[Gamescom 2016] PES 2017: l’hands on di VMAG

La critica che ogni anno i videogiochi di calcio e i loro appassionati devono sorbirsi la conosciamo ormai a memoria. “Non cambiano mai”, “è solo un aggiornamento delle rose e delle divise”, “non valgono i soldi spesi” e via dicendo… Non staremo qui, oggi, ad analizzare i semplici motivi che smontano con poco tali affermazioni e ci concentriamo nel proseguire nella direzione che ci piace: un nuovo campionato è iniziato e le sfide virtuali stanno per partire anch’esse e siamo sempre in fibrillazione. Siamo pronti a giocare ancora innumerevoli partite per apprezzare quei piccoli cambiamenti che fanno una rivoluzione. Anche quest’anno come ogni anno, ancora una volta FIFA contro PES. Con buona pace dei detrattori suddetti, stavolta il primo ha davvero fatto un salto vertiginoso pur di svettare e segnare il goal decisivo, riuscirà quindi il campione di Konami a conquistare il pallone e rimetterlo in gioco? Con la prova alla Gamescom 2016 ci siamo fatti già un’idea.

Ora FIFA ha il Frostbite, ancora più licenze, calci piazzati liberi, allenatori e Alex Hunter, e PES? La simulazione giapponese in questi ultimi anni aveva proseguito verso una direzione nello sviluppo sempre più convincente, fino all’anno scorso in cui, almeno nel divertimento dato dal gameplay, ha potuto insidiare il rivale e anche far cambiare disco nella console a più di qualcuno, stanco di difetti che FIFA si portava dietro da anni. Dopo averlo provato per tanti match, si può dire che il titolo Konami riparte da qui e non stravolge come dall’altra parte, e prosegue dove si era fermato. Il ritmo e l’impostazione delle tattiche conservano la caratteristica pacatezza e ragionamento, con i nostri compagni che occupano furbamente gli spazi sul campo per sfruttare tutto lo spazio a disposizione piuttosto che scattare freneticamente in attacco. Gestire le strategie e gli schemi a seconda della squadra che avremo di fronte rimane quindi divertente appassionante anche se per gusti personali potrebbe annoiare per alcuni momenti di troppa staticità di tutto il team, come già fu per il 2016. Tutto il sistema però beneficia di tante nuove animazioni create da zero e una fisica della palla davvero ottima e ci siamo accorti di entrambi fin da subito. Nello specifico sono i palloni in aria ad essere davvero convincenti: i movimenti compiuti dai giocatori per raggiungere la sfera risultano realistici ed accattivanti ed è un piacere vedere un attaccante magari non molto alto cercare di compiere un salto al limite delle possibilità pur di raggiungerlo con la fronte e segnare. Come detto sono i calcoli alla base delle reazioni della palla a fare la differenza, migliorati davvero molto. Nei match che abbiamo giocato abbiamo praticamente testato tutte le possibilità offerte. Passaggi rasoterra molto lunghi, tiki taka ad alto ritmo ma soprattutto lanci a scavalcare e illuminanti verso l’area, ed il fatto che non volevamo smettere e le esclamazioni che abbiamo urlato sottolineano il tutto.

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Il dream team per eccellenza.

I problemi iniziano quando abbiamo a che fare con l’interfaccia utente e i sistemi di calci piazzati. Non tanto perché non siano efficaci, anzi, ma FIFA quest’anno ha dalla sua una rivoluzione in questo senso, che lascia Konami e PES al palo e dandogli sapore di vecchio. Menu e modifiche tattiche migliorano ma non abbastanza da soddisfarci e darci nuove sensazioni positive, mentre battere ancora punizioni e calci d’angolo con una freccia che indica la direzione dopo aver goduto della nuova libertà del titolo EA, non piace più. Nel confronto la grafica riesce a reggere ancora il colpo, almeno nei volti davvero simili alle controparti reali, grazie anche a dettagli stilosi, vedrete i capelli di Pogba ad esempio. Non abbiamo la profondità di colori delle texture che il Frostbite può garantire, eppure siamo su livelli ottimi lo stesso.

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Siete pronti a scendere in campo?

Pro Evolution Soccer è ancora una volta vittima dei numeri. Le licenze non sono aumentate, anzi, si è persa anche la Juventus per via dell’accordo in esclusiva di EA Sports, che ritroveremo chiamata PM Black White… tuttavia anche PES ha una sua squadra partner, il Barcelona, molto curata. Abbiamo i campionati maggiori europei, anche con le rispettive serie cadette, ma con davvero poche squadre licenziate. Sarà ancora una volta una parte dove chiudere un occhio o anche due, seppur Konami viene incontro ai più intraprendenti che voglio colmare da sé questa lacuna, dando la possibilità di importare migliaia di file personalizzati dai modder in pochi semplici click del joyad. Poco si potrà fare per gli stadi, saliti di numero a 30 da 24 che erano, benché solo 4 siano con nomi reali. Per fortuna le licenze delle coppe più importanti al mondo sono ancora lì con Champions League, Europa League, Supercoppa europea, Coppa libertadores e Asian Champions League a fare bella figura nei menù.

Quest’anno insomma sarà durissima per Pro Evolution Soccer reagire alla grande innovazione del rivale storico dopo aver risalito la china nelle edizioni passate. C’è ancora da vedere come crescerà il myClub e la Master League, anche se il carattere di PES sembra sempre più votata alla nicchia di appassionati che preferisce il suo stile piuttosto che al grande pubblico. Vedremo nella recensione completa se un gameplay peculiare avrà la meglio su una completezza superiore.

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