Recensione Mafia 3

“La famiglia non è quella in cui sei nato, è quella per cui sei pronto a morire.” In una frase Lincoln raccoglie tutta la sua rabbia e la sua voglia di vendetta. Per quanto effimera, in un mondo dove nulla ti è rimasto perché tutto ti hanno tolto, è la luce in fondo al tunnel. E per un soggetto come Lincoln Clay il tunnel è fatto di violenza e morte. Non è certo un santo dopotutto: cresciuto in orfanotrofio, viene adottato dal suo quartiere e dall’unica famiglia che lo può accogliere, la Black Mob, la Mafia composta da uomini di colore. Ma siamo a fine anni ’60 e l’America ha prima un altro problema a cui pensare e manda i suoi ragazzi a fare le sagome nere davanti a muri di fuoco di napalm, in Vietnam. Tornato dalla guerra, il protagonista di Mafia 3, ha le spalle enormi che portano addosso oltre che i muscoli, episodi disumani vissuti in prima persona che hanno pietrificato la sua indole, ancor di più. Uno lo racconterà anche nel gioco, è da sentire. Tornato in patria, come descrive anche il Pastore che lo ha cresciuto, è come uscito da una scatola dove ha vivono i suoi incubi peggiori, e all’uscita c’è la sua famiglia adottiva che lo accoglie a braccia aperte. Sal Marcano, boss della Mafia italiana di New Bordeaux, si mette di mezzo, uccide tutti compreso Lincoln, che però non appartiene neanche alla morte e ritorna praticamente in vita. E ora che non gli è rimasto più niente, “vuole tutto”.

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Il protagonista di Mafia 3 ha le spalle enormi che portano addosso oltre che i muscoli, episodi disumani vissuti in prima persona che hanno pietrificato la sua indole, ancor di più

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Hangar 13 porta la serie di Mafia in uno scenario completamente nuovo per la serie, fuori dai canoni a cui siamo abituati anche in altri generi di videogiochi. Abbandonata la stereotipica Mafia italiana degli anni ’30 della East Coast tra spaghetti e baffi, siamo a New Bordeaux, riproduzione fittizia di New Orleans, altro luogo che di storie di difficoltà e violenza riempe libri su libri. Per di più anche se lo sfondo è sempre rosso sangue, gli anni sono andati avanti, la guerra è quella del ‘Nam, i gruppi etnici organizzati in malavita più di uno e il razzismo è ancora lì,  scalfito appena dei capelli lunghi e le note del Rock. La variazione totale è ciò che più ci ispirava in questi anni di attesa per il nuovo Mafia, è impossibile non farsi ammaliare da un’atmosfera così intensa e profonda, che già dai trailer iniziali era realizzata in maniera egregia, andando a riprendere tutti gli elementi caratteristici per l’epoca. Una vera miniera di fascino che 2K e Hangar 13 hanno saputo utilizzare per raccontare la storia di Lincoln. Non sarà enorme per i canoni a cui siamo ormai abituati nei freeroaming moderni (dopo The Witcher 3 abbiamo una percezione diversa, lo ammettiamo) ma sicuramente molto curata, e soprattutto ben differenziata da un quartiere all’altro. Ogni zona di New Bordeaux straripa di dettagli, anche minuscoli, che regalano un’anima propria e tutto un altro tipo di sensazioni mentre ci si avventura. Prendiamo d’esempio Delray Hollow, il quartiere-ghetto in cui Lincoln ritorna: camminare tra le abitazioni in legno scadente, i rifiuti, sentire la vicinanza con le paludi, passare per qualche triste parco giochi o trovare una sudicia roulotte in metallo in un backyard, vi farà sentire tutta l’atmosfera sofferente. Così come avventurarsi per i quartieri “bene” tra country club e palazzi di vetro vi porterà a vedere e sentire emozioni diverse, anche una bella incazzatura per le continue osservazioni razziste, elemento che Hangar 13 dichiara di aver voluto rappresentare accuratamente senza rimorsi addirittura in un disclaimer all’inizio del gioco. New Bordeaux non è certo la più grande o più curata mappa di gioco vista fin’ora, anzi, ma la cura per il dettaglio e le sensazioni che restituisce sono sicuramente encomiabili.

