Call of Duty Black Ops III Salvation: la recensione di VMAG

4 DLC, un solo season pass. Ogni anno la formula è sempre la stessa per i consumatori di Call of Duty. Il franchise propone i contenuti aggiuntivi con cadenza bimestrale, arrivando in chiusura di stagione con l’ultimo pacchetto mappa. Per Treyarch, le attenzioni sono mediamente più alte visto che in essi sono comprese le mappe dell’acclamata modalità Zombie, che vede in Salvation la sua naturale conclusione. Dopo tre map pack altalenanti e non esattamente convincenti dal punto di vista delle mappe multiplayer (Awakening, Eclipse, Descent), i ragazzi di Treyarch mettono sul piatto Salvation, che ha il compito di chiudere la stagione di Black Ops III, titolo andato molto bene come vendite e critica. Salvation introduce le classiche quattro mappe multigiocatore, con l’ultima del quartetto ad essere un solito remake del passato. E invece no. Questa volta Treyarch ha trollato un po’ tutti e ne ha inserite ben due su quattro che, agli occhi degli scettici, può effettivamente sembrare sintomo di pigrizia e mancanza di inventiva. La verità come sempre potrebbe essere nel mezzo.


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In Salvation assistiamo al ritorno di Standoff e di Outskirts.

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Una delle due mappe rivisitate non faticherete a riconoscerla, perché Outlaw è esattamente il remake (quasi identico) di Standoff di Black Ops II. Questa rude e forte mappa di medie dimensioni porta con sé classici gunfight essendo concepita senza i super salti, percorsi di accompagnamento e posizioni strategiche per un combattimento che predilige lunga e media distanza.  La seconda è la classica Outskirts di Call of Duty: World at War ed è stata rivisitata come una struttura progettata da una società futuristica che vuole disperatamente risanare l’atmosfera della Terra. Ve la ricordavate? Sì? Non ci crediamo. Non era proprio indimenticabile, e qui in Black Ops III lo è ancora meno se pensiamo che sono stati inseriti dei mini mech che richiamano fortissimo Titanfall, senza riuscire a condensare il gameplay in quella maniera. Segue Micro, una zona di guerra in miniatura che si svolge su un tavolo da picnic di famiglia ben fornito. Decisamente particolare e apprezzabile come originalità nel design, ma stagnamo sempre nella mediocrità di spawn point e di un massiccio riutilizzo dei classici escamotage del level design multiplayer, non portando nulla di realmente nuovo. Il quartetto si chiude con Citadel, antico castello distrutto e abbandonato. Angoli stretti costringono degli scontri a stretto contatto, mentre il fossato e il ponte levatoio permettono opportunità di movimento uniche per i giocatori in questa mappa che a conti fatti è di media dimensioni.

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La modalità Zombie si assesta su altri livelli qualitativi rispetto alle quattro mappe multiplayer.

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Zombie merita una menzione a parte perché ormai è palese. La cura verso la modalità si è innalzata a dismisura dopo il successo avuto con la serie Black Ops. Treyarch e Activision ci puntano molto e da quest’anno lo farà anche Infinity Ward con gli zombie anni ’80. Se di fronte alle mappe multiplayer ci troviamo di fronte ad una lista di “more of the same”, non possiamo dire nulla della campagna Zombie che è stata un crescendo sotto tanti punti di vista, durante questi quattro map pack di Call of Duty Black Ops III, sia come meccaniche sia di trama. Non ci addentreremo nei dettagli perché a molti piace scoprire tutto da soli (giustamente) e non riteniamo che una recensione debba spoilerare nulla di questi easter egg complessi e laboriosi. Vi diciamo che Richtofen, Dempsey, Takeo, e Nikolai finalmente si ritrovano faccia a faccia nella fabbrica del misterioso Dottor Monty e per completare dei passaggi dovrete addirittura tornare nelle mappe precedenti per potenziare il vostro arsenale. Il lavoro svolto è figlio del fatto che si tratta di un epilogo, destinato a ritornare probabilmente sotto altre spoglie, perché Treyarch in questo non è seconda davvero a nessuno.

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