti potrete anche divertirvi a fargli dei dispetti). Oltretutto avrete la possibilità di leggere le piccole descrizioni delle tante specie presenti nel gioco, facendovi scoprire informazioni sempre utili. Se i gestionali di tipo god game sono il vostro pane quotidiano, potete dare una possibilità a Reus.

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