Non è un posacenere, né tantomeno un ufo. Questo curioso affare, cui i più giovani faticheranno magari a dare un nome, altro non è che il leggendario Simon: simpatico E-Toy da salotto con cui bimbi di ogni età amavano trastullarsi in allegria sul finire dei favolosi (?) anni ’70.
Sviluppato dal compianto Ralph Baer e distribuito in tutto il mondo dalla Milton Bradley a partire dall’anno 1978, il gingillo in questione divenne ben presto un oggetto di culto e, con la complicità di una campagna pubblicitaria particolarmente ossessiva, rischiò più volte di soffiare ai nostri amati videogame le luci della ribalta: basti ad esempio pensre che, secondo quanto riportato da statistiche di mercato risalenti al 1982, quasi una famiglia americana su tre ne avesse acquistato almeno un’esemplare. Non troppo distante dal più noto concetto di Quick Time Event proposto a tutt’oggi da molti sviluppatori nell’ambito dei format di gioco più disparati, la “Simon-Experience” non era stata in ogni caso concepita per evolversi, né probabilmente per resistere al passare del tempo…
Una volta stabilito che trascorrere il tempo a riprodurre le sequenze musicali generate dalla piccola CPU dell’alambicco, non era di certo divertente quanto attaccarsi a un Intellivision i ragazzi dell’epoca decisero pertanto passare a schemi di gioco più innovativi. Come accaduto più volte per molti altri gingilli elettronici di epoca vintage, il fenomeno Simon si sarebbe diffuso in Italia solo a partire dalla metà degli eighties per esaurirsi nel giro di qualche anno: seppur bene accolto dal nostro mercato, il sistema non riuscì comunque ad eguagliare mai il boom registrato nei paesi anglosassoni.