 

Il fascino delle auto dell'epoca è sempre alto
Il fascino delle auto dell’epoca è sempre alto

Sono anzi i problemi tecnici che affliggono la grafica a dare maggiori noie all’esperienza. Su console, purtroppo, assistiamo ad uno spettacolo indecoroso di imperfezioni dovute alla scarsa potenza e quindi al downgrade. Molte texture a bassa risoluzione, glitch nell’illuminazione, e artefatti sono alcuni tra i problemi rilevati. Su un PC di altissimo profilo è praticamente un’altro gioco. Lasciando assolutamente da parte la futile polemica dovuta al blocco sui 30fps, già archiviata, su entrambe le versioni il limite di field of view (la distanza visibile) è veramente riduttiva e la “nebbia” generata per mascherare l’orizzonte orribile da vedere. Evidentemente nei grandi ambienti il motore grafico soffre, mentre in quelli piccoli e a distanze ravvicinate dà il meglio di sé, basta vedere le cutscene tra una missione e l’altra, splendide nell’espressività dei volti (forse si raggiunge di nuovo il livello di L.A. Noire).

 

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New Bordeaux non è certo la più grande o più curata mappa di gioco vista fin’ora, anzi, ma la cura per il dettaglio e le sensazioni che restituisce sono sicuramente encomiabili

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La storia delle vicende che vivremo con Lincoln segue binari piuttosto lineari, soffre in relazione all’incipit che ha (vedremo in seguito) ed è scandita da ritmi precisi, seguendo la divisione in quartieri di New Bordeaux, un po’ vecchio stile se vogliamo. I crismi da film d’azione ci sono praticamente tutti, se siete appassionati di Scorsese e simili andrete in fibrillazione fin da subito, il taglio narrativo è ben cadenzato nei dialoghi e nei tempi tra interazione e godimento delle cutscene, ovviamente over 18 e puramente cattivo come è giusto che sia. Lincoln è dopotutto un gangster forgiato dalla spietatezza della guerra, senza più niente da perdere. Il suo obiettivo è senza mezzi termini sterminare chiunque gli si pari di fronte nel raggiungimento del suo obiettivo, la vendetta, e nel frattempo prendersi l’intera città quartiere dopo quartiere, missione dopo missione. Bisogna abbattere i racket presenti, arrivare al boss dell’area e farlo fuori per prenderne possesso, oltre che raccogliere informazioni per proseguire sulla nostra strada. L’impero mafioso non si reggerà in piedi da solo e Lincoln avrà bisogno di aiutanti e luogotenenti. Non siamo gli unici avversari della Mafia italiana e man mano che procederemo acquisiremo alleati, tra cui uno ben noto ai fan della serie. Ognuno ci darà ricompense e vantaggi che potranno migliorare nel tempo grazie all’acquisizione dei racket nemici: distruggiamo il loro business e rendiamolo nostro, scegliendo poi a quale affiliato assegnarlo e più ne daremo, maggiore saranno i vantaggi che avremo in seguito, a seconda della loro specializzazione. C’è chi vi darà armi migliori, chi vi conserverà i soldi in banca, e così via, anche a domicilio. Una sorta di sistema gestionale che ben si integra nell’incedere e aggiunge varietà agli scontri più avanzati.

