Non voglio certo fare il guastafeste, anche perché sarebbe ridicolo abbozzare previsioni in tempi così precoci, tuttavia dopo il frastornante fallimento del Kinect e il conseguente naufragio di tutte le rivoluzionarie promesse ricamategli intorno da Microsoft al momento della sua presentazione, non posso certo affermare di essere “sereno” riguardo l’eventuale boom del sistema HoloLens. Certo, se solo metà di ciò che affermano i suoi sviluppatori dovesse trasformarsi in realtà ci troveremmo probabilmente di fronte a una svolta significativa e non solo per la game industry, ma una vocina continua inesorabilmente a suggerirmi di non metterci il pensiero. D’altronde è ancora troppo calda la delusione generata proprio di recente dal mistico dispositivo che avrebbe dovuto trasformare il nostro corpo in un pad.
Perplessità ed amarezze a parte, lasciate che vi dica che, per molti versi, mi sembra davvero di rivivere in “augmented reality” quei giorni dei primi anni ’90, quando un dì sì e l’altro pure saltava fuori qualche compagnia col suo gingillo pronta a giurare di aver trovato il santo graal della virtualità. A rileggere le riviste dell’epoca sembrava davvero questione di ore, eppure a circa 25 anni di distanza da allora gli unici “visori” che siamo mai riusciti ad abbinare ai nostri amati videogame continuano ad essere gli occhiali del nonnino: una sfumatura che vorrà pur significare qualcosa.
Conscio del fatto che, dagli oggi, dagli domani, prima o poi qualcuno riuscirà in ogni caso ad acciuffare questa sfuggente chimera, guardo al futuro, forse imminente conflitto per la conquista del settore con interesse senz’altro maggiore di quello suscitatomi finora dalla soporifera console war in atto. E se per darle una botta di vita occorrerà un apparecchio di questo tipo, ben venga anche quest’ultimo esperimento. Ma solo se funziona per davvero.