Citizens of Earth (PC): la recensione di VMAG

Vi capita mai di innamorarvi dell’idea dietro un gioco, solo per poi rimanerne amaramente delusi ? È esattamente quello che mi è accaduto con Citizens of Earth. Da una parte, c’era tutta una serie di motivi per cui stravedevo per questo gioco. Principalmente, da fan di Earthbound, non ho potuto evitare di cogliere che gran parte del gioco pubblicato da Atlus è una strizzatina d’occhio al capolavoro di Shigesato Itoi. Il setting realistico da countryside americano, i personaggi sopra le righe, la palette di colori acida… caspita, era tutto lì. Ma, purtroppo, mi è stato chiaro in breve tempo che Citizens of Earth è ingannevole.

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Partiamo dal buono. Il gioco non si prende assolutamente sul serio, e prende in giro i cliché più abusati del genere JRPG. Come da tradizione, vi risveglierete all’interno della vostra cameretta, con vostra madre che vi chiama. Ma invece di essere un giovane pieno di belle speranze, interpretate nientemeno che il vice presidente del mondo, che come tale ha quindi la sua buona dose di preoccupazioni. La personalità narcisista del vicepresidente non tarderà a fuoriuscire all’interno di dialoghi sopra le righe, dove emergerà la natura vanesia del personaggio. E poi? E poi il nulla. Eh sì, perché per tutta la durata dell’avventura non scopriremo niente di che su questo improbabile eroe, e alla fine il tutto si risolve in un’occasione di storytelling clamorosamente mancata. L’intento parodistico è ben chiaro,le battute sono veramente di bassissima lega, e non si ride mai veramente. La qualità della scrittura, insomma, lascia veramente a desiderare. E sì che il genere dei JRPG si presta tantissimo all’umorismo: mi viene in mente l’indimenticabile Paper Mario per Nintendo 64. Ma non c’è satira intelligente in Citizens of Earth, solo un forzato tentativo di far ridere i giocatori per tutta la durata dell’avventura con banali calembour, finendo per risultare irritante.

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Una cosa in cui il gioco riesce bene è combattere contro i più assodati stereotipi del genere JRPG. A differenza di nerboruti guerrieri in scintillanti armature e affascinanti fanciulle poco vestite, qui dovrete formare un party con persone che potreste incontrare tutti i giorni. Si passa dal fornaio a una ragazza sulla sedia a rotelle a una gattara, e la lista potrebbe andare avanti per ore La quantità di personaggi disponibili è senza dubbio impressionante: la maggior parte degli NPC che incontrerete in città potrebbe potenzialmente entrare nelle vostre fila, a patto che risolviate una missione per conto loro. E qui emerge un’altra criticità del gioco, che sembra aver pensato più a racimolare contenuti che a concentrarsi sulla qualità degli stessi. Alla fine i personaggi che potrete reclutare sono delle macchiette bidimensionali, e non proverete alcun affetto nei loro confronti. Il che dispiace particolarmente alla luce di uno sforzo produttivo di tutto rispetto. A livello grafico, i personaggi sono caratterizzati magistralmente, con raffigurazioni 2D colorate e ricche di dettaglio.

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Ma è una delle poche note positive. Il gioco soffre di una forte carenza strutturale anche a livello di gameplay. Innanzitutto, non c’è un ritmo scandito da una storia, con alti e bassi, ma piuttosto sarete sballottati da una missione all’altra, che si risolve la maggior parte delle volte in raccogliere un determinato oggetto e portarlo a un determinato personaggio. Non aiuta che le spiegazioni che vi vengono fornite siano praticamente nulle; a volte vi toccherà scoprire da soli che un oggetto viene droppato da un determinato mostro, dopo esservi dannati a cercarlo. La maggior parte della prosecuzione è affidata spietatamente al grinding: tutto quello che dovrete fare sarà andare in una zona, livellare finché non sconfiggete tutti i mostri con facilità, passare all’area successiva dove sarete nuovamente delle nullità. Un meccanismo piatto e mal congegnato che si sposa, dulcis in fundo, con un battle system assolutamente ridicolo, che potrebbe essere usato tranquillamente con il pilota automatico. L’idea di base è che usando degli attacchi deboli guadagnate punti energia per degli attacchi più potenti. Non c’è strategia, non c’è profondità, solo click infiniti; da notare anche che i livelli pullulano di nemici e non avrete neanche un attimo di tregua tra uno scontro e l’altro, come avviene invece nella maggior parte dei JRPG.

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Non si salva lo storytelling, ma non c’è neanche l’ancora del puro gameplay a salvare Citizens of Earth. Un titolo sulla carta promettente si traduce quindi in un’operazione assolutamente senz’anima, che spreca tutto il suo potenziale presentandosi come un prodotto estremamente ripetitivo e, in ultima analisi, noioso. E dire che sarebbe bastato “semplicemente” scrivere dei bei dialoghi. Ma, evidentemente, di Shigesato Itoi al mondo ce n’è uno soltanto.