Ecco come risolvere i problemi in maniera "amichevole"
Ecco come risolvere i problemi in maniera “amichevole”

Se non siete giocatori occasionali, prendere confidenza con il gameplay di Mafia 3 non richiederà più di cinque minuti, i controlli sono tipici del genere e le azioni possibili niente di nuovo sotto il sole. È una nota di demerito? Sì. Ciò che offre il titolo sa di già visto e provato da anni, sia nell’interazione che negli strumenti a disposizione dello sfregiato protagonista. La città, seppur viva e “tangibile”, reagisce solo in parte realisticamente a come ci comportiamo, a volte fin troppo superficialmente, non facendoci mai esclamare di stupore per qualcosa che accade spontaneamente o di conseguenza. Elementi di spicco come i dialoghi in strada o la polizia che sarà presente o meno a seconda del quartiere e del livello di corruzione sono pochi tra i tanti che invece sono piatti. Se in Mafia 2 avevamo a che fare con una città-set cinematografico che faceva da cornice alla storia (tratto che dava un senso alla convivenza con il rivale GTA), qui abbiamo più la sensazione che di essere a metà nel raggiungimento di un free roaming vero e proprio. Il combat system resta pertanto anonimo: le armi a disposizione sono tante ma fanno parte di un canone del genere, e la ripetitività delle missioni unita alla scarsa prontezza dell’IA avversaria non aiuta. I nemici hanno una mobilità buona ma non la sfruttano restando troppo spesso nella stessa copertura e facendo capolino, mentre chi è dotato di fucile a pompa vi cammina direttamente contro sparandovi addosso. Senza le armi purtroppo è lo stesso discorso, siamo sì liberi dal sistema vincolato di Mafia 2, ma senza un set di mosse tra cui scegliere, al massimo tentare di azzeccare il  momento giusto per dare un solo colpo letale. Il sistema di coperture è simile a quanto già visto in altri titoli, ma non ne raggiunge i livelli qualitativi, ad esempio negli spostamenti tra l’una e l’altra dove le frecce non aiutano e bisogna essere troppo precisi in fasi di azione concitata (e venendo io da Deus Ex: Mankind Divided l’impaccio è grande). Per fortuna le ambientazioni di grande varietà e molto ispirate aiutano nel non far prevalere la noia. Giocandolo ho provato sempre le stesse sensazioni di imperfezione. Tante armi ma IA deficitaria, belle macchine ma sistema di guida legnoso, ottime animazioni ma a volte le collisioni vanno a farsi benedire, interfaccia pulita ma che dà poche informazioni. Molti hanno attribuito ai tempi di sviluppo questi problemi, altri direttamente gli sviluppatori che non hanno voluto osare. Non conoscendo le vicende di Hangar 13, mi limito a dire che di sicuro per essere il 2016, non ho trovato particolari passi in avanti nelle meccaniche di Mafia 3.

Il tema del razzismo purtroppo è sempre attuale
Il tema del razzismo purtroppo è sempre attuale

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Ciò che offre il titolo sa di già visto e provato da anni, sia nell’interazione che negli strumenti a disposizione dello sfregiato protagonista

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È sicuramente una pecca importante in un titolo dalle aspettative molto alte come il prodotto di Hangar 13, poiché da questi nomi ci si aspetta che alzino l’asticella qualitativa dell’intero panorama o quantomeno introducano novità degne di nota. L’assenza di questa voglia di osare e prendere rischi si percepisce durante il gioco. Me ne sono convinto vivendo la storia di Lincoln, dove l’obiettivo ci è chiaro fin dall’inizio e tiene basse le aspettative di colpi di scena, pur essendo narrata magistralmente. Probabilmente anche nella colonna sonora: con un mare di artisti che hanno fatto la storia durante quegli anni si sono scelti quelli più noti, che ovviamente risuonano nei ricordi di noi tutti, al contrario di altri titoli che hanno riservato più ricercatezza in tal senso.

Mafia 3 nonostante le lacune elencate resta un titolo ampiamente godibile e con la caratura tipica di una grande produzione. Diverte e affascina, senza stupire i veterani del genere e deludendo le aspettative certo, ma proponendo una grande storia di gangster che cattura con la sua ambientazione, da vivere tutta d’un fiato. Basta stare attenti agli alligatori.

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