Quando si parla di eventi che hanno smosso intere nazioni viene naturale focalizzare le proprie attenzioni sui grandi attori, sulle masse e sui numeri, dimenticando in realtà come siano i piccoli dettagli e le singole persone a fare la differenza. Proprio partendo da questa premessa, Outreach di Pixel Spill Games, si propone di raccontare la guerra fredda che ha contrapposto USA e URSS da un’insolita prospettiva, una posta a chilometri e chilometri di distanza da terra, un periodo che è passato alla storia come la “corsa alla spazio”.
L’anno è il 1986 e la volta celeste non è vista solo come un traguardo da raggiungere, ma anche come il simbolo che, se conquistato, avrebbe sancito la supremazia tecnologica di una delle due superpotenze. In questo campo di battaglia fatto di stelle, sonde e propaganda si muove il nostro protagonista, un astronauta russo inviato presso una stazione spaziale che ha tagliato improvvisamente i contatti con la base: a noi quindi il compito di indagare sull’accaduto e far luce sui misteri presenti nel luogo. Le premesse, come facile intuire sono quelle di una sceneggiatura che fa del suo punto forte una spiccata aderenza con la realtà e che sdegna invece l’utilizzo di ogni elemento fantastico o fantascientifico. A detta degli sviluppatori che ci hanno accolto, il prodotto si incentrerà infatti più sulla solitudine dello spazio, sul ricreare il giusto contesto storico e sul narrare una vicenda che, per quanto fantasiosa, possa sembrare altamente plausibile.
A prova di quanto comunicato da Pixel Spill Games abbiamo potuto ammirare diversi bozzetti e studi preparatori realizzati del team e che hanno testimoniato l’enorme impegno profuso da questi ragazzi londinesi per far si che Outreach sia quanto più “vero” possibile: dalle tute spaziali ai moduli dell’astronave, dalla differenza dell’equipaggiamento americano e russo alle realistiche conversazioni via radio tra colleghi astronauti, tutto ci è risultato incredibilmente credibile ed estremante elaborato. Proprio questo rifarsi alla realtà prendendosi giusto qualche sporadica licenza rende il gameplay molto calmo e contemplativo, tant’è che, a detta degli stessi sviluppatori, Outreach non solo si fregia del bistrattato titolo di “Walking Simulator” ma lo fa anche con orgoglio, proponendo una progressione del giocatore in cui è praticamente impossibile rimanere bloccati. Niente enigmi troppo complessi, niente morti se non fuori dalla stazione, e anche qualora dovessimo perire finendo per andare alla deriva dello spazio, il gioco riprenderebbe comunque subito da dove si è commesso l’errore che ha portato la nostra dipartita.
Queste “sterilizzazione del senso di sfida” è stata dettata dalla volontà degli sviluppatori di mantenere l’attenzione sulla storia e l’esplorazione, i due elementi chiave del gioco. Saranno infatti i numerosi dialoghi interamente doppiati (in inglese) e le nostre indagini all’interno della struttura spaziale a fornici, progressivamente, un quadro completo del mistero, ponendoci anche in condizione di influenzare la trama in base a cosa abbiamo scoperto o meno. Purtroppo la demo che ci è stata mostrata, ambientata sei mesi prima gli eventi del gioco, non comprendeva la possibilità di esplorare l’interno della stazione spaziale ma ci ha ugualmente dato modo di prendere atto della presenza di un altro grande attore: lo spazio. Se avete familiarità con il tipo di sensazioni suscitate dal film Gravity allora avrete già un’idea di cosa stiamo parlando, ma possiamo assicurarvi che lo scenario dipinto dalla potenza dell’Unreal Engine 4 è altamente evocativo: le comunicazioni radio, la vastità dell’orizzonte, i silenzi, la Terra vista da lontano, tutti questi elementi rendono l’impatto tecnico con Outreach davvero di alto livello.
Valutare un titolo esperienziale e investigativo da una piccola sezione di gioco è cosa assai ostica ed è per questo che ancora non vogliamo esprimerci in maniera troppo netta in merito alla qualità del gioco. Ciò che possiamo dire con sicurezza è che gli sviluppatori si stanno dimostrando padroni della materia che stanno trattando e estremamente appassionati del loro lavoro, un impegno che si riflette nell’attenzione ai dettagli presenti nel gioco. La “missione spaziale Outreach” partirà entro fine anno per PC e Mac e, nonostante non sia sicuramente un gioco “per tutti” a causa del suo gameplay molto semplice e incentrato sulla narrativa e l’esplorazione, chi ha apprezzato esperienze quali Go Home o The Vanishing of Ethan Carther dovrebbe sicuramente tenersi pronto all’imbarco di questa esperienza targata Pixel Spill Games.